Rmini. Quel borsellino non l’ho mai visto. Padre Gratien, caso Guerrina

Rmini. Quel borsellino non l’ho mai visto. Padre Gratien, caso Guerrina

Il Resto del Carlino Rimini:  Il Giallo di Ca’ Raffaello. Il borsello era stato sequestrato nella stanza del frate / «Il portafoglio di Guerrina? Non l’ho mai visto» / Padre Gratien smentisce la sorella della Piscaglia: “Facciano il test del Dna”«IO DI QUEL borsellino non ne so nulla.

Facciano pure il test del dna, o un accertamento sulle impronte digitali. Tutto ciò che possa far capire a chi apparteneva e se io l’ho toccato». Padre Gratien Alabi, dal convento di Roma (dove sta scontando i domiciliari con cavigliera elettronica) prende le distanze dal portafoglio rinvenuto tra gli oggetti sequestrati dai Ris nella sua camera di Ca’ Raffaello. Quello ritrovato a settembre 2014 durante la perquisizione della canonica: un borsellino color verde foglia con all’interno un assorbente, di quelli usati proprio da Guerrina Piscaglia, scomparsa da Ca’ Raffaello il 1° maggio 2014. Quella prova potrebbe ora veramente mettere nei guai il frate, accusato dell’omicidio di Guerrina. L’oggetto è stato riconosciuto in udienza, due giorni fa, dalle sorelle di Guerrina. In particolare da Donatella, che da dicembre ad aprile 2014 ospitò proprio Guerrina a casa sua a Novafeltria, per la degenza post-operatoria. Al telefono con l’avvocato difensore, Riziero Angeletti, Alabi ribadisce: «Ho abbandonato la canonica di Cà Raffaello tra il 25 e il 26 agosto del 2014. L’ispezione è stata fatta il 16 settembre quando non avevo più la disponibilità della stanza. Chiunque può averci messo le mani…».

MA ANCHE la perpetua che lavorava per i frati congolesi, intervistata in forma anonima a ottobre 2014, aveva confermato: «Padre Gratien non ha mai voluto che andassi a pulire nella sua stanza. E io non ci ho mai messo piede. Nessuno ci entrava. Era un suo spazio. Era un uomo riservato». Il borsello ritrovato dai Ris, si trovava proprio sopra il trolley del religioso. Ma questo non cambia nulla per Alabi: «Se avessi avuto qualcosa da nascondere perché avrei dovuto lasciarlo lì?». Il processo sarà ancora lungo e combattuto. Nell’udienza di venerdì scorso, in aula mancava il frate e l’avvocato Francesco Zacheo. Presenti invece i familiari della donna, la nipote Elisa e la sua migliore amica, Francesca Mossi, che avrebbe visto Guerrina il 2 maggio 2014. Secondo Angeletti, «sull’avvistamento del 2 maggio di Guerrina a Novafeltria, è emerso che la donna usava anche la felpa con il cappuccio. Una giovane, Francesca, per tre volte disse con convinzione di essere certa che la donna incontrata in paese fosse Guerrina. Salvo poi cambiare l’ultima volta la versione dei fatti, quando venne sentita dagli inquirenti». Angeletti replica ancora: «Per quanto riguarda quel borsellino, quando alle sorelle della Piscaglia venne mostrato la prima volta, non erano affatto certe che fosse della scomparsa. Non dettero alcuna indicazione sulla marca, di cui ora invece parlano. Tutto lascia intendere che si tratti di testimonianze inquinate».

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