Patrizia Cupo – Corriere Romagna: Lo ‘strano’ affare sulla sede Bcsm

Patrizia Cupo – Corriere Romagna: Lo ‘strano’ affare sulla sede Bcsm

Corriere Romagna

Tangentopoli sul Titano. Una parte della
“dazione” sarebbe andata anche all’ex ministro alle Finanze Pier Marino
Mularoni: ci scappò un loft a Bologna

Lo “strano” affare
sulla sede Bcsm

Per i magistrati, sull’acquisto
dell’immobile si pagò una tangente
da 600mila euro ai politici

Patrizia Cupo

SAN MARINO. Quasi
600mila euro. Tanto costò
la tangente pagata ai politici
per la vendita della sede
di Banca centrale: i soldi
furono sborsati dallo
stesso istituto di vigilanza,
ma a versarli fu il venditore
dell’immobile, dopo
però essere riuscito a
guadagnarsi un prezzo “di
favore” sulla vendita, grazie
a una perizia, pagata
in nero, e assegnata guardacaso
a uno dei professionisti
vicini ai politici.
Di quei 600mila euro, una
parte sarebbe andata anche
all’ex segretario di
Stato alle Finanze Pier
Marino Mularoni sotto
forma di un loft a Bologna:
queste le ipotesi degli inquirenti
che, se confermate,
porrebbero dubbi anche
sull’operato di altri
politici.
Le indagini. Mentre la
polizia giudiziaria e le
banche del Titano sono al
lavoro negli accertamenti
bancari e patrimoniali sul
conto di Mularoni e di altri
due indagati, il pool di
magistrati riunitosi per
fare luce sulla Tangentopoli
sammarinese sta sviscerando
il sistema delle
presunte corruzioni. Dopo
aver indagato l’ex ministro
e l’ex segretario Dc
Pier Marino Menicucci
per associazione a delinquere
finalizzata, tra le altre
cose, anche a ripulire i
soldi delle presunte tangenti,
ecco venire alla luce
gli affari più intricati del
“gr u p po ”. Tra questi,
quello dell’ac qu is i zi on e
della sede di Banca centrale.
L’“ af fa re ”. Era il gennaio
del 2006. Era da poco
costituita la nuova guida
d e l l’autorità di vigilanza
e ora serviva una sede operativa.
Uno dei pezzi
grossi di Banca centrale,
senza coinvolgere il Consiglio
direttivo (almeno
secondo quanto ricostruito
fino ad ora), affidò informalmente
la perizia
sull’edificio di pregio a un
noto professionista sammarinese:
grazie a quella
stima, pagata in nero dal
venditore della sede, si fissò
il prezzo in 5 milioni e
150mila euro. E come pagò
Banca centrale? Un milione
venne versato al momento
del rogito, altri 3
milioni e 650mila alla sottoscrizione.
Il resto, entro
dicembre di quell’ann o.
Ma di quei 3 milioni e
650mila, Banca centrale
decise di “d i v i d er e ” le
partite, e versò due assegni,
l’uno da 3 milioni e
50mila euro, l’altro da
600mila. Eccola, per i magistrati,
la presunta tangente.
La “dazione”. L’assegno
da 600mila fu negoziato sul
conto del venditore. Ma di
questi, 523mila furono subito
prelevati e accreditati
sul libretto al portatore
“Ma s ” che venne consegnato
a uno degli ex bancari
indagati (per associazione
a delinquere assieme
a Mularoni e Menicucci,
e a un altro imprenditore),
ed è da qui che i soldi
avrebbero preso diverse
biforcazioni, nelle disponibilità
di altri politici per
i quali sono stati aperti altri
procedimenti penali.
Tra queste, 148mila euro
furono trasferiti alla società
immobiliare partecipata
(solo nei fatti, e non sulla
carta) da Mularoni e Menicucci.
Con quei soldi, la
società si comprò un loft a
Bologna da 115mila euro
venduto proprio a Mularoni.
Che, per quell’appartamento,
però, staccò un assegno
difronte al notaio,
ma la cifra non fu mai posta
all’incasso.

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