Presentazione VI volume Dante Alighieri.

Presentazione VI volume Dante Alighieri.

 “IDENTITA’
SAMMARINESE“

2014

Riflessioni sulla libertà e la democrazia fra
politica, storia, cultura

 

ANNUARIO CULTURALE DELL’ASSOCIAZIONE
DANTE ALIGHIERI

 

 PRESENTAZIONE DEL SESTO VOLUME

a cura di

Giovanna Crescentini

                                                11 dicembre 2014

Solo una Comunità capace di analizzare
e riflettere criticamente sul proprio passato e sul proprio presente può riuscire
ad affrontare in modo costruttivo le complesse ed impegnative sfide del futuro
con una forte consapevolezza di quei valori che costituiscono gli elementi
fondanti della sua storia e della sua identità così come della sue risorse e
delle sue potenzialità. E certamente anche questo sesto numero di Identità
Sammarinese  – come i precedenti – offre
l’occasione di fare analisi e riflessioni interessanti  su chi siamo oggi, da dove veniamo  e su quali potranno essere anche le nostre
future prospettive. Un doveroso ringraziamento va pertanto  a tutti gli autori dei testi che, sulla base
delle singole competenze e delle specifiche professionalità, rendono una
significativa testimonianza della nostra “sammarinesità” e offrono preziosi
spunti di approfondimento e discussione.

Un ringraziamento alla Associazione
Sammarinese Dante Alighieri, al suo Presidente 
e al Consiglio Direttivo, ai quali va il merito di aver contribuito
fattivamente ad arricchire la conoscenza della nostra identità. Un
ringraziamento che va esteso alla Dott.ssa Paola Masi non solo per il
contributo dato con la sua introduzione alla sezione dedicata alla visita di
Stato del Presidente Napolitano ma anche per l’impegnativo e scrupoloso lavoro
redazionale che ha seguito con la sua consueta attenzione e pazienza. Grazie
anche a chi ha reso possibile, con il suo sostegno economico, questa importante
iniziativa: Banca CIS – Credito Industriale Sammarinese e

Desidero infine  esprimere un sincero apprezzamento per il
lavoro di sintesi fatto dalla prof.ssa Laura Rossi nella presentazione del
volume. Una sintesi perfetta che ha saputo cogliere in maniera puntuale
l’essenza di ogni intervento, riuscendo altresì a cogliere in ognuno di essi un
denominatore comune, un fil rouge, pur nella diversità degli argomenti
trattati. Un lavoro che è stato utilissimo anche per le considerazioni che
andrò a svolgere.

Cercherò di non essere eccessivamente
prolissa ma lo spessore degli argomenti trattati non mi renderanno certamente
facile tenere fede all’intenzione. Chiedo scusa in anticipo.

Le riflessioni di questo numero di
Identità Sammarinese si aprono con i discorsi
ufficiali del Presidente Giorgio Napolitano e dei Capitani Reggenti Valeria
Ciavatta e Luca Beccari
in occasione della visita di Stato del Presidente della
Repubblica Italiana il 13 giugno scorso che rappresenta per la nostra
Repubblica il momento sicuramente più importante  – a livello politico e istituzionale  – del 2014 e non solo.

Il
discorso di Napolitano
è un discorso
ricco di contenuti che si apre con le espressioni di ammirazione per
l’esemplare, nobile storia della Repubblica più antica del mondo e per il suo
attaccamento ai valori di democrazia e di libertà; prosegue con l’atteso
riconoscimento alle recenti scelte fatte dal nostro Paese in campo economico –
finanziario – non facili ma certamente
lungimiranti e coraggiose (cito le sue parole)
– e si conclude con un
messaggio importantissimo per il futuro delle relazioni italo- sammarinesi
avviate ad assumere “una intensità ed uno
spessore senza precedenti”
e con l’assicurazione che nel percorso di
avvicinamento da parte di San Marino alla grande famiglia europea, San Marino
potrà sempre contare sull’amicizia e sulla vicinanza del popolo italiano e
delle sue Istituzioni.

Certamente le parole di Napolitano
suggellano la fine della difficile fase dei rapporti fra Italia e San Marino –
che ha contrassegnato la storia recente sino all’espunzione della nostra
Repubblica dalla black list – e confermano l’avvio di una nuova fase di fiducia
e collaborazione tra i due Stati.

E proprio della espunzione della
Repubblica di San Marino dalla black list fiscale italiana ci parla la Dott.ssa Silvia Marchetti.Un
puntuale lavoro di analisi e di sintesi dei motivi che hanno portato
all’inclusione di San Marino nella lista, delle conseguenze che ne sono
derivate in materia di interscambio, dei fattori determinanti che ne hanno
comportato la cancellazione, dei primi positivi effetti conseguenti a tale
cancellazione. La dissertazione della Dott.ssa Marchetti si sofferma anche sui
riconoscimenti che l’OSCE, il Fondo Monetario internazionale e altri organismi
hanno dato a San  Marino – ancor prima
della cancellazione dalla black list italiana – grazie alla conclusione di
numerosissimi  accordi internazionali in
materia di cooperazione economica e di collaborazione finanziaria.
Riconoscimenti conseguenti non solo all’adozione degli accordi conclusi e delle
normative interne introdotte al fine dell’adeguamento del nostro ordinamento
agli standard internazionali in materia ma anche all’esito positivo delle
verifiche sulla loro concreta applicazione.

Sullo sfondo di questo nuovo scenario
il Governo è ora impegnato a consolidare le misure e i progetti intrapresi e ad
adottare nuovi provvedimenti per il rilancio dell’economia. Ma questo non
basta. Di fronte ai nuovi orizzonti che si aprono a livello internazionale – e
soprattutto europeo – e di fronte alle nuove sfide che si schiudono in tale
contesto, San Marino non può permettersi di farsi trovare impreparato,
soprattutto non può non mettere in campo risorse umane capaci, in grado di
raccogliere quelle sfide, fondamentali per il futuro del nostro Paese.

Per l’Europa, dunque, servono giovani e
formazione. Ce ne dà una chiara dimostrazione Lisa Gualtieri, prima studentessa sammarinese presso il Collegio
d’Europa di Bruges che ci racconta come sia “Studiare e Vivere l’Unione
Europea”. Giovane Laureata in scienze politiche diplomatiche e internazionali,
la Dott.ssa Gualtieri vince una delle due borse di studio presso il Collegio d’Europa
messe in concorso nel gennaio 2012 dalla Segreteria di Stato per gli Affari
Esteri; nell’anno accademico 2012/2013 frequenta i corsi del Collegio,
conseguendo al termine il Master in studi economici europei con la discussione
di una tesi sulla fiscalità indiretta di San Marino che si configura come un
primo elemento di riflessione sulla possibile adozione dell’IVA nel nostro
Paese. Il racconto si sofferma in particolare sull’esperienza vissuta dalla
dott.ssa Gualtieri sia a livello accademico sia a livello di rapporti
interpersonali con funzionari degli organismi europei nell’ambito di attività
extra curricolari. Al di là dell’esperienza personale fortemente gratificante,
che emerge chiaramente da quanto scritto dalla dott.ssa Gualtieri, colpisce in particolare
l’importanza della presenza di Sammarinesi in contesti come quello del Collegio
d’Europa per far conoscere il nostro Paese all’esterno,  per inserirlo in una rete di eccellenza e per
dimostrare la sua intenzione di voler essere presente e ed attivo nel contesto
Europeo. E’ evidente che la nostra qualificata presenza in questi ambiti passa
necessariamente anche attraverso le capacità e le risorse umane che saremo in
grado di esprimere e di mettere a disposizione al riguardo . Ed è, questo, un investimento
al quale il nostro Paese, le nostre Istituzioni non possono non dedicare un
impegno  serio e convinto.

L’inclusione di San Marino nella black
list ha pesato certamente in maniera significativa  anche sulla RTV. E’ quello che emerge
dall’articolo scritto dal Dott. Carlo
Romeo
 – “San Marino RTV. Una risorsa
per il Paese” – in cui il Direttore Generale della Radiotelevisione di Stato
racconta della difficile situazione, soprattutto economica ma non solo,
ereditata al momento dell’assunzione dell’incarico nel 2012 –  superata in parte, grazie alle ottime
professionalità su cui può contare l’azienda. Rappresenta quindi un quadro
generale dell’emittente di Stato “fra un passato prossimo e un futuro
ragionevolmente remoto”, soffermandosi in particolare sul dettaglio delle
novità introdotte nella programmazione e nel palinsesto; ma non solo. Novità
finalizzate tutte alla realizzazione di una televisione fatta non solo di tg ma
di prodotti di qualità che coinvolgano lo spettatore. Scrive Romeo: “San Marino
sa che avere una sua Radiotelevisione di Stato piccola ma autorevole e seguita
per la qualità dei programmi è un biglietto da visita fondamentale per far
conoscere la propria identità e i cambiamenti che vive il tessuto sociale così
come ovunque nel mondo”. Tuttavia, per raggiungere tali obiettivi, il
risanamento avviato, il rilancio del prodotto, non sono da soli sufficienti:
occorre che “il Paese si riconosca realmente e naturalmente nella sua
Radiotelevisione” e dia “più fiducia, stima e appoggio, concreto e convinto, al
percorso complesso e difficile che RTV ha avviato e che può e deve portare
lontano, attraverso di lei, la Repubblica del Titano”. Mi sento di condividere
pienamente l’appello del Dott. Romeo consapevole della risorsa che un’emittente
di Stato rappresenta. Portare il mondo a San Marino e contestualmente portare
San Marino nel mondo è un impegno non certo facile ma fondamentale per un
sevizio pubblico come RTV. Un impegno che il Direttore Romeo si è assunto con
determinazione.

Al compito di veicolare la nostra
immagine identitaria all’esterno sicuramente adempie lo stemma della
Repubblica. Così ci spiega la Dott.ssa
Silvia Rossi
  nel suo scritto “Spunti
di riflessione e aneddoti sullo stemma della Repubblica di San Marino”

“Lo stemma è prima di tutto un segno,
destinato a veicolare un messaggi.”. l’autrice ci ricorda che nello stemma i
Sammarinesi hanno descritto loro stessi come comunità civile, libera da vincoli
o potestà altrui. Lo stemma riassume, i tratti fondamentali della sammarinesità
e ci rappresenta all’esterno, diventando il simbolo per eccellenza della nostra
identità e sovranità.

Nella sua articolata trattazione la
Dott.ssa Rossi spiega l’evoluzione delle forme assunte dallo stemma nel corso
della sua storia; ci parla delle fonti, dei documenti, delle pubblicazioni in
cui lo stemma viene descritto e dalle quali ha attinto le conoscenze utili per
elaborare il testo della Legge con cui nel 2011 si è finalmente provveduto a
dargli una immagine definitiva e autenticamente ufficiale insieme alla
bandiera.  Successivamente a tale legge è
stato possibile depositare lo stemma e la bandiera nel database gestito dal
WIPO (World Intellectual Property Organization) 
e completare in questo modo un iter 
di protezione di questi simboli statuali a livello internazionale che
non era mai stato posto in essere precedenza. La dott.ssa Rossi si sofferma
anche sugli usi e gli abusi dello stemma nel tempo evidenziando come il
problema dell’uso “alterato o sformato” dello stemma  affligga la Repubblica da lungo tempo.
Problema al quale si è cercato di dare soluzione con l’introduzione della Legge
Ordinaria 5 dicembre 2011 n.190. La Dott.ssa Rossi fornisce al riguardo
aneddoti curiosi.

La parola “Libertas” che compare nello
stemma ci riconduce all’origine e al rapporto con la figura del Santo 

E a questo proposito viene naturale
parlare dello scritto del Prof. Marino
Cecchetti
– “Don Gosti e San Marino. Il legame fra Santo e comunità” –
inserito nella sezione “memoria” nella quale l’autore e il giornalista Antonio Fabbri rivolgono  parole di grande ammirazione e commozione al
defunto Rettore della Basilica. “Un cuore pulsante, una intelligenza lucida e
vivace, una memoria storica senza inciampi, tutti contenuti in una stazza
monumentale che portava con sé la meraviglia di una fede autentica, imparata
sulle ginocchia dell’adorata mamma. Rettore della Basilica incarnava in sé le
virtù lì raffigurate con le statue: la forza, la giustizia, la temperanza, la
prudenza e la carità”. Merito di Don Gosti – come sottolinea il prof. Cecchetti
– è quello di aver riscoperto e ridato forza al legame tra comunità e il Santo,
autore e protettore della Libertas. Scrive: “Proprio perché a proteggere
l’indipendenza e la democrazia c’è un Santo che in quanto tale supera la caducità
delle cose umane e cioè è per sempre, anche la democrazia e la indipendenza di
San Marino cioè la libertas sono per sempre: perpetue”.

Di sovranità e identità della
Repubblica scrive il prof. Fernando
Bindi
offrendoci l’opportunità di fare una riflessione su una pagina
importante della storia politica di questo Paese e al contempo fare una
riflessione sul presente. 

70 anni fa il nostro
territorio veniva ferito dalla seconda guerra mondiale. 30 anni dopo moriva il
prof. Francesco Balsimelli che in quel tragico 1944 ricopriva la carica di
Capitano Reggente. E proprio ricordando la figura e l’azione politica del prof.
Balsimelli in quei momenti drammatici della storia della nostra Repubblica, la
sua linea di moderazione che giocò un ruolo primario nel far convergere – verso
l’obiettivo comune della difesa della nostra sovranità –   posizioni anche contrapposte che rimasero
unite almeno sino alla fine del conflitto, il prof. Bindi ci offre una
occasione per riflettere su come i principi della nostra tradizione identitaria
– l’attaccamento all’idea di libertà, i valori della pace, della solidarietà,
della concordia, della prudenza – furono elementi determinanti per affrontare e
gestire una situazione gravissima che rappresentava un rischio concreto per la nostra
autonomia ed indipendenza. Il discorso pronunciato dal prof. Balsimelli  in occasione dell’investitura dei Capitani
Reggenti il 1° ottobre 1943 ”In civium
concordia libertas”
rappresenta la sintesi del suo pensiero: la concordia
sostanziale tra i cittadini come unica soluzione che ha consentito alla
Repubblica di superare i pericoli del passato e come unico rimedio in quel
momento contro una lotta politica interna che la caduta del fascio e la
conseguente ebbrezza di libertà avrebbe potuto accendere.

Naturalmente collegata al periodo
raccontato dal prof. Bindi è la pagina di storia narrata dalla Dott.ssa Di Luca, testimonianza del
continuo esercizio del diritto di asilo e della compiuta attuazione del
principio di uguaglianza che la Dichiarazione dei Diritti del 1974 ha potuto
solo codificare in quanto già presenti nel DNA di San Marino da secoli, quali
valori naturali e fondanti della comunità civile e quindi essenziali della
nostra identità. Con “Il profondo legame tra gli Ebrei e San Marino durante la
Shoah” la dott.ssa Di Luca porta all’attenzione del lettore  – non senza passaggi anche molto toccanti –
le storie dei molti ebrei che in Repubblica trovarono rifugio. Sono storie
emerse da scambi epistolari, documenti, testimonianze orali di Sammarinesi,
all’epoca fanciulli, legati ai ricordi di quel tempo.

E ci riporta anche le storie di Ebrei
che trovarono protezione presso cittadini sammarinesi residenti fuori
territorio Invito a leggere al riguardo la storia della signorina Fernande
Fligelman ebrea polacca residente a Parigi.

Accanto a queste storie viene messo in
evidenza il ruolo e l’atteggiamento delle Istituzioni. Azioni che si connotano
per scelte politiche autonome a tutela della propria sovranità e identità
rispetto ad ingerenze esterne e ai diktat imposti dal regime fascista italiano.
Eloquente al riguardo  è  la Legge – pubblicata su Bollettino Ufficiale
della Repubblica il 30 settembre 1942 – 
contenente i provvedimenti in materia matrimoniale e in difesa dalla
razza, con cui almeno formalmente San Marino si assoggetta per ciò che riguarda
i matrimoni ai provvedimenti razziali italiani, ma nella cui relazione
illustrativa il Commissario della Legge specifica che per quanto riguarda i
cittadini sammarinesi il provvedimento non definisce chi debba ritenersi ebreo
e perciò concede libertà di interpretazione. Significativo è che nessun
Consigliere nei dibattiti che in Consiglio Grande e Generale si svolsero su
tale legge presenterà poi emendamenti per definire con oggettività la norma.

Ricordo che il 21 gennaio 2014 lo Yad
Vashem ha firmato con la Repubblica di San Marino un accordo per lo studio
comparato dei documenti e delle testimonianze con lo scopo di realizzare una
ricostruzione precisa e condivisa che possa attestare le azioni di protezione
compiute dalle autorità e dalla popolazione sammarinese durante gli anni della
Shoah.

Intervento di carattere più prettamente
storico quello del  Prof. Cristoforo Buscarini  ,
che con “Liceo 1883. Da Collegio Belluzzi a istituzione pubblica”,  svolge un excursus su 130 anni di scuola
superiore statale a San Marino. Un excursus estremamente interessante che parte
dalla fase prestatale e arriva alla prima metà del secolo scorso e in cui
l’autore descrive l’organizzazione didattica e la struttura dell’apparato
scolastico del tempo; spiega la configurazione che le scuole sammarinesi
assunsero a seguito dell’unificazione italiana e dell’adozione nel Regno di una
legislazione scolastica unitaria – con la Legge Casati; parla del problema del
riconoscimento della licenza liceale rilasciata dal liceo sammarinese ai fini
della iscrizione alle università del Regno, traguardo pienamente realizzato
solo negli anni ottanta del 900; per poi soffermarsi infine sulla riforma
Gentile introdotta in Italia nel primo quarto del secolo scorso su cui la
scuola italiana ha operato per decenni e alla quale quella sammarinese si è
adeguata  fino ad arrivare alla vera
svolta realizzata con la legge 31 dicembre 1962 istitutiva della scuola media
unificata. Oltre alla rigorosa sintesi storica il prof. Buscarini suggerisce
spunti per prossime riflessioni e analisi su temi che in questa monografia sono
stati solo accennati e che invece meritano approfondimenti: la riforma che nel
1910 ha portato a  San Marino
l’alfabetizzazione generalizzata a carico e disciplina dello Stato  che andrebbe ricordata come uno dei momenti
di grande progresso civile del Paese; il ricordo da tributare agli studiosi di
prestigio che svolsero la propria attività come docenti o come dirigenti del
Ginnasio Liceo sammarinese. Primo tra tutti il dantista Paolo Amaducci che fu
preside del Ginnasio Liceo sino al 1936. Mi associo al prof. Buscarini
nell’auspicio che San Marino attribuisca all’illustre personaggio il giusto
riconoscimento per l’impegno profuso anche come autore di saggi sulla nostra
Repubblica.

Da collocare tra gli approfondimenti in
ambito storico anche quello del Dott.
Stefano Palmucci –
  Presidente del
Piccolo Teatro Arnaldo Martelli – che ci parla 
del “Il contributo sammarinese al teatro romagnolo”, partendo da una
dissertazione estremamente interessante – e tutt’altro che sbrigativa (così la
definisce  a torto lo stesso Palmucci)
  sulla nascita del teatro Romagnolo e
sulla sua evoluzione per arrivare al teatro dialettale sammarinese che ha origini
antiche e che si nutre delle esperienze delle realtà limitrofe alle quali si
aggiungono però contributi  locali del
tutto originali.

Palmucci ci ricorda che già nel 1589
risulta dagli atti del Consiglio Principe e Sovrano che un gruppo di giovani fu
sovvenzionato dalle autorità per “portare innanzi” una commedia che avevano
iniziato. Una intensa attività filodrammatica è poi testimoniata per tutto il
settecento e l’ottocento e continua con la stessa vivacità anche nel 900
periodo in cui grazie ad Arnaldo Martelli e alla moglie Luisa Fossi la
Filodrammatica Sammarinese fu particolarmente attiva sino ad arrivare al 1963
alla nascita  del Piccolo Teatro Arnaldo
Martelli che nella storia del Teatro sammarinese rappresenta certamente una
pagina importantissima.

Il Dott. Palmucci evidenzia come il
teatro dialettale sammarinese esprima – traducendoli nella rappresentazione
scenica – modi, usi, consuetudini che costituiscono la nostra sammarinesità. Mi
sento di condividere l’appello del Dott. Palmucci a far sì che l’impegno degli
autori romagnoli compreso oggi anche quello degli autori sammarinesi venga
fatto oggetto di approfondimenti e studi 
al pari di quelli che sono dedicati ad altri fenomeni della cultura
popolare, della socialità e del folclore della terra di Romagna e quindi anche
della nostra terra.

Di sammarinesità ci parla anche il dott. Ferruccio Casali nel suo
scritto “Il ruolo del Laboratorio di analisi cliniche e del centro
trasfusionale nell’Istituto per la Sicurezza Sociale”. Uno scritto appassionato
e appassionante  che – nonostante il
particolare argomento trattato di carattere squisitamente scientifico –
sorprende il lettore per i richiami continui alla nostra identità e alla nostra
originalità.

Il laboratorio analisi è oggi un
servizio non solo di qualità, ma di eccellenza della nostra struttura
sanitaria. E se si pensa a quanto sia importante – per ampliare le probabilità
di guarigione – una diagnosi precoce o l’individuazione di rischi potenziali
per la salute, un laboratorio di eccellenza diventa un fattore non solo
imprescindibile ma determinante per un sistema sanitario efficiente, in grado
di dare un elevato livello di assistenza sanitaria ai cittadini e di produrre
risultati positivi per il paziente.

Ebbene, l’eccellenza del Laboratorio di
oggi – come scrive il dott. Casali – è il risultato della lungimiranza degli
amministratori dell’ISS che compresero l’importanza di dotare la nostra
struttura ospedaliera di una diagnostica autonoma e “sammarinese”.

Il Dott. Casali spiega il percorso importante
fatto dal Laboratorio e i successi ottenuti grazie ad un clima interno
improntato ad un forte senso di appartenenza e ad una solidale cooperazione:
dalla realizzazione del Centro Trasfusionale, al sistema qualità, al servizio
di citodiagnostica. Obiettivi che hanno consentito al Laboratorio di
proiettarsi in breve tempo ai più elevati standard internazionali e per il cui
raggiungimento è stato determinante il perfetto connubio tra scienza, metodo e
sammarinesità e. Riempie di orgoglio constatare che anche in un campo
scientifico così delicato e in continua evoluzione le nostre peculiarità hanno
rappresentano non un limite ma anzi originali strumenti di successo.

Prima di passare agli interventi di
contenuto più strettamente giuridico – e con essi concludere questa
presentazione – un accenno, non solo di circostanza, alla dotta dissertazione
di Gabriele Gasperoni – appassionato
cultore di Dante –che non poteva dunque assolutamente mancare in una
pubblicazione della  Dante Alighieri. Una
dissertazione su quale sia l’esatta grafia del cognome del Sommo Poeta –
Alighieri o Allighieri –  in cui l’autore
ricostruisce i passaggi attraverso i quali si è verificata questa modificazione
e i motivi che in qualche modo potrebbero averla determinata, la disputa, anche
accesa, che tra molti illustri e autorevoli personaggi si sviluppò al riguardo
e come si giunti infine alla sua corretta definizione.

“Per
quante giustificazioni per avventura si volessero addurre  fin qui, sarà sempre vero che una pratica
erronea non vale a far legge”. Così scriveva un lettore anonimo il 10 marzo
1830 all’Eco di Milano riguardo al fatto che il cognome Alighieri si scrivesse
con due “l”

Molto più di una riflessione
approfondita è il testo del Dott.
Lamberto Emiliani
  dal Titolo “Verità
a mezzo stampa (e altri mezzi di informazione). Tema di estrema attualità che
il dott. Emiliani affronta con una chiarezza ed una semplicità espositiva, non
comune tra i giuristi e i tecnici del diritto. Difficilissimo farne una
sintesi. Mi soffermerò solo su alcuni aspetti.

Il Dott. Emiliani parte dalla
Dichiarazione dei Diritti la quale – in conformità ad un principio ben radicato
in ogni autentica democrazia – riconosce a tutti le libertà civili e politiche
e tra i diritti di libertà quello di manifestazione del pensiero che
costituisce la base della libertà di informazione, rappresentata storicamente
dalla libertà di stampa. Libertà di informazione è il diritto di scegliere in
modo autonomo se e quale diffusione dare alle notizie e alle opinioni che
queste suscitano. Il Dott. Emiliani ricorda che ogni diritto si esercita
nell’ambito delle leggi che lo regolano le quali impongono limiti, doveri,
responsabilità in misura tanto maggiore quanto più l’esercizio del diritto
investe l’esercizio di altri diritti. La Dichiarazione dei Diritti sancisce che
non c’è libertà senza limiti  e nel caso
di specie rimette al legislatore ordinario la soluzione del conflitto tra
diritto di libertà di informazione e le esigenze di salvaguardare i diritti di
ogni persona tra cui il diritto dei cittadini ad essere informati in modo
corretto e di avere nelle leggi una tutela contro gli abusi dell’informazione.

Così come ad ogni diritto corrisponde
una eguale dovere e una eguale responsabilità, anche l’esercizio del diritto di
libera informazione ha come contrappeso doveri e responsabilità da parte di chi
lo esercita. La libertà di informazione non è solo un diritto dei giornalisti o
comunque di chi fa informazione ma innanzitutto è un diritto dei cittadini. In
sintesi al diritto e al dovere di essere liberi nell’informare corrisponde il
diritto e il dovere del destinatario dell’informazione di pretendere che sia
così: quindi il bene comune è la verità dell’informazione.

Il dott. Emiliani si sofferma quindi a
illustrare alcune norme del Codice Penale che contengono soluzioni del tutto
originali rispetto ad altri Ordinamenti in materia di reati commessi a mezzo
stampa. Innanzitutto spiega che il codice penale non prevede una categoria dei
reati commessi col mezzo della stampa o con altri mezzi di comunicazione
sociale, ma negli articoli 46 e 47 sono contenute regole applicabili a tutti i
reati commessi con i mezzi di comunicazione sociale. E quindi – oltre alla
diffamazione – l’ingiuria, le diverse forme di minaccia, la rivelazione di
corrispondenza, i reati di raffigurazioni oscene e così via.. Il tratto comune
dell’uso delle comunicazioni sociali ha indotto il legislatore a predisporre
una specifica disciplina applicabile a ciascuno dei suddetti reati e che
riguarda essenzialmente la responsabilità penale oltre che civile di chi abbia
procurato la diffusione dello scritto (o di altra comunicazione sociale ) e di
chi abbia concorso comunque nel reato. Con gli articoli 183, 185, 189, invece,
il codice penale riserva alla diffamazione un singolare regime sanzionatorio
nel senso che quando questo reato è commesso servendosi delle comunicazioni
sociali è punito più severamente ma l’autore in certi casi è ammesso a dare la
prova del fatto attribuito all’offeso e va esente da ogni pena quando la
fornisce. Il nostro Codice Penale – dunque – a differenza dei Codici di altri
Stati in cui è previsto che l’offesa diffusa a mezzo stampa costituisca una
semplice aggravante del reato comune di diffamazione, considera la diffamazione
a mezzo stampa un reato autonomo rispetto alla diffamazione comune, le riserva
sanzioni proprie ed esclusive e un nome proprio “libello famoso” che significa
scritto infamante.. Il Dott. Emiliani chiarisce poi in quali casi – dalla legge
tassativamente previsti –  l’offensore è
ammesso a dare la prova della verità di quanto scritto e diffuso e le relative
procedure per l’ex ceptio veiritatis.

Mi fermo qui e lascio al lettore di
approfondire direttamente tutti gli aspetti – tanti – che il dott. Emiliani ha
puntualmente sviscerato.

Di contenuto giuridico oltre che
istituzionale e storico è anche l’intervento dell’Avv. Luigi Lonfernini. 
Ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario dell’adozione della
Dichiarazione dei Diritti dei Cittadini e dei principi Fondamentali
dell’Ordinamento Sammarinese (proprio una settimana fa, proprio in questa sede,
si è celebrato questa importante ricorrenza) 
e l’avv. Lonfernini ne parla nel suo scritto “La Carta dei Diritti
compie quarant’anni. Un percorso di libertà e democrazia nel XX secolo”
annoverandola a ragione fra gli avvenimenti che hanno contrassegnato la vita
della Repubblica nel corso del Novecento insieme all’Arengo del 25 marzo 1906,
alla caduta del Fascismo il 28 luglio 1943 e ai fatti di Rovereta accaduti nel
1957. Dopo aver illustrato in sintesi questi accadimenti che rivestono una
importanza fondamentale per la nostra storia istituzionale e politica e segnano
il lento processo di trasformazione dell’assetto istituzionale che caratterizza
il XX secolo, l’Avv. Lonfernini si sofferma in particolare sulla Carta dei
Diritti  – ricordando in primis gli
stimati professionisti che ne furono i principali promotori – il dott. Leo
Marino Dominci e l’Avv. Renzo Bonelli 
ed evidenziando poi le ragioni che ne sollecitavano l’adozione. Cito le parole
dell’autore: “la necessità di individuare
ed organizzare in maniera compiuta i principi che coinvolgono i cittadini in
uno Stato democratico e che garantiscono in maniera piena la vita di una
comunità che vuole ispirarsi alla democrazie più avanzate dell’Europa
Occidentale”.
L’avv. Lonfernini spiega quindi come si giunse
all’introduzione della Carta passando attraverso i lavori della Commissione a
suo tempo incaricata dal Consiglio Grande e Generale. Segue una breve esegesi
delle norme che la compongono con l’enunciazione dei principi, dei diritti, dei
doveri e delle libertà dalla stessa riconosciuti e garantiti e l’elencazione
degli organi istituzionali di cui la Carta individua e delimita i rispettivi
poteri.

Volutamente ho lasciato per ultima la
presentazione di questo scritto perché penso sia giusto concludere la
presentazione di questo sesto numero di Identità Sammarinese con quella che
ritengo essere una delle espressioni più alte – passatemi il “bisticcio” tra
parole –  della identità sammarinese.
Lungi – infatti – dall’essere una carta costituzionale – come molti
erroneamente ritengono – la Dichiarazione dei Diritti è una dichiarazione,
appunto, attraverso la quale vengono confermate 
norme, a volte non scritte, di un ordinamento giuridico e morale  nato dalle tradizioni, dalla storia e dalla
cultura di questo Paese. Nella Dichiarazione dei Diritti si riconoscono e
garantiscono i principi fondamentali che costituiscono lo struttura “portante”
del nostro ordinamento, principi che non sono stati calati dall’alto – come
avvenuto per le Costituzioni degli Stati Moderni solitamente al termine di un
processo di riforma interno o anche di sovvertimenti  e rivoluzioni – ma che trovano radici nelle
stesse radici del nostro essere Stato, del nostro essere comunità. Sono quei
principi che fanno della nostra Repubblica 
– come ebbe a dire Pietro Calamandrei – un modello di democrazia e di
libertà. “Un esempio europeo”. E non solo questi
principi costituiscono la nostra identità sammarinese
, ma
è  la stessa originale soluzione che il
Legislatore  ha concepito  con la Dichiarazione dei Diritti ad essere
esemplare testimonianza di quella straordinaria identità.



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