Osla. Legge editoria, ‘una regolamentazione per limitare il diritto di esprimere le opinioni ai cittadini’

Osla. Legge editoria, ‘una regolamentazione per limitare il diritto di esprimere le opinioni ai cittadini’

OSLA, in riferimento alla “LEGGE IN MATERIA DI EDITORIA E DI PROFESSIONE DEGLI OPERATORI DELL’ INFORMAZIONE”, rifiuta l’ormai usuale modalità istituzionale che non permette un reale confronto con le parti economiche e sociali e che vede il ripetersi della mancanza di confronto con le categorie economiche.
Il settore dell’informazione, cresciuto in sostanza all’interno di un sistema senza regole e senza autorità in grado di intervenire, ha sicuramente necessità di essere ricondotto all’interno di un percorso normativo e deontologico al passo con i tempi e con un livello maturo di democrazia.
Emerge un appesantimento dell’iter burocratico: assistiamo ormai un po’ troppo spesso alla nascita di leggi che vengono concepite in nome del progresso ma che poi non lo sono. Anche in questo caso, organi di controllo che controllano altri organi di controllo, controllati a loro volta da tutte le Segreterie e uffici pubblici (solo in questa legge vengono citate: Associazione degli Operatori dell’Informazione, Consulta per l’Informazione, Autorità Garante per l’Informazione, Ufficio del Lavoro, Segreteria di Stato per il Lavoro, Cooperazione e Informazione e Ufficio Industria, Artigianato e Commercio).
La situazione attuale sammarinese ha subito molto l’influsso italiano e si è affidata spesso e si affida tutt’ora a quanto accade al di là del confine in ambito giornalistico ed editoriale per cercare esempi e anche giustificazioni a certi comportamenti. Tuttavia, vista la facilità con cui si prende spunto dalle normative italiane, ci chiediamo perché non trarre allora ispirazione da altri paesi dove le leggi sono più avanzate (nel caso dell’editoria, l’Islanda potrebbe essere una stella cometa) o che meglio si adeguano al nostro Paese. Forse perché le leggi italiane non richiedono l’annoso problema della traduzione?!
Analizzando nel dettaglio la legge si comprende subito come non sia affatto una legge quadro che vada a ricomprendere tutti gli aspetti del settore e come mantenga divisioni ad esempio ormai anacronistiche e di unica derivazione italiana quali la classificazione tra giornalista e pubblicista.
Uno Stato che si definisce democratico, non può nascondersi dietro una regolamentazione per limitare il diritto di esprimere le opinioni ai cittadini e peggio ancora di quelle organizzazioni che oggi rappresentano e informano sui propri diritti. Viene abrogata la “Libertà di Stampa”. Così facendo, viene meno ai sammarinesi un altro diritto, quello dell’informazione. Il copia/incolla dei peggiori modelli ha fatto ancora una vittima, meglio allora l’illuminata Legge del 28 maggio 1881.
OSLA si chiede perché si vuole fare una legge del genere? Chi la vuole e da chi é stata richiesta?

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