Domenico Gasperoni con la sua maestria di narrazione e sensibilità sociale ha pubblicato un post su FB nel giorno della memoria che ha suscitato interesse fra i frequentatori di quel social: non con parole scontate, ma indicando con chiarezza gli attuali razzismi, pregiudizi, silenzi ipocriti sui genocidi attuali, atteggiamenti diffusi che sono la premessa per tutti i genocidi della storia.
Un grazie a Domenico per tutte le volte che provoca i silenzi dei benpensanti capaci di mobilitarsi (giustamente – sia chiaro) se un cagnolino si infortuna ad una zampetta e con lo stesso slancio si mobilitano per impedire che una famiglia di immigrati con bambini possa avere una casa nel quartiere preferendo che marciscano in una baracca fredda; chiudendo gli occhi e il cuore a quanto sta succedendo nel Mediterraneo a coloro che scappano dalle guerre che noi abbiamo provocato e dal cinismo dell’economia mondiale nello sfruttamento dei loro poveri paesi.
Qualche battaglia di questo tipo la sto facendo anch’io e sembra che nell’immediato siano parole che, come i chicchi di grano del seminatore del Vangelo, cadano tra i sassi o tra le spine. Eppure bisogna sperare: mi dicono che la campagna lanciata a da un gruppo di sammarinesi per raccogliere materiale di sopravvivenza e offerte per i profughi bloccati nell’isola greca di Samos abbia trovato una pronta solidarietà; l’Europa sembra svegliarsi di fronte alle atroci condizioni di migliaia di profughi confinati nelle foreste tra la Slovenia e l’Italia e Croazia (una delegazione di parlamentari europei hanno visto file di persone, anche bambini, scalzi e poco vestiti nella neve, per avere un pezzo di pane).
Anche se sembra che le atrocità siano sepolte dal silenzio ipocrita di molti, chi sa e lo denuncia almeno potrà dire difronte al mondo e alla propria coscienza di non avere taciuto. Nei prossimi anni l’Europa e i benpensanti saranno accusati dalla storia per queste atrocità e si vergogneranno come coloro che con il silenzio sono stati complici del genocidio nei campi di sterminio tedeschi.
Giovanni Giardi