Rimini, Stefano Rossi: il mio impero e’ nato in uno sgabuzzino

Rimini, Stefano Rossi: il mio impero e’ nato in uno sgabuzzino

Mario Gradara di Il Resto del Carlino Rimini:  Ho lasciato il posto fisso e da allora realizzo programmi per gli hotel / «Il mio impero è nato in uno sgabuzzino» / Stefano Rossi, da ragioniere al colosso del software

Ha iniziato  a costruire computer di notte con un amico, in uno sgabuzzino sulla Statale, mentre lavorava come ragioniere alla Fom di Misano. Nato nel 1966 a Riccione, Stefano Rossi viene da una famiglia di albergatori, nonno Torquato, papà Francesco, zia Adriana… Da ragazzo ha fatto il commesso a Rimini, il barista e cameriere nell’albergo di famiglia, e poi il ragioniere. Oggi è titolare dalla Ericsoft, una trentina tra dipendenti e collaboratori, 2,2 milioni di euro di fatturato, tra le più affermata aziende informatiche che realizzano e vendono software alberghieri in Italia e in 32 Paesi del mondo, con oltre 6mila clienti. Una sede futuristica (disegnata da lui) sull’Adriatica a Misano, riconoscibile anche dall’aereo da caccia F104 parcheggiato in cortile. Segno della passionaccia per l’aeronautica di Rossi, che ama anche moto e auto veloci.

Come è arrivato a tutto questo? «In quel bugigattolo sulla Statale ‘overcloccavo’ pc compatibili delle marche più note trasformandoli in computer velocissimi, e rivendendoli col nostro marchio. Tutto su ordinazione, secondo quel che voleva il cliente».
Niente software di gestione quindi?«All’inizio no. Una notte entra un certo Maioli, che aveva un campeggio a Misano. Chiede: ‘Hai un programma per gestire meglio il campeggio?’. Dico di no, ma che glielo avrei fatto. Mi si è aperto un mondo, quello del software. Da allora ho iniziato a fare programmi di gestione».
Che anno era?«Il ’94. Mi sono licenziato dalla Fom, dove avevo posto fisso, Tfr, 13° mensilità, benefit. I miei erano contrari: ‘Sei matto! Hai un lavoro e lo lasci?’»
E lei?«Ho tirato diritto. Sognavo. Ma non avevo soldi per avviare la nuova attività».

Banche?«No, sono andato da Morina, alla Esa Software che all’epoca non era ancora un colosso. Ci vado una sera, gli parlo del mio progetto. Mi dà 40 milioni ed entra in società al 40%. E’ il 1995, creo la Ericsoft, dandole il nome di mio figlio più grande, Enrico, mentre il più piccolo si chiama Emanuele. Più tardi, nel ’99, ho restituito i soldi a Morina riprendendomi il 100% delle quote». (…)


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