Relazione politica del Comitato di Segreteria con cui sono stati aperti i lavori del Congresso Generale Ps

Relazione politica del Comitato di Segreteria con cui sono stati aperti i lavori del Congresso Generale Ps

RELAZIONE POLITICA DEL COMITATO DI SEGRETERIA CONGRESSO PARTITO SOCIALISTAo

CONGRESSO GENERALE PARTITO SOCIALISTA

42° dalla Fondazione
6/7 MARZO 2015 – TEATRO TITANO
  DA QUI PASSA IL FUTURO
La strada per un riformismo di Governo
RELAZIONE POLITICA DEL COMITATO DI SEGRETERIA
Signor Presidente,
Signore e Signori dell’Ufficio di Presidenza,
Graditissimi Ospiti,
Caro Compagno Jaume Bartumeu,
Cari Concittadini,
Carissimi Delegati,
Care Compagne e Cari Compagni,
sono onorato di porgere a Voi tutti – a nome del Comitato di Segreteria – un caloroso saluto e Vi do il benvenuto alla serata di apertura del Congresso Generale del Partito Socialista.
Ci sia concesso rivolgere un saluto speciale al compagno Jaume Bartumeu, ex Primo Ministro del Principato di Andorra e grande amico dei socialisti sammarinesi.
L’ultimo Congresso del nostro Partito ha sancito la rinascita del Partito Socialista a San Marino, in coerenza e continuità con l’opera svolta dai suoi padri fondatori, Pietro Franciosi e Gino Giacomini, i quali con la loro azione politica – attraverso l’Arengo del 1906 – avevano saputo dare al popolo sammarinese la forza e la capacità per riconquistare la libertà e la democrazia allora perduta. Con questi presupposti, in quest’ultimo periodo il Partito Socialista ha voluto assumere un ruolo di primo piano nella sinistra democratica sammarinese ed ha agito principalmente per aggregare tutte le forze progressiste attorno ad un progetto comune di riforme strutturali di cui il nostro Paese ha urgente bisogno.
Prima di entrare nel vivo della relazione, il Comitato di Segreteria desidera fare un sintetico riferimento alla scelta di alcuni compagni – autoproclamatisi corrente di minoranza – di non prendere parte ai lavori congressuali. Siamo sinceramente dispiaciuti per questa decisione e siamo ancor più dispiaciuti per quella che – dopo l’ufficializzazione, avvenuta nella giornata di oggi, del Consigliere Federico Pedini Amati dell’intenzione di uscire dal Partito Socialista – sta diventando l’ennesima scissione del movimento socialista. Non vogliamo usare questo importantissimo appuntamento politico per dare spazio alla polemica, preferiamo concentrarci sulle proposte, tuttavia siamo obbligati a rigettare al mittente le accuse di aver impedito il confronto. Sono stati lasciati tutti gli spazi necessari alla discussione, a nessuno è stato impedito di partecipare al Congresso, prova ne è la lista dei 120 delegati. La mancanza di democrazia interna appare sempre di più come un pretesto adottato da chi – a nostro avviso mal consigliato – ha “sposato” la deriva disfattista e distruttrice promossa dai vecchi manovratori della politica.
Non ci fa piacere dover prendere atto della fuoriuscita di questo drappello di compagni, l’auspicio è che col tempo le divergenze possano ridursi e che si possano aprire margini per un ragionamento depurato dall’odierna conflittualità.
In seguito alle dimissioni del Segretario Politico, Simone Celli, la Direzione del nostro partito ha deliberato all’unanimità di convocare un’assise congressuale straordinaria. Una scelta impegnativa, ma voluta fortemente e portata avanti con determinazione in considerazione della necessità di aprire un dibattito politico serio sulle prospettive del Partito Socialista. Infatti non intendiamo celebrare il Congresso Generale limitandoci a nominare il nuovo gruppo dirigente. Vogliamo ragionare su quale può essere il futuro della politica e, cosa ancor più significativa, desideriamo dare il nostro contributo per diffondere speranza all’interno della comunità sammarinese.
Purtroppo, attualmente San Marino è un Paese, una comunità, in cui si è persa la speranza. Prevalgono l’incertezza e la paura. La scarsità di lavoro e la progressiva erosione dello stato sociale sono i due fattori che principalmente stanno alimentando il disagio e la sfiducia. Le politiche messe in campo sino ad ora dal Governo non sono adeguate a promuovere il rilancio economico e a supportare le persone maggiormente in difficoltà.
La normalizzazione dei rapporti con l’Italia e con la Comunità Internazionale avrebbero dovuto rappresentare il viatico per far ripartire il Paese dopo oltre cinque anni di recessione. Le cose stanno andando in maniera molto differente, la crisi non allenta la morsa e i segnali di ripresa sono ancora troppo deboli. L’eccesso di burocrazia e di discrezionalità, l’assenza di un piano di marketing per la promozione esterna del nostro sistema economico e l’arretratezza delle infrastrutture urbanistiche e tecnologiche, sono alcuni dei principali fattori di debolezza che impediscono la definizione di una concreta strategia di uscita dalla gravissima crisi economica e sociale in corso, che senza dubbio può essere definita “la peggiore degli ultimi cinquant’anni”.
Non intendiamo fare la solita “lista della spesa” con l’elencazione dei problemi che attanagliano la Repubblica di San Marino. Sarebbe un esercizio inutile e stancante, tuttavia su alcune questioni strutturali è opportuno focalizzare la nostra attenzione. La recente missione del Fondo Monetario Internazionale ha concluso i propri lavori facendo riferimento alle incerte prospettive di crescita per il biennio 2015-2016: si parla di un modestissimo incremento del prodotto interno lordo, pari ad un punto percentuale per ciascun anno. Troppo poco per un’economia che dall’ultimo trimestre del 2008 ha perso oltre un terzo della sua capacità di generare ricchezza. Sempre all’interno del rapporto finale dell’FMI emergono forti preoccupazioni rispetto alle sofferenze persistenti nell’ambito del settore bancario e finanziario: andando al di là dei tecnicismi, non si può non rilevare la pesante stretta creditizia che impedisce alle banche di supportare adeguatamente le attività imprenditoriali esistenti e di finanziare concretamente nuovi progetti e nuove iniziative. Non è trascurabile il dramma della disoccupazione: circa 1.600 persone senza un posto di lavoro, oltre il trenta per cento di esse sono giovani tra i 18 e i 32 anni e purtroppo la tendenza è tutt’altro che positiva. Da ultimo, l’aspetto forse maggiormente inquietante: lo stato di precarietà dei conti pubblici. Il mancato raggiungimento del pareggio di bilancio continua a far lievitare il debito consolidato che ormai ha oltrepassato quota 300 milioni di euro. L’incidenza della spesa corrente è ancora troppo elevata e ciò rende difficile il reperimento di risorse da destinare agli investimenti e allo sviluppo.
L’odierna situazione generale del Paese fotografa perfettamente la qualità e l’efficacia dell’azione del Governo di Bene Comune nei primi due anni della legislatura. Siamo perfettamente consapevoli che la gestione della cosa pubblica, in una fase delicata e complessa come quella attuale, sia molto difficoltosa. Nessuno ha la bacchetta magica e nessuno dispone di ricette miracolose per risollevare le sorti del Paese. Ciò non toglie, però, che il giudizio del Partito Socialista sull’operato di governo e maggioranza sia negativo. Riforma tributaria a parte, non sono stati realizzati gli interventi strutturali necessari al risanamento e al rilancio di San Marino. Si è fermata la riorganizzazione della pubblica amministrazione, non si parla di riforma del sistema previdenziale, si sono perse le tracce della nuova normativa in materia di politiche per l’occupazione. Sono questi alcuni esempi della – a nostro avviso – insufficiente vena riformatrice dell’esecutivo in carica. Sulle scelte compiute da Bene Comune in materia di sviluppo economico, le parole contano davvero poco, i risultati – a dir poco scarsi – sono fin troppo eloquenti. Non si può invece negare che qualcosa sia stato fatto in materia di riduzione della spesa pubblica. Sono state prese alcune decisioni significative che non sono ancora sufficienti e che troppo di frequente hanno seguito l’impostazione, da noi ritenuta sbagliata, dei cosiddetti “tagli orizzontali”. In questo modo si corre seriamente il rischio di mettere a repentaglio la tenuta di servizi fondamentali, come l’istruzione e la sanità, lasciando al contempo intatte le sacche di sprechi e di privilegi che sono tuttora largamente diffuse nel settore pubblico.
Poco coraggioso e troppo attendista: per il Partito Socialista sono queste le due principali caratteristiche che ad oggi contraddistinguono il Governo espresso dalla coalizione Bene Comune. Non è un caso che, dopo le dimissioni del Segretario di Stato per le Finanze – Claudio Felici –, sia stata aperta una verifica di maggioranza che dopo oltre due mesi è ancora aperta e che di fatto ha posto sub judice la tenuta del Governo. Il Partito Socialista ritiene che non possa essere ulteriormente tollerata questa situazione di incertezza. La verifica deve essere chiusa al più presto, nel bene o nel male. La Repubblica di San Marino ha bisogno di un Governo forte, credibile e autorevole. Un Governo dotato di un ampio sostegno politico e di un robusto consenso sociale. Un Governo che sia nelle condizioni di prendere le decisioni, magari talvolta anche impopolari, ma indispensabili. Per il nostro Paese in questo momento non c’è scenario peggiore di un Governo a sovranità politica limitata. La maggioranza deve dirci con chiarezza se è in grado di garantire una prospettiva seria ad una legislatura che appare sempre più scalcinata. Se non è in grado, si dichiari la conclusione anticipata della legislatura e si dia la possibilità alla Reggenza di sciogliere il Consiglio Grande e Generale e, conseguentemente, di indire le elezioni politiche generali.
Forse lo diciamo contro i nostri stessi interessi, probabilmente saremo accusati di essere “filo-governativi”, certamente saremo impopolari, ma il Partito Socialista auspica che la verifica possa produrre una netta svolta sul piano politico e possa segnare realmente l’apertura di una nuova stagione di riforme orientate alla stabilità di bilancio, alla crescita economica e al consolidamento dello stato sociale. Il Partito Socialista non appartiene alla categoria degli ultras dell’instabilità e del caos. Nell’attuale situazione di crisi, che da qualche tempo noi non temiamo di definire “stato di emergenza”, servono concretezza e solidità. La tortuosa strada delle elezioni anticipate rappresenterebbe il terreno ideale per dare ossigeno “ai macchinatori della confusione”  con il pericolo che il quadro politico derivante dal giudizio popolare possa essere ancor più “ballerino” di quello attuale. Sia ben chiaro, il Partito Socialista non teme un eventuale passaggio elettorale, nell’eventualità sarà prontissimo anche a questo, ma prima intende stimolare il ragionamento politico su possibili opzioni alternative.
Il Partito Socialista non è interessato a operazioni politiche tipiche del sottobosco di vecchia memoria. Vuole agire alla luce del sole, mettendo prima di ogni altra cosa l’interesse generale del Paese. Desidera mettere a disposizione del dibattito pubblico e politico le proprie proposte per contribuire al processo di rinascita economica, sociale, culturale e morale della Repubblica di San Marino. Abbiamo sempre affermato di possedere cultura di governo: è il tempo di dimostrarlo, senza presunzione, ma nel convincimento che le sfide – che sono di fronte a noi – possono essere raccolte e superate solo con un forte spirito di coesione e unità nazionale. Il terremoto economico e finanziario che ha sconquassato il Paese negli ultimi sei anni e la questione morale che ha abbattuto i livelli di credibilità delle istituzioni politiche sammarinesi, impongono una reazione rigorosa da parte dell’intera classe politica. Temporeggiare sperando di “superare la nottata” sarebbe deleterio e con ogni probabilità determinerebbe la morte della politica tradizionale in favore di coloro i quali soffiano sul fuoco dell’antipolitica, della demagogia e del populismo. E’ un rischio che – secondo il Partito Socialista – San Marino non può assolutamente correre. Chi crede che oggi il problema centrale sia mandare a casa il governo, oppure cambiare la maggioranza, oppure ricompattare il fronte delle opposizioni, è completamente fuori dal mondo reale. Queste sono valutazioni che potrebbero stare in piedi se il Paese stesse vivendo una fase di ordinaria amministrazione. Purtroppo non è così e il vero problema è definire una strategia politica e programmatica per “salvare la Repubblica di San Marino” dal declino che attualmente sembra irreversibile, ma rispetto al quale noi Socialisti non intendiamo rassegnarci.
La Repubblica di San Marino ha le carte in regole per rialzarsi, non ci sono dubbi. Spetta alla buona politica – quella che un tempo veniva definita politica con la “P” maiuscola – individuare le soluzioni adeguate per poi realizzarle e metterle in pratica.
Alla luce di queste riflessioni il Partito Socialista propone di condividere un “Patto di legislatura per la ricostruzione e lo sviluppo della Repubblica di San Marino”. Ci rivolgiamo direttamente a tutti i partiti e i movimenti politici con cultura di governo che concordano sull’esigenza di garantire un vasto supporto politico alla elaborazione e alla realizzazione di una piattaforma politica e programmatica basata sulle seguenti priorità:
–    la questione morale;
–    la riforma del sistema politico;
–    la messa in sicurezza dei conti pubblici;
–    la crescita economica.
La questione morale
E’ evidente che le recenti inchieste giudiziarie sul connubio politica-affari hanno ulteriormente acuito la lontananza tra rappresentanti delle istituzioni e cittadinanza. Non possiamo considerare la perdita di credibilità, prestigio e autorevolezza dei partiti tradizionali come un banale fenomeno passeggero. Sarebbe un’analisi leggera e superficiale che mostrerebbe scarsa consapevolezza degli errori compiuti e delle manchevolezze manifestate nel corso degli ultimi tre decenni. Il problema esiste e va affrontato con il rigore e la serietà di chi – nel rifiutare qualsiasi forma di deriva giustizialista e forcaiola – sostiene la necessità di un impegno duraturo per affermare nella politica e, ancor di più nel Paese, una vera cultura della legalità. Non vogliamo cancellare il passato con un colpo di spugna, per questo non abbiamo paura di riconoscere anche la nostra parte di responsabilità: non abbiamo avuto gli anticorpi adeguati a contrastare la progressiva diffusione di fenomeni corruttivi e clientelari che hanno inquinato il sistema politico ed istituzionale sammarinese. Chi ha sbagliato è giusto che paghi, però deve essere chiaro che il giudizio non spetta alla politica, ma alla Magistratura. Compito della politica è far tesoro degli errori commessi in precedenza per impedire che certe situazioni possano ripetersi. In tal senso il Partito Socialista chiede che possa essere attivato immediatamente un confronto tra tutte le rappresentanze consiliari per definire una normativa anti-corruzione che sancisca il regime delle incompatibilità, dell’incandidabilità, dell’ineleggibilità e della decadenza dei Membri del Consiglio Grande e Generale, per regolamentare il conflitto di interessi e per garantire la totale trasparenza patrimoniale dei rappresentanti delle istituzioni. Nel suo piccolo, il Partito Socialista ha già da alcuni anni adottato un Codice Etico per gli Aderenti che contiene i principi sopra esposti. Confidiamo che questi principi possano diventare al più presto legge dello Stato.
La riforma del sistema politico
Il Partito Socialista è assolutamente convinto che uno Stato moderno debba disporre di un ordinamento istituzionale equilibrato, efficiente e funzionale ad una effettiva democrazia e ad una concreta sovranità popolare, per queste ragioni si ritiene prioritaria ed urgente l’attivazione di un confronto politico sulla complessiva riforma dell’assetto istituzionale dello Stato Sammarinese.
La progressiva perdita di credibilità e di autorevolezza della politica, infatti, non è determinata soltanto dall’esplosione della questione morale e dalla persistente crisi socio-economica, ma è causata anche da un ulteriore fattore come l’inefficienza dei processi decisionali.
Le proposte su cui il Partito Socialista intende aprire un ragionamento costruttivo spaziano dalla riorganizzazione del Congresso di Stato e del Consiglio Grande e Generale, fino ad arrivare ad una serie di interventi sull’istituto referendario.
Per quanto concerne il Congresso di Stato si propone il superamento della responsabilità collegiale dei vari Segretari con l’istituzione della figura del Primo Ministro, cioè un vero e proprio Presidente del Congresso di Stato, scelto direttamente dai cittadini sammarinesi, con potere di nomina e di revoca dei componenti della propria squadra di governo.
In merito al Consiglio Grande e Generale si richiede l’abolizione della Commissioni Consiliari Permanenti definendo al contempo procedure legislative più snelle e rapide, il varo dello Statuto dell’Opposizione e l’eliminazione del Consiglio dei Dodici e della Commissione Politiche Territoriali trasferendo le residuali competenze all’amministrazione pubblica.
In materia di referendum, infine, si suggeriscono l’introduzione della tipologia del referendum consultivo per chiedere il parere della cittadinanza su particolari temi di interesse pubblico e la sostituzione del quorum previsto dalla legge vigente con un quorum calcolato sui partecipanti al voto in rapporto agli aventi diritto.
La messa in sicurezza dei conti pubblici
Il Partito Socialista è pienamente consapevole che la gravissima crisi in cui versa il Paese da oltre un lustro, impone l’immediata realizzazione di un piano di interventi concreti per la messa in sicurezza dei conti pubblici.
Il riequilibrio della struttura del bilancio dello Stato passa attraverso l’attuazione delle raccomandazioni fornite dal comitato per la revisione della spesa pubblica, parte delle quali ancor oggi è rimasta inattuata.
Sono inoltre indispensabili due riforme di sistema: la riforma della pubblica amministrazione e la riforma del sistema previdenziale.
Il primo intervento impone un graduale avvicinamento al contratto unico dei lavoratori – attraverso l’uniformazione tra pubblico e privato –  con la contestuale abolizione della legge organica; l’introduzione della cultura del merito, della responsabilità e del risultato per i dirigenti e per il resto del personale; la realizzazione di una rete telematica di qualità; la definizione della Carta dei Servizi; l’organizzazione e il finanziamento degli Uffici per missioni e programmi; l’adozione di appositi strumenti di formazione permanente; l’applicazione di strumenti di controllo e verifica, come la Certificazione Iso 9000.
Il secondo intervento parte dal presupposto che attualmente lo Stato garantisce – destinando ogni anno circa 20 milioni di euro –  l’equilibrio dei fondi pensione. In termini di prospettiva, ciò non è sostenibile. Bisogna superare la strategia dei provvedimenti una tantum, attraverso una riforma strutturale che punti al raggiungimento dell’equilibrio finanziario del sistema previdenziale e che ne consenta il suo mantenimento per un arco temporale sufficientemente lungo. La riforma delle pensioni va ponderata e ben calibrata, deve poggiare su un patto intergenerazionale indissolubile che permetta a ciascuno di fare la propria parte secondo le proprie possibilità e che elimini le tante aree di privilegio ancora presenti. Deve essere chiaro che a pagare il prezzo della crisi non possono essere solo i giovani.
La crescita economica
Occorre un cambio di marcia nelle politiche economiche praticate dal governo. Le misure varate per favorire l’insediamento di investimenti e attività imprenditoriali di livello internazionale – a partire dalla legge in materia di sostegno allo sviluppo economico e dai relativi decreti attuativi – si sono rivelate del tutto insufficienti. I numeri parlano chiaro. L’eccesso di paletti, l’introduzione di ulteriore burocrazia e la permanenza di un surplus di discrezionalità, hanno praticamente azzerato l’impatto positivo di questi provvedimenti. Non si può andare avanti con l’andamento zoppicante mostrato fino ad oggi, serve una svolta radicale.
E’ il tempo di compiere scelte coraggiose ed innovative, perché non basta più disporre di un regime fiscale competitivo per generare ricchezza.
Il Partito Socialista non intende assistere passivamente al declino del Paese e avanza alcune proposte concrete:
– elaborazione di un piano di marketing territoriale per la promozione esterna del sistema economico e finanziario sammarinese, che preveda il coinvolgimento del corpo diplomatico e della televisione di Stato;
– definizione di un progetto anti-burocrazia;
– semplificazione del rito civile per i contenziosi in materia commerciale e societaria;
– abolizione del regime concessorio facente capo al Congresso di Stato;
– riforma del mercato del lavoro per rendere più flessibile l’incontro tra domanda e offerta;
– liberalizzazione dell’esercizio dell’attività di commercio al dettaglio;
– emissione di un bando di concorso internazionale per la realizzazione di una struttura alberghiera di altissimo livello, comprendente polo del benessere e del divertimento;
– superamento del Piano Regolatore del 1992 attraverso la realizzazione di un Piano strategico di sviluppo urbanistico che definisca una programmazione per il verde, per le infrastrutture pubbliche, per la casa e per la riqualificazione dell’esistente e delle aree industriali e commerciali;
– apertura all’intestazione di immobili da parte di persone fisiche non residenti precisando criteri e vincoli.
Su queste quattro macro-aree di intervento il Partito Socialista dichiara sin da ora la disponibilità a confrontarsi con tutte le forze politiche interessate a dare un senso a ciò che rimane della legislatura corrente. Lanciamo la sfida, non temiamo di restare con il cerino in mano, tuttavia siamo consci che – legge elettorale vigente alla mano – la fattibilità della nostra proposta è strettamente legata alle reali intenzioni di chi oggi ha la responsabilità di governare il Paese.
A questo punto il Comitato di Segreteria desidera effettuare alcune valutazioni sui rapporti che intercorrono tra il Partito Socialista e le altre organizzazioni politiche presenti in Consiglio Grande e Generale.
Modificando la prassi che di solito caratterizza la celebrazione di un Congresso, abbiamo deciso di svolgere un ciclo di incontri preliminare con tutte le rappresentanze politiche, per presentare il nostro documento politico e per confrontarci sugli obiettivi che intendiamo raggiungere. E’ stata un’iniziativa interessante, che ci ha permesso di ragionare concretamente sulle condizioni generali del Paese e sulla situazione politica. Dagli incontri sono emersi spunti densi di significato che inevitabilmente vanno ad incidere sulle riflessioni riguardanti le relazioni con gli altri soggetti politici.
Cominciamo dall’opposizione e, nello specifico, dagli amici dell’Unione per la Repubblica. Con UPR i rapporti sono ottimi. La collaborazione a livello istituzionale è sfociata più volte in iniziative comuni. La sintonia sul piano programmatico è un dato di fatto. E’ naturale guardare oltre all’esperienza di Intesa per il Paese – che non sarebbe un’opzione competitiva in chiave elettorale –, ma il rapporto con UPR resta un punto fermo. In tale ottica il PS intende proseguire e rafforzare la collaborazione politica con UPR, lavorando insieme per allestire un quadro politico adeguato ai tempi e alle necessità del Paese.
Con Cittadinanza Attiva – Civico 10 e Sinistra Unita – non sono mancate le occasioni di collaborazione in Consiglio Grande e Generale. Su diversi temi abbiamo registrato significative convergenze, su altri le distanze restano evidenti. Rileviamo però positivamente l’atteggiamento serio e costruttivo di queste due forze politiche che con il PS condividono il ruolo di opposizione. Civico 10 e Sinistra Unita hanno sempre mostrato una lodevole disponibilità al dialogo, senza preconcetti o pregiudiziali di carattere ideologico. Sulle prospettive politiche probabilmente alcune valutazioni allontanano il PS da Cittadinanza Attiva, tuttavia dichiariamo la nostra incondizionata disponibilità al confronto sulle questioni che riguardano il presente e il futuro della Repubblica di San Marino.
In merito al Movimento Civico R.E.T.E. ci limitiamo a prendere atto della totale chiusura al confronto politico con i partiti tradizionali. Comprendiamo l’esigenza di differenziarsi, ma questa impostazione molto spesso ha impedito di portare avanti ragionamenti unitari nell’ambito dell’opposizione, perdendo ghiotte opportunità per rendere la vita complicata a governo e maggioranza. Detto questo, rispettiamo le posizioni di R.E.T.E. e, quando ci sarà l’occasione, non ci sottrarremo al confronto su temi di interesse nazionale.
Passando alla maggioranza, le nostre analisi iniziano con il Partito Democratico Cristiano Sammarinese.
Il PDCS, nella sua veste di partito di maggioranza relativa, ha un ruolo di grande responsabilità in questo particolare momento politico, sancito – tra le altre cose – dai ruoli strategici ricoperti nella gestione del governo.
Alla Democrazia Cristiana spetta il difficile compito di porsi come punto di riferimento per la realizzazione delle riforme strutturali necessarie ad uscire dall’attuale crisi di sistema, partendo dal riconoscimento che l’azione del governo – almeno sino ad ora – non può considerarsi soddisfacente.
Alla luce di queste considerazioni ritengo che, per il Partito Socialista, la Democrazia Cristiana sia un interlocutore di indubbia importanza con cui intraprendere un confronto sulle riforme da realizzare nell’immediato e sulle possibili forme di collaborazione in termini di prospettiva.
Con Noi Sammarinesi condividiamo l’attenzione e la sensibilità per argomenti fondamentali come la legalità e la trasparenza. Il loro impegno su questo terreno va sicuramente apprezzato e perciò il Partito Socialista si rende disponibile al rafforzamento del dialogo.
Dal nostro precedente Congresso ad oggi i rapporti tra PS e AP hanno avuto un’evoluzione sostanzialmente positiva. I conflitti del passato appaiono un lontano ricordo e anche il confronto di mercoledì ha messo in evidenza una forte affinità di vedute in merito alla situazione di crisi che sta vivendo il Paese e alle possibili risposte da mettere in campo. Per il PS è di assoluta importanza l’unità di intenti registrata su temi strategici, quali la questione morale e la revisione della spesa pubblica. In tal senso, le posizioni critiche assunte da AP verso l’operato del governo in alcuni ambiti sono un segnale di profonda consapevolezza, che merita attenzione e rispetto. Il Partito Socialista considera AP un interlocutore politico importante per il compimento di un processo di riforme e cambiamento di San Marino.
Con il Consigliere Indipendente Denise Bronzetti si è svolto un confronto all’insegna della cordialità. Il Partito Socialista guarda con attenzione e rispetto alle posizioni assunte dal Consigliere Bronzetti di stimolo verso il governo e di serietà sulla questione morale. Dall’incontro di martedì è emersa da parte del Consigliere Bronzetti una disponibilità a proseguire il dialogo che il PS valuta positivamente.
Ultimo, naturalmente non per importanza, il rapporto con i compagni del Partito dei Socialisti e dei Democratici.
Vogliamo guardare avanti e vogliamo rivolgerci al PSD quale forza politica che nel contingente e ancor di più in prospettiva consideriamo interlocutore naturale del Partito Socialista, data la comune propensione al cambiamento, alle riforme e all’innovazione e la medesima appartenenza alla grande famiglia del socialismo europeo e internazionale.
Nel precedente Congresso parlammo di normalizzazione dei rapporti, ora possiamo spingerci più avanti con coraggio e senza resistenze.
Il PS e il PSD sono le principali organizzazioni del riformismo socialista sammarinese e proprio nel periodo in cui le riforme sono divenute una necessità esistenziale per il Paese, è fondamentale che venga potenziato il livello del dialogo e del confronto, pur consapevoli dei diversi ruoli istituzionali attualmente ricoperti.
Consapevoli di tutto ciò, il PS manifesta fin da ora piena e convinta adesione all’ipotesi di instaurare con il PSD una collaborazione politica strutturale, puntando all’affermazione di un moderno riformismo con cultura di governo.
Insieme al PSD vogliamo lavorare da subito per garantire una prospettiva seria e credibile alla comunità sammarinese.
Alla luce di queste valutazioni e, naturalmente, in considerazione della situazione generale del Paese, il Partito Socialista ribadisce l’intenzione di praticare una politiche delle alleanze fondata sul realismo, sul pragmatismo e sulla condivisione di un progetto di riforme finalizzato alla crescita economica, alla stabilità dei conti pubblici e al consolidamento dello stato sociale.
Per questo prosegue l’impegno per favorire l’incontro tra riformisti e moderati nell’ottica di una collaborazione di governo.
Accingendomi a concludere la relazione, a nome del Comitato di Segreteria desidero compiere alcune riflessioni sul presente e sul futuro del Partito Socialista. Di frequente negli ultimi anni ci siamo trovati a dover rispondere alla domanda se nel terzo millennio ha ancora senso definirsi socialisti. Se infatti da un lato la caduta del Muro di Berlino ha decretato il trionfo del riformismo liberalsocialista sul comunismo, dall’altro ha innescato un progressivo abbattimento delle differenze ideologiche. Oggi da più parti si sostiene persino il superamento del dualismo tra destra e sinistra.
Francamente non ci convince affatto questa tendenza a omologare tutte le esperienze politiche e culturali. Pertanto non solo crediamo che sia diverso essere di destra oppure di sinistra, ma riteniamo che ci sia ancora molto spazio per gli ideali e i valori del socialismo.
E’ innegabile però che a livello europeo il socialismo stia vivendo una fase particolarmente delicata e complessa. L’origine di queste difficoltà risiede nell’errore di fondo di inseguire la visione culturale neo-liberista proposta dalla maggior parte degli schieramenti conservatori, abbandonando un modello di società fondato sui valori della libertà e della giustizia sociale.
Pare quasi che i socialisti soffrano di una sorta di complesso di inferiorità rispetto alle espressioni della destra conservatrice che ha il suo punto di forza nella capacità di capitalizzare al meglio le paure e le incertezze dei popoli europei dinanzi alla peggiore crisi da quella del 1929.
Quando i socialisti, nel contesto internazionale, perdono, accade perché non riescono a mettere in campo una proposta di governo che sappia porsi come concreta alternativa al populismo e alla conservazione degli avversari.
Ebbene, il futuro del socialismo si gioca sulla capacità di mettere in campo con chiarezza un’idea di società che riesca a contemperare i valori-chiave della libertà e della giustizia sociale.
I partiti socialisti del terzo millennio a nostro parere devono essere in grado di definire un progetto di riforme liberaldemocratiche sulla base del quale realizzare una efficiente economia sociale di mercato. E’ infatti necessario garantire la libera iniziativa, la libertà di impresa, il libero mercato, ma al contempo lo Stato ha il dovere di intervenire laddove il mercato fallisca nella sua funzione sociale.
Questa è la visione di società che i socialisti, anche a San Marino, devono essere in grado di esprimere per competere politicamente in tempi di crisi pesantissima nei quali la demagogia, il populismo e il qualunquismo esercitano un notevole fascino su settori ampi dell’opinione pubblica.   
Per questi motivi il processo di rafforzamento dell’area socialista deve essere proseguito. Il lavoro deve andare avanti senza sosta. C’è ancora tanto da fare. E siamo certi che il nuovo gruppo dirigente saprà dare concretezza a questo obiettivo.
 
E’ necessario che il Partito Socialista sia un’organizzazione politica moderna, aperta e accogliente che ricerca il coinvolgimento e la partecipazione delle donne e degli uomini che, pur partendo da esperienze, culture e sensibilità differenti, intendono praticare politiche riformiste, democratiche e liberali e si impegnano a contrastare ogni forma di conservatorismo. Il Partito Socialista deve avere una chiara vocazione ad includere e non ad escludere.
Il patrimonio ideale del Partito Socialista è ancora determinante per impostare una società fondata sul lavoro, sulla giustizia sociale, sulla libertà di impresa e sulla formazione permanente. Nei momenti più duri della storia della Repubblica di San Marino, i Socialisti non hanno mai fatto mancare il loro apporto, perciò anche oggi ci sentiamo fortemente impegnati per offrire una prospettiva seria e credibile all’intera comunità sammarinese.
Ci aspetteranno tempi difficili, dovremo prendere decisioni complesse, sarà una missione particolarmente delicata gestire una società divisa e conflittuale. Ma il Partito Socialista non si tirerà indietro e si assumerà le necessarie responsabilità politiche tracciando “la strada per un riformismo di governo”, perché – come da sempre sosteniamo – il Paese viene prima di tutto!.
Il Comitato di Segreteria infine desidera rivolgere un sentito ringraziamento a tutte le compagne e a tutti i compagni che, con il loro impegno, hanno consentito la celebrazione di questo Congresso.
Grazie a tutti per l’attenzione.
San Marino, lì 6 marzo 2015
                Fabio Canini (per Il Comitato di Segreteria)

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