Tommaso Torri del Nuovo Quotidiano di Rimini: Sulle scrivanie ci sono un centinaio di memorie difensive ancora tutte da esaminare /
Multe? Le lucciole non pagano /
Il Comune dovrebbe incassare oltre 170mila euro. Al momento però sono arrivati solo i ricorsi
RIMINI. Sulla carta è un tesoretto da oltre 170mila euro che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) entrare nelle casse del Comune come provento delle sanzioni elevate alle lucciole che hanno violato l’ordinanza anti prostituzione. Da quando è entrata in vigore, polizia di Stato, Municipale di Rimini e carabinieri hanno contestato 343 verbali alle “belle di notte” e 70 ai clienti, per 8 dei quali è scattata la maxi sanzione da mille euro in quanto pizzicati più di una volta in cerca di sesso a pagamento. Un bilancio che, oltre a dare una boccata d’ossigeno alle casse, dovrebbe scoraggiare le prostitute dal vendersi sulle strade a luci rosse di Rimini ma, dati alla mano, non sembra che abbiano avuto una vita particolarmente difficile durante questa estate. (…)
La soluzione della questione, ossia se le prostitute saranno costrette a pagare le multe o verranno “graziate” dalla legge, è ancora in alto mare dal momento che dal primo di luglio, data di entrata in vigore dell’ordinanza, a oggi nessun ricorso si è concluso: l’iter non è mai partito. Allo stato attuale, infatti, per le memorie difensive depositate in Comune non c’è stata ancora l’audizione davanti al sindaco chiesta dalle ricorrenti.