Open Migration. Intervento del Segretario Morganti in occasione dell’inaugurazione della mostra

Open Migration. Intervento del Segretario Morganti in occasione dell’inaugurazione della mostra

Intervento per l’inaugurazione della mostra:

Open Migration – Palazzo Pubblico mercoledì 22 giugno 2016

 

Eccellentissimi Capitani Reggenti, graditissimi ospiti,

il Palazzo che vedete alle mie spalle è sorto sulle fondamenta di uno più antico che ha ospitato per più di 500 anni le istituzioni sammarinesi. 

La vita del Piccolo Stato aveva ed ha il suo epicentro su questa piazza, Piazza della Libertà, dove si riceveva la posta, si discuteva di politica, si svolgevano e ancora si svolgono, i cortei del cambio della Reggenza, ma anche le adunanze dei cittadini, oggi riclassificate come manifestazioni, che intendono dialogare criticamente con la politica. 

Qui venivano depositate le istanze per ottenere ospitalità, qui fu ricevuto Garibaldi in fuga dagli eserciti più potenti d’Europa, qui i patrioti inseguiti dalle polizie politiche,  i carbonari, gli anarchici, i socialisti, i democratici, gli ebrei in fuga dai nazisti hanno trovato protezione e accoglienza. 

Nell’atrio del Palazzo è esposta la lapide voluta dai cittadini di Rimini che ricorda lo scampo dei 100.000 che dal  settembre 1943 fino alla fine della seconda guerra mondiale trovarono rifugio, cibo e protezione nella Repubblica di San Marino.

Ospitare oggi la mostra Open Migration in questo stesso luogo tramuta la storia in attualità, le radici in frutti, le idee in valori. 

Il dramma di oggi tocca l’umanità intera, siamo tutti coinvolti nelle ragioni che hanno scatenato ai nostri comuni confini, guerre senza senso e soprattutto senza soluzione.  

Guardare le immagini di Homs, Aleppo, Damasco, Kobane, completamente rase al suolo e domandarci perché i genitori e i loro bambini decidono di rischiare l’attraversata del Mediterraneo, denota come siano ancora lontane dalla nostra percezione la paura e la sofferenza che gli amici siriani vivono spingendoli ad una migrazione spesso senza speranza.

Ma dalla stessa paura sul futuro, dalle condizioni di estrema indigenza in cui sono costrette a vivere intere popolazioni falcidiate dalle carestie, ma anche dal sottosviluppo e dagli effetti dei cambiamenti climatici di cui noi stessi siamo responsabili, sono mossi tanti altri migranti in cerca di una speranza.

Questo grande esodo, il più imponente che la storia ricordi, non è solo un dramma, ma forse anche una grande occasione. 

Ognuno di noi si trova forzatamente coinvolto in una problematica di cui, protetto dalle sicurezze del proprio status locale, avrebbe fatto certamente a meno, ma che invece tocca direttamente la vita quotidiana e tutti sono chiamati ad individuare le migliori soluzioni.

Dialogo interculturale, interreligioso, accoglienza, ci inducono a cambiare il nostro punto di vista e a sviluppare progetti di riorganizzazione sociale che tengano conto degli altri senza che le derive dei campi profughi e dell’emarginazione debbano avere il sopravvento, piuttosto prevalgano le logiche di  inclusione e contaminazione reciproca. 

Come è possibile agire con lucidità all’approssimarsi di onde incontenibili se non si esce dalla logica dei fatti contingenti in cui ci inchiodano, intimorendoci, le cronache quotidiane, e avviare un più complesso, ma sicuramente efficace, percorso?

Ebbene il data journalism ci offre gli strumenti per capire, mettere a confronto, ricredersi, approfondire avere gli elementi per elaborare una strategia e fare proposte consapevoli. Sono tanti i luoghi comuni che vengono smontati da questa mostra ospitata a Palazzo, sono tante le sollecitazioni che ci fanno capire come sia possibile formulare una proposta capace di rispondere all’accoglienza immediata, definire programmi di inclusione a breve e medio termine, e soprattutto vivere la diversità non come una condanna, ma come una ricchezza.

La Repubblica di San Marino vuole essere parte attiva in questa azione universale e potendo dare un contributo commisurato al proprio territorio in termini di accoglienza, ne vuole dare uno grande in termini di progettualità, approfondimento considerato che le idee non hanno confini e dimensioni dettate dai numeri.

Per queste ragioni vogliamo ringraziare gli organizzatori di Dig Award per averci accolto come partner nella organizzazione del festival del giornalismo di inchiesta, vogliamo ringraziare la città di Riccione per le collaborazioni sempre più attive in cui cooperiamo, vogliamo ringraziare Giordano Cossu per l’ideazione di una mostra complessa e profonda e Francesca Mancini per la professionalità con cui ne ha curato l’allestimento, vogliamo ringraziare Giorgio Fontana e Riccardo Scamarcio per lo splendido dono che ci accingiamo ad ascoltare.

(Giuseppe M. Morganti)

Segretario di Stato Istruzione e Cultura

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