Ricapitalizzazione Carim,
la Confartigianato sprona le oltre sue 4mila imprese associate: una “questione
di fiducia nel futuro dell’economia del territorio”. L’anno nero della crisi,
secondo il presidente della categoria, Giorgio Lucchi, non deve frenare: “E’ fondamentale – dice – che le leve
decisionali delle politiche del credito del maggiore istituto di credito
restino sul territorio”.
Proprio per questo, dopo l’incontro col presidente
della Fondazione Carim, Massimo Pasquinelli, Confartigianato Rimini ha deciso
di inviare una comunicazione alle 4mila imprese associate invitandole a
valutare la proposta di sottoscrivere sia l’aumento di capitale per i
vecchi soci, sia la sottoscrizione di azioni per i nuovi soci. “Siamo
consapevoli che il ruolo delle banche in questo frangente e nei prossimi anni
sarà decisivo – ha detto Lucchi – e che l’identità che avrà l’istituto di
credito principale avrà un rilievo assai importante. Le imprese del territorio
hanno bisogno di poter dialogare con un consiglio di amministrazione e con un
management che sappia leggere subito e con chiarezza la storia e la cultura delle
nostre imprese, non vogliamo finire nell’anonimo file di un calcolatore che
applica freddamente circolari che arrivano dalle banche centrali”.
Per l’associazione
di categoria, fondamentale è mantenere l’autonomia della Carim “per impiegare su questo territorio, e non altrove, la raccolta di Banca Carim, per improntare a logiche di rapidità e di
conoscenza reciproca il rapporto con la clientela, per veder
tornare sul territorio gran parte dei dividendi distribuiti dalla banca”. L’obiettivo
ambizioso della Fondazione è quello di raggiungere la raccolta di 118 milioni
previsti dal piano di salvataggio: l’offerta delle azioni si concluderà il 24
aprile. “Confartigianato – dice Lucchi – auspica che il piano di
ricapitalizzazione vada in porto secondo il progetto prospettato dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini”.
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