Se la Fiera di Rimini confermera’
l’intenzione di creare due societa’, una che rimane proprietaria
del capitale immobiliare e l’altra che si occupera’ della
gestione e della promozione degli eventi fieristici, cioe’ se si
dotera’, in pratica, di un’organizzazione simile a quella della
Fiera di Milano, vorra’ dire ridimensionare fortemente la
strategia della Regione determinata nel luglio scorso. Questo e’
quanto dichiarato dal consigliere regionale Gioenzo Renzi di
An-Pdl, dopo aver appreso la reazione dell’assessore regionale
alle Attivita’ produttive, Duccio Campagnoli all’annuncio del
presidente della Fiera di scindere in due societa’ l’attuale ente.
Nel luglio 2008, sottolinea Renzi, abbiamo fortemente
criticato l’ingresso nel Cda di Bologna Fiere dell’assessore
regionale alle Attivita’ Produttive e la legge regionale del
2008, con la quale e’ stato stabilito che la Regione
Emilia-Romagna e’ autorizzata a partecipare nel capitale
societario della Fiera di Bologna fino ad un importo massimo di
11 milioni euro, nella Fiera di Rimini fino ad un importo di 9
milioni di euro e nella Fiera di Parma fino a 3 milioni di euro.
E abbiamo contestato tutta questa strategia, perche’ la Giunta
Errani pensava di riuscire a creare un sistema fieristico
regionale, cercando di imporre la propria governance, attraverso
l’entrata di un suo uomo di fiducia nel Cda della Fiera di
Bologna, Rimini e Parma, ma senza aver gia’ definito con questi
stessi attori un piano strategico comune. Al presidente della
Regione, Vasco Errani, prosegue Renzi, avevamo rimproverato
questa assoluta mancanza di confronto, tra la Regione e le tre
societa’ fieristiche, sui contenuti. D’altra parte, conclude,
era evidente gia’ nel mese di luglio che una strategia basata
sul nulla, una mera dichiarazione di intenti, una volta
scontratasi con la realta’ non avrebbe avuto una vita lunga.