Omelia di Mons. Luigi Negri
Insediamento dei nuovi Capitani Reggenti, Maria Luisa Berti e Filippo Tamagnini
San Marino, Basilica del Santo – La Pieve, 1 Aprile 2011
Sia lodato Gesù Cristo
Incastonata
nella serie dei momenti che accompagnano l’ingresso dei Nuovi Capitani
Reggenti, il momento della Celebrazione Liturgica che invoca e che ringrazia
insieme lo Spirito Santo di Dio, ha certamente un suo significato
particolarissimo.
Voi
risponderete alla vostra coscienza, alle leggi dello Stato, alle necessità
della popolazione. Ma questa mattina vi
incontrate con quella radice profonda e misteriosa e pur sempre attuale che è la
grande tradizione di San Marino. Questa straordinaria esperienza, insieme
ecclesiale e civile, che costituisce nell’ambito dei paesi dell’intero
mondo, qualcosa di assolutamente unico
ed eccezionale.
Guardate
dunque questa tradizione che vi arriva, riattualizzandola nella vostra coscienza e nel vostro cuore e
vivete la responsabilità nuova e decisiva, alla luce di questa tradizione.
Credo che
questa tradizione richieda a tutti noi, ma innanzitutto a voi che di questa
unità statuale siete insieme la rappresentanza e la guida ultima un passo
nuovo, una responsabilità nuova.
In questo
momento ci viene chiesto di pensare allo Stato in grande: uno Stato
pensato in grande guarda, realisticamente, gli interlocutori, cui deve responsabilità e dedizione.
Deve guardare
innanzitutto alla persona umana nella
sua accezione, unica e imprescindibile, con i suoi diritti fondamentali, con i
suoi grandi desideri di verità, di bellezza, di bene, di giustizia, con i suoi
bisogni, anche materiali, che condizionano molte volte l’esercizio stesso della
libertà e della dignità.
Lo Stato è al
servizio della società: della persona, delle famiglie, delle realtà sociali e
le vigila prudentemente. La virtù dell’uomo politico, diceva San Tommaso
d’Aquino, è la virtù della prudenza.
Questo è
pensare lo Stato in grande, come la popolazione se lo aspetta, come i tempi
richiedono, come le necessità suggeriscono, come le difficoltà esigono.
Nei 1700 anni
della storia di questa straordinaria Repubblica, si sono alternati momenti
grandi e momenti bui.
Oggi è il
momento di ridare allo Stato la sua identità profonda e la sua responsabilità
storica. Lo Stato non può pensarsi sulla misura dell’individuo e non può
pensarsi sulla misura dell’espressione incondizionata dei suoi interessi, anche
quelli negativi.
Se lo Stato
viene pensato così in piccolo, si espone a gravissimi condizionamenti da parte di
consorterie o di centri di potere che avviliscono l’esercizio stesso della
statualità.
Pensate lo
Stato in grande, servite lo Stato in grande, dedicate i mesi della vostra
responsabilità a questa sfida che viene dalla storia.
San Marino
deve recuperare la grandezza della sua tradizione e vivere un presente che ha
certo le sue fatiche ma che può propiziare nuove forme di responsabilità e di creatività.
Papa Benedetto
XVI ha affermato che la grande crisi in cui versa la finanza e l’economia mondiale
può essere spunto per nuove
progettualità e nuove creatività.
Vorrei anche
comunicarvi un’ultima considerazione. Il primo valore non negoziabile di una
società e di uno Stato è la difesa di se stessi di fronte al mondo. Difendete
San Marino, difendetelo contro i tentativi articolati e non sempre trasparenti
di ridurre la grandezza della sua tradizione. Difendete la libertà dello Stato,
la sua indipendenza, il suo benessere economico, difendetelo senza minacce e senza
pregiudizi ma con una serena e quotidiana determinazione.
Lo Stato è la
difesa dei nostri diritti, lo Stato deve essere difeso come custode e patrono
della nostra vita personale, familiare, sociale e statuale.
Non si può
accettare che lo Stato di San Marino venga diminuito, anche solo nella
considerazione mass-mediatica, senza che le supreme Autorità non intervengono a
difenderlo di fronte al mondo.
Mi accompagna,
in questa vita ormai lunga, una grande frase di una Santa della Chiesa cattolica, Santa
Caterina da Siena, analfabeta e
Dottore della Chiesa che scriveva
a tutta la cristianità, cominciando dal Papa per scendere all’ultimo cristiano
del suo tempo: “ non accontentatevi di cose piccole, Dio le vuole grandi da voi”.
La cosa prima e grande che noi dobbiamo
portare non l’abbiamo costruita noi, l’abbiamo desiderata ma ci è stata offerta
da un gesto assolutamente gratuito e misericordioso di Benedetto XVI che viene
il 19 giugno in visita alla nostra Diocesi e alla nostra Repubblica.
Voi avrete il
privilegio di accogliere il Papa su questo monte e di introdurlo in questa società.
E questo privilegio trasborda la piccola cronachetta della nostra vita
quotidiana. Questo è già un evento storico. Dobbiamo viverlo con questa
consapevolezza, perché di questo evento parlerà la storia dei prossimi decenni.
È così sia.
____________________________________________________
Fine Messa
Chiedo al
Nunzio Apostolico di portare al Santo Padre, il sentimento di attesa, trepida e
fervorosa con cui ci stiamo preparando al
grande incontro con Lui. Gli dica anche che Lo aspettiamo come uno di
noi, che per un giorno torna a casa sua.