La Tribuna Sammarinese: I Consiglieri Morganti, Crescentini, Foschi e Lonfernini scrivono al presidente della Commissione Edda Ceccoli / Giustizia: stop alla riforma. Prima si dica come organizzare il lavoro degli inquirenti contro le mafie / Non è possibile fare una riforma che parla in prevalenza di come sistemare il personale e non invece di come incentivare la lotta alla criminalità
Tutti d’accordo sulla riforma della giustizia? No, non è così. All’indomani della riunione del 16 maggio scorso, la Commissione Affari di Giustizia non ha potuto che prendere atto dei progetti presentati dalla Segreteria di Stato, ma nessun accordo è intervenuto fra i commissari. La prova è contenuta in una lettera diffusa ieri in cui i Consiglieri di opposizione chiedono al Presidente di ritornare sulla questione mettendo a fuoco contrasti e diversità non da poco.
Al di là delle leggi speciali che vengono adottate per non tenere conto delle procedure amministrative riguardanti il personale, sia per gli avanzamenti di carriera che per le assunzioni definitive, il nodo cruciale sta nella definizione delle nuove funzioni inquirenti dei magistrati penali, nel rispetto di quanto ha deliberato il Consiglio Grande e Generale per combattere la criminalità organizzata.
E così Giuseppe Morganti (Psd), Paolo Crescentini (Psrs), Ivan Foschi (Su) e Giovanni Lonfernini (Upr) scrivono: “Gent.mo Presidente (Edda Ceccoli), i sottoscritti Consiglieri … devono … registrare come alcuni organi di informazione abbiano riportato la notizia di una convergenza pressoché unanime intorno alla proposta messa sul tavolo dal Governo, quando invece è noto che, specialmente da parte dei Consiglieri della minoranza, sono rimasti diversi interrogativi e perplessità su alcuni contenuti del progetto presentato. A nostro avviso – proseguono i Consiglieri – non è nemmeno secondario il tenore dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio Grande e Generale che invita ad attivarsi per la creazione di un Ufficio del Giudice Inquirente con una serie di prerogative che devono essere affrontate per giungere al risultato di una maggiore efficienza della sezione penale, a maggior ragione in un momento delicato come quello attuale che vede affacciarsi per la prima volta in Repubblica fenomeni fino a ieri sconosciuti, come il problema delle infiltrazioni malavitose”.
Marino di N. Montebelli