Parto indolore: una scelta per la donna, un risparmio per la sanita’. Associazione Pro Bimbi

Parto indolore: una scelta per la donna, un risparmio per la sanita’. Associazione Pro Bimbi

Anestesia epidurale in sala parto: il Consiglio Grande e Generale sarà chiamato nei prossimi giorni a votare per l’Istanza d’Arengo sul parto indolore, sottoscritta nel giro di poche settimane da oltre 1100 cittadini sammarinesi. In merito al dibattito che ne è scaturito sulle pagine dei giornali, a nostro avviso la questione non è “epidurale si o epidurale no”, poiché non si tratta di valutare la validità o meno di tale pratica dal momento che la comunità scientifica internazionale si è già pronunciata, promuovendola, da lungo tempo. La questione, invece, è “epidurale come”. Ricordiamo che nella vicina Italia si tratta esplicitamente di un diritto, riconosciuto dal Comitato Nazionale di Bioetica, da un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e da diverse Leggi Regionali.

Un diritto non solo sulla carta, poiché è sufficiente constatare quanto già avviene negli ospedali romagnoli: a Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini, l’anestesia epidurale è gratuita e garantita tutti i giorni, 24 ore su 24.

Nella realtà sammarinese, a causa di difficoltà organizzative si è deciso di optare per strade diverse: parto in acqua e protossido di azoto. Il tentativo è lodevole (oltre che necessario), ma bisogna purtroppo ricordare che tali servizi, oltre a non essere assolutamente comparabili per efficacia nella riduzione del dolore, non sono nemmeno stati offerti con una continuità apprezzabile. A nostro avviso, è più che mai necessario che il reparto di ostetricia sammarinese venga messo nelle condizioni di offrire con regolarità metodologie antalgiche al parto, qualunque esse siano, e ci auguriamo che ciò avvenga nei mesi a venire.

Ma la questione anestesia epidurale rimane, poiché la scelta di avvalersene o di optare per metodiche alternative deve riguardare esclusivamente la singola partoriente, e non essere frutto delle difficoltà organizzative dell’ospedale.

Comprendiamo naturalmente le problematiche logistiche del reparto di ostetricia sammarinese, ma così come accade oltre confine, le modalità di gestione del servizio possono essere modellate sulle caratteristiche della nostra realtà: alcuni piccoli ospedali italiani, ad esempio, riescono ad offrire il servizio almeno in orario diurno. Altre realtà oltre confine prevedono l’anestesia epidurale su esclusiva indicazione medica, dove viene saggiamente utilizzata e consigliata dagli stessi medici sostenitori del parto naturale per agevolare travagli particolarmente faticosi, evitando così, come ancora troppo spesso accade, di dover ugualmente ricorrere all’anestesista ma per un taglio cesareo d’urgenza: la partoanalgesia, negli ospedali in cui è praticata, viene infatti considerata uno strumento insostituibile per limitare il ricorso al taglio cesareo, che ricordiamo essere un intervento di chirurgia maggiore, tanto impegnativo per la donna quanto oneroso per le tasche dei contribuenti. E a San Marino, dove una nascita su tre avviene in sala operatoria (ben lontani dal tasso del 10-15% considerato ideale dall’OMS), la partoanalgesia più che una spesa rappresenterebbe un investimento. E’ comprensibile che con 300 parti l’anno non si possa dedicare un anestesista alla sala parto, ma perché non prevedere un servizio di reperibilità, così come già accade quando è necessario praticare un taglio cesareo d’urgenza? Concludiamo con una riflessione: nel momento in cui i reparti di ostetricia moderni contemplano pratiche come l’induzione del parto, la perfusione di ossitocina, il monitoraggio continuo, la rottura delle membrane e l’episiotomia, come si può respingere il comprensibile desiderio di una donna di alleggerire la sofferenza delle doglie, in nome di un parto naturale, in cui di naturale rimane ben poco?

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