Priscilla, a San Marino, sente battere i denti dalla paura

Priscilla, a San Marino, sente battere i denti dalla paura

La sortita nella Repubblica di San Marino dello Stato Maggiore investigativo di Forlì (mancava solo un generale dei Carabinieri), secondo Priscilla, di la Voce di Romagna San Marino, ha fatto sbiancare commercialisti, avvocati, banchieri e politici di ogni colore. Per ora non si sente tintinnare le manette. Qualche rumore di denti sì.

E’ caduto un tabù, in base al quale San Marino era un porto sicuro dalle inchieste italiane e dai finanzieri.  L’altra sera a cena con alcuni amici i discorsi erano monotematici e allarmati. San Marino – in nome della collaborazione internazionale – ha perso un altro pezzo di sovranità che è servita per anni a difendere affari non proprio lindi. Anni in cui commercialisti evitavano per mesi di mettere piede a Rimini per non incappare nelle fiamme gialle e magistrati. Periodi nei quali si riteneva il territorio inviolabile e terra in cui tutto era possibile, magari con coperture e amicizie importanti. Il vento oggi è cambiato e a dire la verità la cosa non mi dispiace. Mi rendo conto nel mio piccolo che in molti ancora non hanno capito la rivoluzione copernicana che stiamo vivendo. Non ci sono più santuari inaccessibili, nei quali si può fare tutto. La cosa che ha lasciato perplessi – in termini emotivi – è che la vicenda ha colpito il classico insospettabile. Senza fare processi sommari, in molti negli ambienti delle libere professioni e bancari sono rimasti sbalorditi

 

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