Replica Ivan Foschi su il “decreto bavaglio”

Replica Ivan Foschi su il “decreto bavaglio”

Trovo poco convincente l’interpretazione offerta da Alleanza Popolare in merito al “decreto bavaglio” n. 134. Sostenere infatti che la norma in questione non andrebbe a colpire la stampa ma solo gli addetti ai lavori è una tesi suggestiva, magari utile per un colpo ad effetto alla Perry Mason, ma certamente non adeguatamente suffragata da quanto contenuto nel Decreto.

L’art 192 del Codice Penale in materia di violazione del segreto d’ufficio, fa esplicito riferimento a coloro che vengono a conoscere notizie riservate in ragione della loro professione o del loro ufficio prevedendo, tra l’altro, la prigionia di primo e non di secondo grado. L’articolo in questione invece si rivolge a tutti senza distinzioni, dicendo infatti che è punito chiunque rivela anche solo l’esistenza di un’ispezione o di un’indagine, senza specificare come ne sia venuto a conoscenza.

A questo scopo è utile infatti ricordare che anche la legge 93/2008 sul giusto processo utilizza la stessa formula quando parla di tutela del segreto istruttorio, avendo dato luogo alla ben nota contestazione da parte degli operatori dell’informazione. Ed è altrettanto utile ricordare che quella legge, tra la prima e la seconda lettura ha visto una modifica di non poco conto proprio ad opera del sottoscritto che ha proposto di commutare la prigionia di primo grado in multa, quando altri settori della allora maggioranza, tra i quali anche AP (che oggi sembra quasi prendere le distanze dalla legge che insieme abbiamo voluto), erano invece orientati su una linea più dura contro i giornalisti.

Quelle che AP considera tesi fallaci sono state purtroppo confermate dai fatti: la rimozione dei vertici di Banca Centrale per fermare le ispezioni scomode è ormai stata ampiamente documentata, tanto che continua a pesare come un macigno nei rapporti con l’Italia. E il Governo che è stato smascherato, su questa vicenda come su quella delle pressioni nella trattativa tra Cassa di Risparmio e Sopaf, lo sa bene, tanto è vero che corre ai ripari in maniera tanto autoritaria quanto goffa.

Posso anche dare credito ad AP quando dice che nelle sue intenzioni non c’era quella di limitare la libertà di stampa con questo provvedimento, ma in questo caso sarà bene prepararsi a fornire gli adeguati strumenti interpretativi o di modifica poiché sono invece convinto che da parte di qualcun altro si volesse proprio andare a colpire chi rende noti ai Sammarinesi i retroscena più inquietanti che si celano dietro a certe azioni di questo Governo.

Ivan Foschi

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