Rimini. Un’unica domanda per il Meeting per l’Amicizia fra i Popoli: ‘Che cosa cercate’?

Rimini. Un’unica domanda per il Meeting per l’Amicizia fra i Popoli: ‘Che cosa cercate’?

RIMINI. “Iniziamo il Meeting con la domanda ‘Che cosa cercate?’ evidenziata dal Santo Padre a conclusione del suo messaggio che abbiamo letto questa mattina. Viviamo un momento drammatico: di fronte a tutto quello che accade, ‘che cosa cercate?’ è una domanda pertinente”. Con queste affermazioni Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, ha iniziato il suo intervento alla conferenza stampa inaugurale delle 13.30. “Vediamo tutto il dramma presente, quella sorta di terza guerra mondiale diffusa di cui ha parlato il Papa di ritorno dalla Corea – ha proseguito Guarnieri – ma anche un’irriducibile domanda di bene dell’uomo. Vogliamo attraversare tutto: non girare la faccia da un’altra parte, né lanciare slogan consolatori. In questo Meeting interverranno testimoni di diverse situazioni di guerra; parleremo di Medio Oriente, Siria, Iraq… Attraverseremo tutto con un’ipotesi: c’è un punto che può sostenere l’uomo in mezzo ai drammi e alle contraddizioni. È quello che abbiamo chiamato ‘il potere del cuore’, come recita il titolo dell’incontro di oggi con padre Pierbattista Pizzaballa”. 

Ed è proprio il custode di Terra Santa a prendere la parola di seguito. “Il mio intervento di oggi in auditorium – ha detto il francescano – sarà concentrato sulla realtà del Medio Oriente, che come sappiamo  è in drammatica trasformazione. Nella mia lettura cercherò di vedere come, con differenti tradizioni, sia possibile credere in Medio Oriente, come ci si possa voler bene tra diversi. Il cristiano non può aver paura del male, ma nelle situazioni segnate dal male deve dare prova ancora più profonda della sua fede in Gesù”. 

Wael Farouq, vice presidente del Meeting Cairo e docente di lingua araba all’Università Cattolica di Milano, ha incentrato il suo intervento sul lato umano della rivoluzione mediorientale. “Oggi, in quasi tutti i paesi musulmani  – ha affermato –  c’è il terrorismo, ma ci sono anche milioni di persone, spesso sconosciute, che non sono terroristi e che fanno la differenza”. Occorre quindi “uscire da uno stereotipo pericoloso – ha continuato il professore – per incentivare l’incontro tra cristiani e musulmani”, una speranza di riforma che diventa possibile anche ”grazie alle posizioni di papa Francesco in difesa delle minoranze”. Il Papa – ha proseguito – “è un uomo di pace e ora nel mondo musulmano è diventato una figura che piace e che ha influenza”. Farouq, che alle ore 19 presenterà l’esperienza del gruppo SWAP (Share With All People), ha anche puntato il dito sui “grandi interessi economici utilizzati per giustificare la guerra”. “L’argomento della guerra etnica e di religione – ha affermato – viene usato per nascondere i veri interessi. L’Isis guadagna ogni giorno tre milioni di dollari e non è altro che il risultato della politica Usa in Iraq”. Per questo, avverte Farouq, “se si deve fare la guerra, bisogna essere certi che essa è per fermare la violenza, non per farne un’altra che peggiori la situazione”. 

I protagonisti della conferenza stampa hanno risposto poi a varie domande dei giornalisti. “La preghiera di papa Francesco con Abu Mazen e Shimon Peres – ha detto in questo contesto padre Pizzaballa – non è stata vanificata dalla violenza successiva. La preghiera non è una cosa magica, ma introduce ad un approccio vero alla realtà e questo resta”.

Comunicato Stampa


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