Quando San Marino vaccinò i bambini italiani sfollati per la guerra

Quando San Marino vaccinò i bambini italiani sfollati per la guerra

A San Marino la compagna vaccinale contro il Covid-19 deve ancora partire.

Il Titano infatti non ha ancora a disposizione le dosi del siero che deve arrivare dall’Italia in base agli accordi presi tra i due governi nei mesi scorsi. 

“Speriamo che l’Italia sia così clemente da concederci già le prime dosi quando arriveranno a loro” è stato l’auspicio della Direttrice ospedaliera dell’ISS Ivonne Zoffoli al termine di una conferenza stampa del 21 dicembre. Così non è stato visto che ad oggi una data certa non c’è. Si parla di fine gennaio o inizio febbraio ma “compatibilmente con l’arrivo delle forniture”, ha avuto modo di precisare la Segreteria di Stato alla Sanità

E mentre dal Monte attendiamo con speranza il placet di Speranza, in rete l’ex primario del nostro pronto soccorso Antonio Morri ha diffuso un interessante documento sempre in tema di vaccini e di rapporti tra i due Stati.

Si tratta del manifesto datato 22 aprile 1944 con cui l’Ufficio di igiene e sanità di allora comunicava alla cittadinanza le informazioni sulla “vaccinazione antivaiuolosa ed antidifterica” che si apprestava ad essere effettuata di lì a pochi giorni. A firmare il documento è il professor Enea Suzzi Valli, illustrissimo medico igienista sammarinese la cui fama si diffuse a livello nazionale italiano. 

Il manifesto pubblicato su Facebook dal dott. Antonio Morri

 

Siamo in piena seconda guerra mondiale. Pochi mesi dopo, il 23 giugno, i bombardieri inglesi scaricarono nella neutrale Repubblica 263 bombe che causarono 63 morti e numerosi feriti.

Nonostante la povertà di quegli anni acuite dalla guerra e dall’esiguità del territorio, San Marino e i sammarinesi accolsero decine di migliaia di cittadini italiani in cerca di un riparo dall’avanzata delle bombe tra il ’43 e la fine del ’44. Ricordando che all’epoca la popolazione del Titano si aggirava sulle 15.000 anime. Nascondigli ideali furono le gallerie della ferrovia Rimini-San Marino, sulle cui pareti ancora oggi è possibile osservare qualche segno della dimora di intere famiglie. Migliaia di persone stipate in un luogo chiuso con pochi viveri e senza acqua corrente: è ciò che oggi verrebbe chiamata una bomba sanitaria. Non a caso scoppiò una epidemia di tifo.

È in questo contesto che si inserisce la vaccinazione di massa della primavera ’44. Come testimonia il manifesto pubblicato dal dott. Morri, ad assumere il siero contro il vaiolo e la difterite vennero chiamati “tutti i bambini nel secondo anno di età“, ovvero quelli nati nel 1942, e “quanti non siano stati vaccinati in precedenza”. Due le sedute di iniezioni in tutti e 9 i Castelli della Repubblica spalmati tra il 26 aprile e il 19 maggio del 1944.

Colpiscono in particolare due passaggi di quel testo di 76 anni fa (anzi 77) fortunatamente conservato: “le vaccinazioni sono gratuite” e l’obbligo di vaccinazione si estende anche per “i bambini forensi sfollati in Repubblica”.

 

Si tratta di una testimonianza preziosa che rende onore agli incredibili sforzi della piccola Repubblica, dei suoi cittadini e dei suoi governanti in uno dei momenti più difficili della propria storia. E che assume un significato ancor più alto in questo particolare periodo storico.

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