Rischio affondamento per la Repubblica di San Marino

Rischio affondamento per la Repubblica di San Marino

La CSU rilancia tutti i punti del Piano di intervento sociale e per le riforme. Convocato per lunedì 25 febbraio l’Attivo Generale dei quadri CSU. Inevitabile l’inasprimento della mobilitazione.

È una vera e propria crisi di sistema quella che attanaglia San Marino, ma le forze politiche sembrano non accorgersene. Continuano a vivere nel loro letargo, incuranti dei rischi di affondamento della Repubblica. Dieci anni di instabilità politica hanno paralizzato il paese, mettendo un freno all’ammodernamento delle istituzioni, alla espansione della economia sana, alla riqualificazione dello stato sociale, all’affermazione di un processo di riforme con al centro l’equità sociale e fiscale, alla definizione della migliore collocazione rispetto all’Unione Europea. E ancora oggi, nonostante questi pesanti ritardi, non si escludono nuovi scenari di crisi politica…

In tutti questi anni, i poteri forti hanno colmato il vuoto lasciato dalla politica ed hanno preso il sopravvento sugli interessi generali, sull’economia sana basata sul lavoro, con tutti i contraccolpi negativi anche sul piano culturale e dei valori etici. E invece di parlare di politiche di sviluppo, di servizi sociali, di sanità, del futuro dei giovani, fin troppo spesso i lavori consiliari sono stati assorbiti dalle vicende legate ai giochi della sorte…

Per cui San Marino è ad un bivio: o si iniziano subito a risolvere i problemi dell’economia, dello stato sociale, dell’equità, dei rapporti internazionali, oppure il nostro paese rischia di imboccare la strada della recessione e del declino. La politica deve quindi tornare ad assumere il proprio ruolo democratico, dando risposte alle esigenze dei cittadini.

Sul piano economico, questi anni ci hanno consegnato una realtà industriale frammentata, composta da una confusa galassia di micro-aziende a bassissima occupazione e con una vita media di 3-4 anni. Numeri che ci devono far riflettere sullo stato di precarietà e fragilità di ampi segmenti del sistema imprenditoriale, con costi per gli ammortizzatori sociali comunque elevati, e che inevitabilmente alimentano interrogativi sulle prospettive di sviluppo delle nostra economia.

Ai diversi governi degli ultimi anni abbiamo posto con forza la necessità di delineare traiettorie e indirizzi di politica economica, anche a fronte delle emergenze poste da una decina di realtà industriali storiche, che occupano un numero significativo di lavoratori e lavoratrici, a cui finora è stata negata la possibilità di espandersi.

Oltre a ciò, i rapporti con l’Italia sono un problema prioritario e di importanza capitale. Le iniziative della Agenzia delle entrate verso alcune aziende, oltre a mettere in difficoltà le stesse imprese, hanno continuato ad alimentare un clima di sospetto che nuoce all’intera economia sammarinese.

I problemi che le nostre attività economiche stanno incontrando, rischiano di ripercuotersi pesantemente sull’occupazione e più in generale sulle condizioni di stato sociale; tra queste problematiche vi è anche la vicenda ancora irrisolta dei lavoratori frontalieri, rispetto a cui i Governi dei due paesi hanno precise responsabilità. Ma ancora nulla è dato sapere circa lo stato del confronto con l’Italia sulla convenzione bilaterale, un tavolo di confronto dal quale il sindacato è stato colpevolmente escluso.

La Centrale Sindacale Unitaria non ci sta ad assistere a questa continua deriva a cui è lasciato il paese dalla classe politica. Ad iniziare dalla problematica del caro-vita, su cui il sindacato ha avviato nei giorni scorsi una specifica campagna, la CSU rilancia con vigore tutti i punti del “Piano di intervento sociale e per le riforme”, su cui il Governo non ha ancora dato la disponibilità ad aprire il confronto complessivo, eccezion fatta per alcune tematiche, come la riforma del sistema pensionistico.

Sul tappeto ci sono questioni importanti, che toccano la vita di migliaia di lavoratori e cittadini, come il potenziamento e l’ampliamento dello stato sociale, la riqualificazione della sanità, le politiche per la famiglia, la riforma fiscale, i diritti e la sicurezza del lavoro, gli ammortizzatori sociali, la formazione professionale, le tematiche dei frontalieri, il diritto alla casa, le politiche per gli anziani, il no-profit.

Per affrontare questo quadro così problematico, la CSU ha convocato per lunedì 25 febbraio l’Attivo Generale Unitario dei rappresentanti sindacali.

Vista la problematicità dei rapporti con il Congresso di Stato, e alla luce delle preoccupazioni che riguardano il futuro del nostro paese, diventerà necessario per l’Attivo dare un’accelerazione alla mobilitazione, per richiamare le forze politiche e istituzionali alle loro responsabilità, affinché si realizzi una rapida inversione di rotta, avviando immediatamente una stagione di concertazione in grado di dare risposte ai problemi aperti nel Paese e superare i cronici ritardi sul terreno della politica economica e dei rapporti internazionali.

Centrale Sindacale Unitaria

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