Osservatorio Criminalità: intervento di Stefano Vitali, Presidente Provincia di Rimini

Osservatorio Criminalità: intervento di Stefano Vitali, Presidente Provincia di Rimini

Intervento di Stefano Vitali, Presidente della Provincia di Rimini, tenuto questa mattina 18 marzo 2013 durante la presentazione dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata.

Alcune settimane fa i media locali hanno riportato la
notizia che alcuni prestigiosi alberghi riminesi sono in vendita.
Non vi nascondo che, pur conoscendo l’assoluta serietà
degli imprenditori che legittimamente hanno avviato un percorso di cessione di
una parte delle proprie proprietà, un brivido mi è corso lungo la schiena. 
E mi chiedo quanto sia normale ed accettabile che di fronte
ad un evento di per sé normale, fisiologico, il primo pensiero istintivo vada a
“chissà se i capitali di chi compra sono puliti o no”.

Se cerchiamo una conferma – aldilà delle evidenze che ci
vengono dalle indagini della Dia, dalle cronache dei giornali, dalle ricerche
svolte che hanno messo in fila la presenza ormai storica della criminalità
organizzata nella nostra Regione – se cerchiamo una conferma a cosa significhi concretamente
dover convivere con il pericolo mafie io credo che venga proprio da questi
cattivi pensieri istintivi.

Per anni abbiamo pensato che un territorio a vocazione
internazionale come il nostro soffrisse di un problema: la difficoltà di
attirare investimenti esterni alla nostra area.

Oggi, un desiderio e un obiettivo si è trasformato in
preoccupazione.

Dietro ogni grossa quantità di denaro che si muove la prima
domanda è, inevitabilmente, “da dove viene”? E’ il frutto di una sana attività
di impresa, della fatica del lavoro o di quella violenza parassitaria e
criminale che ha occupato una parte, ahimè non piccola, dell’economia
“ufficiale”? Quell’economia che concorre a determinare il famoso pil, quella che
fotografiamo nelle statistiche ufficiali del Paese o nei Rapporti delle Camere
di Commercio.

E le preoccupazioni diventano ancora più grosse sapendo che
oggi le modalità di acquisizione di imprese e attività da parte delle mafie
utilizzano strumenti e professionalità ben più sofisticate rispetto al passato.

Abbiamo anche qui da noi vicende che ci segnalano come
siano presenti elementi di un terziario mafioso che riesce a trasformare il
possesso di denaro accumulato illecitamente in opportunità di riciclaggio, dove
l’estorsione è spesso un passaggio che emerge dopo avere utilizzato tecniche di
ingresso più morbide ed attraenti.

C’è un Quaderno di Città Sicure dove Enzo Ciconte racconta
in maniera puntuale l’inchiesta Vallefuoco e di come un imprenditore sammarinese,
partendo dall’affidarsi ad una società di recupero credito apparentemente
normalissima, finisca per trovarsi nella morsa angosciante di un clan
casalese.       

 

Oggi l’Osservatorio Provinciale inizia la propria attività
di formazione trattando il tema dei beni sequestrati alle mafie.

Ne abbiamo diversi sul nostro territorio: a Rimini,
Bellaria Igea Marina, Cattolica.

E rifletteremo non solo su come snellire i processi di
acquisizione ma anche sul come metterli a frutto, perché non si tratta di pratiche
burocratiche come tante altre.

Dietro ogni metro quadro portato via alla criminalità
organizzata c’è un metro quadro di libertà, di democrazia e di legalità in più.

E quei metri quadri riconquistati debbono innalzare la
barriera della legalità e rappresentare, io credo anche visibilmente, un
simbolo di riscatto della nostra comunità.

Ma, ancora prima, dobbiamo porci l’obiettivo di fare in
modo che le imprese ed il patrimonio del nostro territorio non finiscano in
mani indegne.

E’ un tema oggi ancora più delicato per le molte patologie
che accompagnano la lunga crisi che stiamo vivendo.

E’ una crisi dell’economia reale che ogni giorno ci fa
contare il numero dei caduti e dei posti di lavoro che scompaiono.

E’ una crisi finanziaria, dove gli istituti bancari che un
tempo ti inseguivano per offrirti linee di finanziamento senza grandi limiti,
oggi ti intimano di rientrare in tempo reale e dove chi non ha la possibilità
di autofinanziarsi vede a rischio la propria attività o non può permettersi di
avviarne una.

E’ una crisi di fiducia: verso il proprio futuro, verso la
possibilità di costruirselo investendo sulla propria formazione, verso la
politica, verso i sindacati…

E’ una crisi che rischia di minare la coesione e dove
rischia di incrinarsi quel rapporto tra istituzioni e comunità che è il vero
antidoto che possiamo mettere in campo contro il dilagare della criminalità.

In un mondo in cui ognuno è solo, in cui deve cavarsela in
qualche modo, in cui a smarrirsi è quella fiducia reciproca su cui si fonda la
coesione sociale…in un mondo così chi naviga in acque torbide trova l’ambiente
ottimale per allungare i propri tentacoli.

La crisi economica ci rende più esposti a infiltrazioni
criminali, aumenta la tentazione di non andare troppo per il sottile pur di cavarsi
in qualche modo dagli impicci.

Ma se alla crisi economica noi aggiungiamo una crisi
morale, una crisi democratica, allora si fa veramente più dura per tutti.

Per questo è importante che le istituzioni sappiano
riguadagnarsi fiducia, aprendosi, rinnovandosi e non avendo paura di fare i
conti con le contraddizioni, le critiche, la vitalità, , le tensioni che oggi
vivono nelle nostre comunità.

Non è davvero il momento di chiudersi nei Palazzi.

Per questo motivo io credo che questo stesso prezioso strumento
che da oggi prende il via, l’Osservatorio sostenuto dalla Regione e costituito
dall’impegno comune della Provincia e dei comuni di Cattolica e Bellaria Igea
Marina, debba diventare uno strumento comune delle diverse associazioni che nel
nostro territorio marcano un impegno ed una attenzione alla lotta contro le
mafie.

Oggi pomeriggio chiederò al Comitato tecnico
dell’Osservatorio di procedere in questa direzione, stipulando una convenzione
con le associazioni che si dimostreranno disponibili.

Se vogliamo irrobustire i nostri anticorpi, abbiamo un
grande bisogno di istituzioni più attente e di una società civile più
consapevole.

Istituzioni più attente significa anche
istituzioni più preparate, più capaci di leggere e condividere le informazioni
che ricevono.

Chi opera negli uffici pubblici spesso è il
terminale di informazioni, formali e informali, che possono rivelarsi preziose:
perché evidenziano anomalie o dubbi.

Noi dobbiamo aiutare i nostri funzionari a
lavorare con un “terzo occhio” sempre ben aperto, sapendo che possono contare
sui propri amministratori e sulle forze deputate al controllo.

Dobbiamo investire in formazione e dobbiamo
abituarci a fare rete, a condividere le conoscenze.

Non è questo un tempo che può giustificare la
sciatteria, la superficialità o la logica del “ci deve pensare qualcun altro”.

Dobbiamo pensarci tutti.  

Oggi è con noi il Prefetto e sono con noi i rappresentanti
delle Forze dell’Ordine.

Il Prefetto Palomba si è dimostrato fin dal suo
insediamento un interlocutore attento, attivo e disponibile a mettere insieme
tutte le forze che servono per affrontare un nemico che ha una lunga storia ed
una consolidata capacità di approfittare di ogni debolezza e di ogni
smagliatura.

E noi se vogliamo essere forti dobbiamo essere coesi e
consapevoli.

Sapendo che la battaglia contro le mafie è lunga, difficile
ma che non è una delle tante battaglie: è
La
Battaglia.

Ed è una battaglia che questo territorio è in grado di
affrontare e di vincere perché nei momenti difficili non ci sono mai venuti
meno né il coraggio né il senso di responsabilità.

Ma che ha davvero bisogno che ognuno faccia la propria
parte: le istituzioni, le forze dell’ordine, la società civile, il mondo
economico, la magistratura.

Oggi iniziamo a fare un altro piccolo passo in avanti ma
consapevoli che avendo un nemico che, anche quando sembra, fermo non sta, la
nostra strada la dobbiamo fare fino in fondo. 
       

  

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