Rimini. Questione baby sitter, bocciata la proposta Fornero, mamme in difficolta’. Corriere Romagna

Rimini. Questione baby sitter, bocciata la proposta Fornero, mamme in difficolta’. Corriere Romagna

Tutte le proposte del Ministro Fornero vengono rispettivamente bocciate una dopo l’altra. E’ il caso anche dei 300 euro per le baby sitter:

 

Patrizia Cupo – Corriere Romagna: Madri e giovani coppie in difficoltà, nei primi sei mesi dell’anno 84 donne hanno dovuto lasciare il posto di lavoro /
«Baby sitter, 300 euro sono niente» /
Bocciata la proposta Fornero, le famiglie chiedono sgravi fiscali

 

RIMINI. Se tra poppate e pannolini, baby sitter e nonni part time, mantenere il posto di lavoro sembra ormai un lusso, sono sempre di più le donne che rinunciano all’occupazione e non tanto per il desiderio della maternità a tempo pieno, quanto perché “costrette” dai tempi: una su dieci, a Rimini, si dimette dal lavoro perché «non conviene più». In provincia, nei soli primi sei mesi dell’anno, sono 84 le donne che hanno rinunciato al lavoro per rimanere a casa a crescere i propri figli. «Con 300 euro al mese, non ci facciamo nulla. Non vogliamo
la carità, ma equità, incentivi al lavoro, sgravi fiscali», grida la sezione riminese dell’associazione Famiglie numerose al ministro al lavoro Elsa Fornero che proprio ieri ha presentato il bonus mensile per le neo-mamme lavoratrici.
Le madri e i giovani genitori lo sanno molto bene: con il lavoro “ballerino”, e i nonni sempre più impegnati a mantenere i figli più che i nipoti, le rette dell’asilo ancora alte e il costo della baby sitter, non è più semplice mantenere il posto di lavoro. In provincia, si registrano in media 150 dimissioni volontarie all’anno tra le donne in maternità, ma nei primi sei
mesi del 2012 il dato sembra schizzare in alto e, a giugno scorso, erano già 84 le donne che hanno lasciato il lavoro. E’ più frequente che a dimettersi siano le dipendenti con minore anzianità di lavoro, ma c’è chi si trova costretto a rinunciare anche dopo 20 di servizio. Delle 84 dimissionarie, 37 lavoravano da appena tre anni, altrettante da quasi 10, 8 dagli 11 ai 15 anni, e c’è il caso di una neomamma che si è licenziata pur dopo 20 anni di lavoro. La metà di loro (39) hanno firmato le dimissioni perché il figlio appena nato non era stato accolto all’asilo nido o perché non c’erano nonni a cui lasciare in custodia i piccoli
nell’orario di lavoro, otto hanno invece rinunciato perché, per loro, asilo e baby sitter sarebbero costati di più del proprio stipendio.
(…)

 

 

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