Rimini. In missione in Albania: il viaggio di 10 giovani studenti riminesi

Rimini. In missione in Albania: il viaggio di 10 giovani studenti riminesi

RIMINI. L’Ufficio Missionario Diocesano propone annualmente un “Campo-Viaggio” di sensibilizzazione e condivisione missionaria aperto ai giovani degli ultimi anni delle scuole superiori in collaborazione coi gruppi di volontariato che vi operano all’interno delle stesse. La destinazione scelta per l’estate 2015 è l’Albania, e per diverse ragioni. Il gruppo di volontariato del Liceo Einstein mosse i primi passi nei progetti di viaggio di condivisione missionaria proprio visitando l’Albania, dove portò aiuto per la prima ricostruzione a Kukove e in seguito per progetti di animazione/educazione dei bambini a Uznove-Berat. Nella Terra delle Aquile è presente da ben 22 anni la Missione Diocesana, presso la quale si sono avvicendati diversi sacerdoti riminesi, e che da due stagioni vede come punto di riferimento i fratelli e sorelle della Piccola Famiglia dell’Assunta di Montetauro.

Sono dieci gli studenti che martedì 23 giugno si preparano a ricevere il saluto “missionario” dalle mani del Vescovo Francesco e dal Direttore di Missio Rimini Don Aldo Fonti, e la loro personale benedizione.

I ragazzi sono tutti diciottenni, sette femmine e due maschi, provengono da tutta la Diocesi e da scuole superiori differenti (Liceo Einstein, Ites Valturio, Ipssar Malatesta). Saranno accompagnati da un insegnante del liceo riminese, il prof. Don Giampaolo Rocchi. Alle 12 saranno accolti, insieme ai loro genitori, presso la Curia Vescovile alla presenza anche dei dirigenti scolastici. A tutti sarà consegnato il biglietto e l’assicurazione di viaggio, la maglietta simbolo del progetto e la traccia del viaggio. Giovedì 25 giugno la partenza, il ritorno è fissato il 9 luglio.

I giovani volontari saranno ospitati proprio dalla comunità di religiosi riminesi che vivono a contatto con le famiglie e l’ambiente educativo e professionale della cittadina di Berat. I ragazzi si metteranno a servizio, individuando nuove criticità ed eventuali interventi che possono nascere condividendo la vita del popolo albanese. Compito dei volontari sarà poi quello di sensibilizzare al progetto una volta rientrati in Italia, e sostenere i progetti individuati dall’équipe durante questa prima ricognizione. Tali progetti, infatti, si sviluppano sempre in due anni.

In particolare i ragazzi in Albania si indirizzeranno a quattro attività:

Vita in missione e conoscenza dei missionari e della comunità cristiana;

Servizio di animazione nei centri estivi, accompagnamento nei centri diurni per bambini disabili della missione e servizi manuali;

Incontro e conoscenza della Scuola e dell’Università in Albania, ad esempio incontrando suor Maria, responsabile e direttrice della scuola Cattolica “Ylli i Mengjesi” a Berat;

 Incontro con altre Fedi religiose presenti in Albania, ad esempio incontrando i giovani della comunità ortodossa di Berat e l’iman di una moschea. Alla base del progetto ci sono forti motivazioni umane e sociali. Ad esempio, c’è l’intenzione di promuovere delle forme di cittadinanza attiva come educazione alla mondialità, al dislivello socio-culturale ed economico tra nord e sud del mondo. I viaggi di condivisione come «laboratorio» sono considerati importanti per formarsi ai diritti di convivenza civile, con riferimento ai contesti sociali sempre più multietnici e multi religiosi che i giovani riscontrano nei loro ambienti di vita (scuola, lavoro, tempo libero). L’educazione e la formazione ai diritti umani ed inalienabili della persona, sono poi una condizione per avviare una cultura di pace e giustizia, di solidarietà, di sostegno della disabilità e di cooperazione internazionale. Prima di partire per l’Albania i ragazzi hanno vissuto numerosi momenti preparatori: dalla sensibilizzazione al progetto, alle sue caratteristiche e al suo sviluppo, alla testimonianza di volontari all’incontro più spirituale/motivazionale, tracciando così un percorso di formazione personale e di équipe. Il “viaggio-campo” è anche un momento per valorizzare la cultura religiosa delle persone dei luoghi visitati, come “risorsa” e importante fattore di coesione nel rispetto della pluralità delle esperienze che si manifestano nel luogo. È la passione e lo slancio di un popolo di questa giovane Chiesa che si vuole incontrare, condividere, sperimentare e, in un qualche modo, sostenere. I “campi-viaggi” o esperienze ‘brevi’ di volontariato in missione, non si caratterizzano come un’azione di «proselitismo»: “l’intento principale in realtà – spiega il Direttore di Missio Rimini, don Aldo Fonti – è quello di porre domande e suscitare scelte e atteggiamenti liberi nelle persone.” La consapevolezza che dedicare tempo gratuitamente per sostenere le difficoltà e i disagi degli altri (persone, popoli, nazioni in via di sviluppo) è opera che accresce il senso di cittadinanza, innalza la dignità, motiva la ricerca ed il significato stesso dello studio.

I “viaggi-campo”, inoltre, non si riducono neppure ad un intervento estemporaneo e fine a se stesso. Il progetto prevede anche un “dopo”, cioè una continuità ratificata volta per volta dall’équipe missionaria diocesana. L’attività insomma prosegue anche una volta che il gruppo è ritornato a Rimini, attraverso varie iniziative e incontri. 

Comunicato Stampa Diocesi di Rimini



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