Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino: Tangentopoli, indagati due politici

Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino: Tangentopoli, indagati due politici

Corriere Romagna San Marino

Terremoto sul Titano

Tra le ipotesi di reato, l’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Sotto inchiesta anche l’ex segretario Dc Menicucci e quattro tra imprenditori e bancari

Tangentopoli, indagati due politici

Il tribunale ordina di spulciare i conti e i patrimoni dell’ex ministro alle Finanze Mularoni

Patrizia Cupo 

 Lo scopo
dell’associazione
sarebbe stato quello di
reinvestire il frutto
delle presunte tangenti

Pier Marino
Mularoni: «Sono
tranquillo ma non
ho ricevuto nessun
avviso di garanzia» 

SAN MARINO. Tangenti, voti “guidati”,
fondi distratti alla pubblica amministrazione
e poi riciclati. Un’as s o ci azione
a delinquere che avrebbe piazzato
gli “am ici ” nei posti di potere, e fatto
pressioni su Banca centrale. Il tribunale
indaga l’ex segretario di Stato alle Finanze
Pier Marino Mularoni e ordina di
spulciarne conti e patrimoni: sotto inchiesta
anche l’ex segretario Dc Pier Marino
Menicucci. C’è un lago di melma nel
provvedimento col quale il pool di magistrati
“Mani pulite” del tribunale dei
Tavolucci ha chiesto nei giorni scorsi alle
banche sammarinesi di passare ai raggi
x i conti di tre indagati eccellenti, dei
sei sotto inchiesta (tra cui i due politici)
per reati che vanno dal riciclaggio all’associazione
a delinquere. Nella lista degli
indagati anche
un paio
di noti imprend
itori,
e due ex funzionari
della
banca rit
e n u t a
“ c o m p i ac
e nt e ”. Ipotesi
di reato che, se confermate, riscriverebbero
la storia del Titano. Il terremoto
insomma scuote il Palazzo proprio
alla vigilia della visita del presidente
della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano.

L’associazione a delinquere. Sono diverse
le presunte contestazioni mosse,
in questa fase, dai magistrati Simon Luca
Morsiani, Alberto Buriani, Antonella
Volpinari, che stanno proseguendo nelle
indagini scaturite da quella madre (ancora
aperta), sulla presunta tangente da
5 milioni di euro sul cosiddetto conto
Mazzini, il libretto depositato alla Banca
commerciale e dal quale avrebbero attinto
altri politici. Tra tutte, il riciclaggio,
le false comunicazioni sociali, ma
ciò che più pesa è l’ipotesi secondo cui i
due politici indagati (il 52enne Mularoni e Menicucci, di 56 anni) e i due imprenditori
coinvolti abbiano fatto parte di un’associazione
a delinquere finalizzata,
secondo la prima fase dell’inchiesta, a
ostacolare l’individuazione dei fondi derivanti
dai reati contro la pubblica amministrazione,
ad acquisire direttamente
il controllo di attività economiche, a
influenzare l’autorità di vigilanza bancaria,
a condizionare il libero esercizio
di voto, ma anche a collocare in posizioni
strategiche gli amici giusti.
La tangente Credito sammarinese.
Quello che raccontano i magistrati sarebbe
un vero e proprio sistema basato su “dazioni” non dovute alla politica e
alla base di diversi settori dell’economia
sammarinese. Tra tutte, le banche. Tant’è
che, per gli inquirenti, l’unico criterio
usato per selezionare gli aspiranti
banchieri da parte della presunta associazione
a delinquere era la disponibilità
a pagare, con buona pace del curriculum
di chi si proponeva, e del progetto
per la piazza finanziaria. L’esempio
lampante fu l’acquisizione della
“Nuova banca” (poi divenuta Credito sammarinese) da parte di Lucio Amati,
questione al centro dell’inchiesta sul
Conto Mazzini. I due emissari ai quali il
congresso di Stato di allora concesse (era
il 2004) la licenza non erano uomini di
Amati, rilevano i magistrati in questa
parte di inchiesta, ma prestanomi di chi
aveva concesso la licenza in “deroga”.
Da loro, Amati, che neppure li conobbe
mai, dovette acquisire la banca, appena
un anno dopo. La loro presenza, secondo
gli inquirenti, era studiata a tavolino e
volta solo a nascondere, con una successiva
cessione di azioni, la presunta tangente
da ben cinque milioni di euro pagata dall’imprenditore riccionese per
portarsi a casa la tanto agognata banca.
Il riciclaggio. Già, ma come venivano
ripuliti i soldi delle presunte tangenti
che, sempre secondo i magistrati, erano
protagoniste in ogni ambito della vita economica
sammarinese di allora? La
chiave era una società immobiliare che,
di fatto, sarebbe stata gestita dall’ex ministro
Mularoni e dall’ex uomo della Dc,
Menicucci, ma sulla carta risultava di
proprietà dei due immobiliaristi indagati Da lì, sarebbero passati i proventi dei
reati commessi, dicono i magistrati. In
tutto, attraverso un simulato conferimento
di soci, passarono 2 milioni e
265mila euro, versati parte in contanti,
parte con bonifici, da due degli indagati.
I soldi, trasferiti, grazie al contributo di
Banca commerciale sammarinese e di
Fin Project, venivano impiegati in attività
immobiliari e finanziarie per poi finire
nelle stesse tasche da cui erano partiti.
L’ex ministro indagato. Per quanti anni,
questo “sistema” è andato avanti e
come si è evoluto nel tempo? Mularoni è
stato segretario di Stato alle Finanze dal
2002 al 2006, oggi è parlamentare del
gruppo Upr, scissionisti di mamma Dc.
Menicucci è stato invece segretario politico
della Dc, anche lui staccatosi dal
partitone per fondare i Ddc prima, gli
Upr dopo, e
o g g i n o n
siede in parlamento.
Secondo
i magistrati,
nella
fase disc
ende nte
della sua parabola
politica,
il gruppo si sarebbe concentrato solo
nella fase di conservazione dei soldi
fatti e del loro riciclaggio. In base a
quanto finora scoperto, il ruolo di Mularoni
come segretario di Stato gli avrebbe
permesso, nel momento di massima
espansione della presunta organizzazione
criminale, di incidere anche sull’operatività
di Banca centrale. Presto per
dire se quelle pressioni riuscirono davvero
ad addomesticare i controlli nelle
banche ma, per il pool di togati, via del
Voltone era comunque uno dei centri nevralgici
attraverso cui si esplicava il potere
dell’associazione. Contattati, Menicucci
e Mularoni hanno detto di non sapere
nulla dell’indagine. «Sono tranquillo
– si è limitato a dire l’ex segretario di
Stato -, non ho ricevuto nulla. Sarà mia
cura informarmi».

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