Rimini. Lotta alla prostituzione: l’ordinanza del sindaco va cambiata? Corriere Romagna

Rimini. Lotta alla prostituzione: l’ordinanza del sindaco va cambiata? Corriere Romagna

Patrizia M. Lancellotti – Corriere Romagna: L’avvocato Massimiliano Orrù, che ha già smontato a livello giuridico la disposizione comunale, replica a Gnassi che annuncia di volerla riproporre /
«Lucciole, il sindaco cambi strategia» /
Il legale: «La modifica va fatta a livello legislativo. L’ordinanza non può funzionare»

RIMINI. Inutile continuare a proporre un’ordinanza anti prostituzione visto la sua inefficacia, meglio che il sindaco si dia da fare dal punto di vista politico per una «modifica legislativa che regolamenti la materia poiché sulla base della normativa esistente nulla di più può farsi». Il suggerimento viene dall’avvocato Massimiliano Orrù, primo legale a smontare l’ordinanza comunale dal punto di vista giuridico.
Il sindaco Gnassi ha le armi spuntate contro la prostituzione perché, questa è l’interpretazione della Cassazione riportata dalla Procura e dall’avvocato Orrù, come amministratore non può legiferare in materia di ordine e sicurezza pubblica. E per questo si prepara ad affinare il provvedimento e a riproporlo per la prossima estate, annunciando contemporaneamente l’impugnazione della richiesta di archiviazione.
«Vorrei precisare – sostiene l’avvocato Orrù – che il sindaco non ha legittimazione a ricorrere neppure l’eventuale provvedimento del giudice che dovesse accogliere quella che, allo stato, è una semplice richiesta di archiviazione».
«Stupisce – prosegue poi il legale che difende diverse prostitute – l’attacco del sindaco nei confronti della magistratura riminese che altro non ha fatto se non applicare la legge così come interpretata anche dalla Corte Costituzionale che, ricordo, ha il compito di verificare l’eventuale contrasto di qualsiasi normativa alla Carta Costituzionale. La Corte, infatti, – spiega l’avvocato – ha affermato che la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica mediante strumenti penali è riservata al legislatore nazionale pena il rischio di una inaccettabile discriminazione tra cittadini atteso che un determinato comportamento potrebbe, in difetto, essere ritenuto reato a Rimini e non, per esempio, nella vicina Ravenna».
(…)

 

 

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