Replica di Gatti alla lettera della Pizzulin sul casinò di Rovereta e ‘rieducazione’ dei giocatori

Replica di Gatti alla lettera della Pizzulin sul casinò di Rovereta e ‘rieducazione’ dei giocatori

Le rispondo a breve giro e in maniera, se mi consente, ancora più cavalleresca.
Vede, mi parla di dipendenze e l’equivoco è proprio in questo.
Don Ciotti, ma potrei citarne altre di figure indispensabili per il proprio spessore e la propria preparazione, fanno quello che possono e di più qualche miracolo nei confronti di varie dipendenze, fra le quali, anche il gioco d’azzardo.
Io parlo di prevenzione alla fonte, di misure inibitorie, di azioni tali da potere intervenire prima, e sottolineo prima, che il problema sussista.
Ecco perché nessuno può intervenire se non gli operatori stessi.
Io non voglio convincerla a tutti i costi, vorrei suscitare riflessioni su questo argomento.
Non circoscriva sempre il discorso alla realtà Sammarinese.
Io parlo di una situazione generale molto più ampia.
Ho portato San Marino quale esempio positivo poiché qui si rilevano misure preventive superiori alla media Europea. Non significa che non si debba fare di più, ma il punto di partenza è sicuramente migliore che in altre realtà. Oggi il mio Presidente Avv. Pucci ha presenziato a un importante incontro con la regione Veneto e gli assessorati per le politiche giovanili di quella regione nella quale è presente uno dei pochi casinò Italiani: quello di Venezia.
Si è parlato di gioco responsabile e San Marino è un’esperienza positiva poiché oggi, la sala di Rovereta, dispone di misure preventive superiori alla buona parte delle strutture per il gioco lecito Europee.

Sono d’accordo peraltro con la signora Mazza quando afferma che il gioco d’azzardo non deve essere una risorsa economica che affonda qualsiasi principio di natura sociale; sono talmente d’accordo che resto fra i promotori di quel famoso “codice etico” che mira a portare, in Italia, una condivisione di formule garantiste per il fruitore dei servizi legati al gioco.

Si chieda perché ancora in Italia lo Stato non investe nulla nella cura dei propri “malati” del gioco.
In Italia si paga il ticket per curarsi da una dipendenza da gioco. Riconoscere questa malattia come una problematica, ecco, su questo vorrei che voi giornalisti iniziaste una lotta serrata e concreta. Riconosciamo che il gioco d’azzardo può essere dannoso, individuiamo il dipendente come un “malato” e rendiamoci disponibili a curarlo.
Lo deve fare lo Stato poiché è lo Stato che rende il servizio del gioco in forma pubblica attraverso AAMS.
Solo che qui stiamo sempre parlando di misure che vengono utilizzate qualora il “danno” sia già compiuto. Quando il giocatore ha già manifestato la propria grave dipendenza non si possono applicare quelle misure preventive di cui parlo.
Non credo si possa essere in disaccordo con questo.
Mi batterò perché questi concetti, già individuati da AAMS quale azione migliorativa, possano essere ampliati. Non desidero la semplice scritta come sulle confezioni di sigarette. Desidero che il fruitore del servizio possa continuare ad esserlo senza cadere in patologie ma interpretando sempre e comunque il gioco come un intrattenimento al pari di altre forme comunemente giudicate innocue (ecco il concetto di innocuità sociale).

Per il resto, ma sempre con gentilezza, trovo fuori argomento ma soprattutto fuori tono il resto della risposta.

Il Presidente (il Dott. Venturini, si informi, è ancora a pieno titolo il presidente dell’Ente) ha fatto precisazioni e non smentite a dichiarazioni di natura esclusivamente tecnica, delle quali credo di avere già ampiamente precisato i contenuti.

Mi parla di cose che conosce appena con una sicurezza e un piglio tale che mi incute sincera tenerezza.
Probabilmente ha ragione, continueremmo a non capirci, ma siccome non mi piace avere incomunicabilità con le persone, vorrei chiederLe di partecipare ai prossimi incontri (credo entro il mese di Aprile a Roma) inerenti il gioco responsabile.

Avremo l’occasione di parlare di differenti punti di vista e potrò conoscerLa di persona.
Chissà che fra un caffè e una discussione non nasca un nuovo modo, proposto dall’esterno del settore, di fare prevenzione.

La saluto cordialmente e attendo l’occasione per poterLa avere quale graditissima ospite al prossimo incontro di Assotrattenimento.

Francesco.

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