Corriere Romagna: «Gli devo tagliare la testa dal collo» /
Timore tra i malviventi che qualcuno denunci: perchè in Romagna «non è come da noi quando hai paura» /
Inchiesta Mirror: emergono i sistemi intimidatori del clan tra minacce di morte e botte agli imprenditori
RIMINI. Una pletora di colletti bianchi. Nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Stefania Di Rienzo viene descritto un sistema dove numerosi indagati erano attorniati da una pletora di notai, avvocati e commercialisti, che consigliano come utilizzare dei prestanome al fine di «rendere sempre evanescente il contatto tra il denaro, frutto di reimpiego illecito, e le attività commerciali assorbite».
Ti brucio la casa e i cavalli. Un sistema di stampo camorristico che avrebbe imposto una situazione di assoggettamento e omertà tra numerosi imprenditori. Molti dei quali finiti in un tunnel fatto di minacce e botte. Tra le denunce emergono imprenditori minacciati di morte, a cui sono state rivolte frasi come: «Portami i soldi altrimenti ti ammazzo, ti do un sacco di botte, mi devi dare i soldi e basta: ti brucio la casa, ti brucio i cavalli, ti brucio la macchina. Te la faccio pagare cara». Ti ammazzo la famiglia. C’è poi Alfredo Nardini, proprietario riminese di un negozio di elettronica, che dopo avere versato i soldi ai picchiatori del presunto capo dell’organizzazione, Mario Cavaliere, detto Zio Mario, ha cercato altre strade: l’uomo ha infatti spiegato ai suoi estorsori che avrebbe versato altri soldi nel momento in cui un altro imprenditore, di Ravenna, indicato come uno che gli doveva del denaro, avesse pagato il suo debito. Il commerciante ravennate è stato quindi chiamato direttamente a Rimini dagli esponenti del clan. Ed è a quel punto, all’interno di un capannone del Gros, che sono volate minacce con frasi come «Ti ammazzo. Ti uccido la Famiglia. Ti taglio». (…)
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