Patrizia Pennella, Il Tempo: Tercas, per il gip ‘hanno creato una banca parallela’

Patrizia Pennella, Il Tempo: Tercas, per il gip ‘hanno creato una banca parallela’

Il Tempo

L’INCHIESTA

Tercas, per il gip «hanno creato una banca parallela»

Ricostruite nell’ordinanza le operazioni che hanno prosciugato l’istituto di credito
 

Patrizia Pennella

PESCARA Parassiti. Hanno prosciugato un istituto di
credito attaccandosi alle sue funzioni vitali e assorbendole giorno dopo giorno.
Il giudice per le indagini preliminari Vilma Passamonti ricostruisce così,
nell’ordinanza di custodia cautelare, l’attività che l’ex direttore generale di
Banca Tercas, Antonio Di Matteo, e il suo gruppo hanno messo in atto nel corso
degli anni. Portando una delle più prestigiose realtà economiche d’Abruzzo fino
al commissariamento. Il magistrato romano ripercorre passo dopo passo,
operazione dopo operazione tutta l’attività che ha portato la banca
all’impoverimento. Parassiti che, secondo il gip, agivano così: «L’ipotesi di
accusa concerne ’esistenza di un sodalizio criminale dedito a porre in essere un
sistema di finanziamenti prestati per finalità illecite e modalità al di fuori
di ogni controllo tale da configurare una vera e propria “banca parallela” nel
quale un ruolo centrale è attribuito ad Antonio Di Matteo, direttore generale
della Cassa di risparmio di Teramo Tercas». Di Matteo si è circondato di uomini
di fiducia ma, soprattutto, ha come potente sponda la sua compagna, Cinzia
Ciampani, il cui ruolo è assolutamente fondamentale sia sul piano della
copertura in alcune operazioni, e addirittura centrale nella questione
dell’acquisto, poi non andato a buon fine della Smib, la banca sanmarinese. «Il
significato strategico che avrebbe avuto per l’operatività del sodalizio
criminale attraverso il sistema della “banca parallela” l’cquisizione di Banca
Smib – scrive ancora il gip – appare chierissimo, anche solo avendo riguardo
alle opportunità conseguenti l’effettiva disponibilità da parte di una banca
italiana, quale la Tercas, di una banca sanmarinese, nell’agevolazione e
compimento di operazioni bancarie, in particolare di finanziamento, altrimenti
irrealizzabili in ragione dei poteri di vigilanza attribuiti dalla legge alla
Banca d’Italia». Proprio quelli da cui Tercas cercava di smarcarsi. E in effetti
il disegno di dissimulazione dell’effettiva consistenza patrimoniale verso
Bankitalia Di Matteo lo attua collocando le azioni della banca ad imprenditori a
lui vicini o cedendole in pegno per consentire agli imprenditori cessionari di
accedere a ulteriori finanziamenti per ripianare sconfinamenti presso altre
banche, o nello specifico, per l’acquisizione del capitale di Smib.Nel
portafoglio di interessi coinvolge sostanziosamente il re degli autogrill,
Antonio Sarni, ed ha floridi rapporti con Gianpiero Samorì, avvocato e
imprenditore editore modenese, che si proponeva come il nuovo Berlusconi. Ed ha
infatti qualche giorno fa dichiarato la sua adesione a Forza Italia. È un uomo
potente, l’ex direttore generale di Tercas, capace di navigare con ogni mare,
soprattutto se sa di saper contare su buone scialuppe di salvataggio. Che lui
governa come vuole. Ma se la rete di contatti è così estesa, perché è solo Di
Matteo ha finire nella tenaglia della custodia cautelare in carcere? «È concreto
ed attuale – secondo il gip – il pericolo che l’indagato continui in operazioni
distrattive o di riciclaggio, sia pure solo nel tentare di mettere al sicuro le
ingenti somme già illecitamente acquisite. Da recenti intercettazioni
telefoniche, infatti è risultato in particolare come il Di Matteo, mutuando
schemi propri della criminalità organizzata si stia preoccupando anche di
coadiuvare Di Stefano nell’indicare le strategie difensive e predisporre le
difese giudiziali nelle cause di opposizione ai decreti ingiuntivi. L’attualità
dei rapporti tra i sodali si misura sia in ragione del permanere di interessenze
economiche sia in ragione della intesa attività di consulenza che Di Matteo
svolge in favore dei sodali». Ma non c’è soltanto questo, c’è che le dimissioni
non hanno spezzato la rete dicontatti che l’ex direttore generale ha costruito
all’interno di Tercas: «Dalle attività di captazione – si legge nell’ordinanza –
è emerso che lo stesso Di Matteo, avvalendosi dell’ausilio di dipendenti della
Tercas riesce ad ottenere informazioni circa la gestione della banca da parte
del commissario straordinario, con riguardo anche alle posizioni dei clienti
affidati nel periodo della sue gestione che utilizza poi per attuare sue
personali startegie operative».

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