Roberto Galullo, IlSole24Ore, Fantini, ex ad di Carisp San Marino, scrive a Piero Grasso di mafia ed evasione fiscale

Roberto Galullo, IlSole24Ore, Fantini, ex ad di Carisp San Marino, scrive a Piero Grasso di mafia ed evasione fiscale

Di seguito vengono riportati i ‘pezzi’ del blog di Roberto Galullo, mano mano che vengono pubblicati.

4) 19-ottobre. Fantini (ex ad Carisp San Marino)/4: ‘Cosi facevan tutti’ e poi suona le campane a morto per Delta. Proseguo con la lettura e la presentazione del ‘memoriale Fantini’, consegnato il 24 maggio di quest’anno dall’ex ad di Carisp San Marino al capo della procura nazionale antimafia Piero Grasso.

3) 18-ottobre. Fantini a Grasso (Dna)/3: ‘Dov’era lo Stato di San Marino mentre l’Italia attaccava?’

2) 16-ottobre. Fantini a Grasso (Dna)/2: ‘L’obiettivo dell’Italia era colpire la Cassa di Risparmio di San Marino’

1) 15-ottobre. Fantini, ex ad di Carisp San Marino, scrive a Piero Grasso di mafia ed evasione fiscale

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15-ottobre-2010

ESCLUSIVO/1 Fantini, ex ad di Carisp San Marino, scrive a Piero Grasso di mafia ed evasione fiscale
E’ il pomeriggio del 3 agosto quando scambio al telefono due chiacchiere con Mario Fantini, ex amministratore delegato della Cassa di Risparmio di San Marino.

Virtualmente in vacanza, stavo in realtà lavorando su alcune carte della Procura di Reggio Calabria. La mia passione: leggere, studiare, capire e scrivere.

Il punto è che – forse per tutto ciò che ho scritto in questi anni sul Sole-24 Ore, in questo blog, su Radio 24 e, per finire, sul mio libro ‘Economia criminale’ – molti sammarinesi quest’estate non mi hanno lasciato leggere e studiare in pace.

Mail su mail e telefonate su telefonate per chiedermi di tornare a scrivere di quanto accade nel loro Paese. Qualcuno mi ha persino dato del furbastro perché avevo tirato indietro la penna, la voce e la tastiera. ‘Proprio ora – qualcuno mi ha rimproverato – che sul Titano sta scoppiando l’inferno con le ghiotte chiacchiere con Gabriele Gatti e Antonella Mularoni registrate da Fantini. Non hai niente da dire e da scrivere?’.

Mi rendo conto che è difficile far capire che un bravo giornalista deve prima raccogliere tante informazioni, molti documenti, parecchie idee e poi scrivere. Possibilmente (!) l’ideale è scrivere notizie. Dei giudizi (senza notizie) di un giornalista non frega (non dovrebbe) fregare nulla a nessuno. Per questo motivo non ho scritto (anche se in pieno agosto avevo in mano le trascrizioni delle chiacchiere registrate tra Fantini, Mularoni e Gatti) una sola riga una sulle vicende sammarinesi.

Volevo capire, leggere e studiare, prima di scrivere. Scrivere notizie, intendo. E non partecipare a nessuna contesa o gioco di parte.

Il 3 agosto, forse perché stremato e approfittando di un momento di distrazione della mai famiglia in riva al mare, chiamo Fantini. Volevo partire da lui. Da quel momento non smetterò di raccogliere dati, informazioni, documenti, carte e idee. E (da) oggi torno a scrivere perché di notizie da raccontarvi ne ho parecchie.

UN’AMABILE CHIACCHIERATA

Fantini è cortese, cortesissimo al telefono. Mi presento. ‘Non c’è bisogno – mi risponde – a San Marino la conoscono tutti’. Anche lei? Replico. ‘Credo di essere stato il primo – mi dice – ad aver comprato il suo libro a San Marino’. Come lo ha trovato, chiedo, invitandolo ad essere franco. ‘Molto bello ed equilibrato sulla parte che riguarda il Titano’ mi risponde. E si sente che non finge.

Non giro intorno all’argomento e gli dico chiaro e tondo che molti sammarinesi mi stanno stressando la vita e per questo gli chiedo che cosa stia accadendo sul Titano. Non è sorpreso dalla domanda e amabilmente parliamo.

A un certo punto gli chiedo se ha mai pensato di essere stato usato nella vicenda che ha portato a un mezzo terremoto a San Marino con la vicenda Sopaf-Delta-Cassa di Risparmio. Non ha esitazioni. ‘Sono sicuro – scandisce – di essere stato usato come un ostaggio. Basta leggere l’ordinanza della Procura di Forlì, dalla quale emerge che io sarei il capo di una cupola. Io, proprio io, che ho fatto il guardiano del faro per anni e ho fatto cacciare mafiosi da San Marino. Sì sono stato utilizzato e la controprova è che quando chiedevo di essere rimesso in libertà mi veniva risposto no. Almeno, aggiungevano, fino a quando Italia e San Marino non hanno firmato l’accordo’. Ma chi negava la libertà a un uomo di 76 anni? Una risata aggraziata, in stile con l’uomo, lascia la mia domanda senza risposta.

Parliamo ancora un po’ e ci ripromettiamo di risentirci. Anzi di vederci. Credo che accadrà.

LA LETTERA A GRASSO DELLA DIREZIONE ANTIMAFIA

Non so se Fantini abbia una strategia e quale per uscire fuori dall’angolo nel quale, giocoforza, dopo 6 mesi di reclusione e 3 mesi di restrizione della libertà personale, è stato messo.

Fatto sta che le bobine consegnate alla Procura di Forlì sulle chiacchierate intercorse con Mularoni e Gatti, non sono l’unica mossa sul suo scacchiere.

E’ il 24 maggio quando Fantini muove la pedina della Procura nazionale antimafia, scrivendo una raccomandata con ricevuta di ritorno a Piero Grasso.

MEGLIO UNA CONDANNA A MORTE

Non c’è oggetto ma solo un ‘Gent.mo Dott. Grasso, sono indagato dalla Procura di Forlì per una lunga serie di reati….’

Il secondo capoverso è da brividi: ‘sradicato dalla mia attività lavorativa dopo 52 anni e accusato ogni giorno dei più infami delitti che hanno distrutto me e la mia famiglia psicologicamente ed economicamente. Per il mio concetto di onestà avrei certamente preferito una condanna a morte’.

I RAPPORTI CON LA MAFIA

I motivi per i quali Fantini scrive a Grasso sono presto detti: in questo modo vuole rispondere (e, dico io, provare a mettere in difficoltà o quantomeno in imbarazzo) alla Procura di Forlì che, ad avviso del 76enne ex manager bancario, lo accusa di rapporti con la malavita organizzata e rapporti con la mafia. E spera che sia la Procura nazionale a prendere in mano la questione.

SOLO EVASIONE FISCALE, NIENTE MAFIA

Nella lettera si legge, a mio avviso, una dichiarazione importante che, verosimilmente, non mancherà di mettere in imbarazzo chiunque, sul Titano e in Italia, abbia a cuore la dignità personale e di popolo. ‘Ho sempre affermato pubblicamente – si legge nella missiva alla Procura nazionale antimafia – che nella mia banca poteva esserci solo denaro proveniente da evasione fiscale (quella prevista e regolata dagli accordi e dalle consuetudini). Credo invece di aver tenuto lontano dalla Banca da me amministrata qualunque infiltrazione di tipo malavitoso e comunque riferibile a reati punibili anche nel mio territorio. Ho imposto regole al personale della Banca quando regole non c’erano ed ho evitato contatti pericolosi e, quando ho potuto ho fatto procedere ad arresti. Credo di avere il merito di aver evitato a San Marino ben più gravi infiltrazioni. Non posso essere certo, in 20 anni di lavoro, che qualche operazione criticabile a posteriori non Vi possa essere per ovvie ragioni amministrative’.

Mi sia permessa una digressione personale: leggere di evasione fiscale ‘prevista e regolata dalle consuetudini’ fa male. Molto male. Per chi, come chi scrive, è impossibile sottrarre un solo centesimo al Fisco e se anche potesse non lo farebbe perché ha un codice di profondi principi e valori, fa male sentir dire che nel cuore del proprio Paese, a due passi da Rimini, è possibile depositare in una banca soldi frutto di una consuetudine tributariamente evasiva. Una consuetudine disgustosa, me lo si lasci scrivere senza alcuna retorica.

Non mi risulta – e sfido chiunque a dimostrare il contrario – che esista poi addirittura un’evasione fiscale ‘prevista e regolata da accordi’. Non posso crederlo né per il mio disastrato Paese né per San Marino. Quali sono questi accordi?

Vorrei chiudere con un paradosso: ma allora a cosa serve uno scudo fiscale verso San Marino?

TRACCIABILITA’ AL 100%

Fantini si avventura poi sugli 1,2 milioni di assegni versati a San Marino dal 2004 al 2009. ‘Si tratta di assegni tratti su conti correnti di banche italiane ed estinti in Italia con tracciabilità al 100% – scrive Fantini – e anche le girate possono essere ricostruite come è sempre avvenuto nelle rogatorie. Questa operazione poteva essere fatta completamente in Italia perché Vi è l’amministrazione del conto e gli assegni girati per l’estinzione ma evidentemente con minor risalto pubblicitario e senza tirare in ballo persona innocenti e senza arresti mediatici. Non credo sia questa la giustizia prevista dalla nostra costituzione e sono profondamente deluso’.

Scrivo che Fantini si avventura perché, premettendo di avere il massimo rispetto per chi scrive questa missiva e per la sua enorme delusione umana, vorrei che i lettori (a partire da quelli di San Marino) vedessero, come ho visto io, le fotocopie di alcuni assegni, siglati più volte o firmati con nomi di fantasia o letteralmente illeggibili.

La realtà e che su 1,2 milioni assegni, oltre la metà (dunque almeno 600mila) porta girate su girate con questo peccato originale: sigle e firme illeggibili o di fantasia.

Mi perdoni Fantini (e senza entrare nel merito dell’inchiesta perchè non mi compete) ma parlare di tracciabilità finanziaria è a mio modesto avviso quantomeno azzardato. Così come è azzardato parlare di rogatorie, alla luce dei mille ostacoli frapposti dalla Repubblica del Titano ad un celere e trasparente scambio di informazioni e/o raccolta di atti con l’Italia.

ARRIVA AL DUNQUE

Fantini arriva al dunque nell’ultima delle due pagine scritte a Grasso. ‘Lei – conclude l’ex ad di Carisp rivolgendosi al capo della Procura – ha credibilità, ruolo, strumenti ed esperienze di valutazione per porre fine a questa vergognosa vicenda almeno per la parte a cui presta l’alibi. Avendo 76 anni non vedrò il processo e non avrò il riscatto. Ho avuto migliaia di dipendenti anche in Italia e decine e decine di migliaia di clienti. Non troverà mai qualcuno che possa avallare le tesi della procura e questo è significativo e grave’.

LE MOSSE DELLA PROCURA

Fin qui il carteggio tra Fantini e Grasso. Questa mossa, però, non sembra aver sortito molti effetti perché nei primi giorni di settembre, come forse era logico che fosse, la Procura nazionale antimafia, senza minimamente entrare nel merito della lettera, la gira alla Procura di Forlì che, proprio in quei giorni, ascolterà Fantini e altri importanti politici di San Marino, a partire da Gatti e Mularoni, chiamati in qualche modo in causa dall’ex amministratore delegato.

Va precisato che, nel corso dell’incontro in Procura tra Fantini e i pm di Forlì Fabio Di Vizio e Marco Forte, il dialogo sarà molto sereno e non ci sarà alcuna ruggine eventualmente dettata da questa mossa che, alla fine, produrrà, a mio avviso, un solo effetto: mettere nero su bianco che gli istituti bancari di San Marino hanno vissuto (vivono?) in buona parte dell’evasione fiscale degli italiani disonesti che attraversano una frontiera virtuale e fanno marameo agli italiani onesti.

Non c’è che dire: bravi.

1.to be continued

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16-ottobre-2010
ESCLUSIVO/2

Fantini a Grasso (Dna)/2: ‘L’obiettivo dell’Italia era colpire la Cassa di Risparmio di San Marino’
‘La ringrazio se è riuscito a dedicare qualche minuto del suo prezioso tempo a questa lettura. Le invio poi un appunto dei fatti da leggere quando andrà in pensione e delibera della Corte di Cassazione’: si conclude così la lettera che Mario Fantini, ex ad della Cassa di Risparmio di San Marino scrive il 24 maggio al capo della Procura nazionale antimafia Piero Grasso che, di lì a poco, la spedirà alla Procura di Forlì (si veda il post di ieri).

Quelli che Fantini chiama ‘appunti’ che Grasso, chissà perché, dovrebbe leggere in pensione e non nel corso dell’iter giudiziario, sono in realtà una lunghissima, corposa e dettagliatissima memoria (molte cose già note anche alla stampa) dove l’ex amministratore delegato di Carisp, di fatto, lancia un durissimo atto di accusa contro le indagini e la campagna di disinformazione della stampa (solo italiana, suppongo). E scrive di azioni combinate. Insomma, di una strategia chiara per attaccare (e annientare?) San Marino.

Un’altra cosa colpisce del memoriale: mai un’autocritica per il ruolo svolto e per eventuali errori o leggerezze commesse. Mai. Evidentemente la perfezione regna sul Titano. O forse sono io che non sono stato bravo a cogliere le autocritiche.

GESTO PREMEDITATO

Di gesti studiati e combinati Fantini – dopo una lunghissima digressione sugli incalcolabili danni a migliaia di persone e sulla platealità delle attività investigative e giudiziarie – comincia a parlare a pagina 4 del memoriale. ‘La Cassa di Risparmio di San Marino ha alle spalle un passato virtuoso – scrive Fantini – fino a questo momento non smentito dalle indagini, dirigenti incensurati e notoriamente stimati; tuttavia l’accusa di riciclaggio, sostenuta con grande sicurezza e avvalendosi, come cassa di risonanza, della stampa e dei media televisivi, si accompagna a reati gravissimi quali il traffico d’armi e di droga e adombra la presenza della malavita organizzata, provocando immediatamente un effetto di destabilizzazione non solo della Cassa, ma anche della partecipata italiana Delta.

Su quest’ ultima il danno è stato perverso ed irreversibile, come si è constatato e come era immaginabile. Tale rischio era stato segnalato anche alle autorità.

Banche, fornitori e clienti nei giorni successivi hanno in molti casi preferito ridurre o chiudere completamente il rapporto, per evitare interventi da parte delle autorità inquirenti ed altri disagi.

E’ presumibile che questa fosse l’aspettativa degli inquirenti, considerata anche la sinergia con la campagna svolta nei confronti dei cosiddetti paradisi fiscali’.

Eccolo l’atto d’accusa: lo Stato italiano fa la voce grossa contro i paradisi fiscali e la Procura di Forlì si adegua. Mah! Per carità, ci può stare tutto e rispetto il pensiero di Fantini anche se personalmente non ho mai creduto alla Spectre politico-giudiziaria e alle teorie complottarde che in Italia, sul punto, hanno ideologi che governano il Paese.

Dopo poche righe Fantini scrive che ‘l’iniziativa della Procura di Forlì, assecondata dal Gip, ma ancora ben lontana dall’ aver portato ad accertamenti giudiziali definitivi, è però stata sufficiente a segnare l’inizio di una tragedia che sconvolge uomini, aziende, la storia di San Marino ed i rapporti fra i due paesi. Verranno di fatto frantumati i rapporti contrattuali fra gli Stati e verrà ripristinata la dogana. Viene anche paventata l’intenzione di porre una barriera fisica fra i due paesi’.

L’OBIETTIVO E’ CHIARO: LA CASSA DI SAN MARINO

Scoperti il “mandante” (lo Stato italiano, meglio ancora il Governo) e l'”esecutore” (la Procura di Forlì), resta da scoprire il motivo dell’accanimento terapeutico contro uno Stato, San Marino, che fino al giorno prima era zona franca per le peggiori nefandezze di affaristi italiani e no di tutto il mondo.

E qui Fantini è categorico: ‘E’ evidente che l’obiettivo è la Cassa di San Marino – nessuna altra banca europea è stata trattata in questo modo – sulla quale si aprono tutti i possibili canali di indagine alla spasmodica ricerca di reati che vengono poi subdolamente e coloritamente descritti dalla stampa (ad es.: usura, appropriazione indebita, falso in bilancio, ecc..)’.

A parte il paragone europeo (con chi avrebbe dovuto prendersela, eventualmente, lo Stato italiano? Con le banche svizzere? Con quelle lussemburghesi? E perché? Per sport?) trovo, da giornalista serio quale sono, sbagliato cadere in un altro luogo comune: la stampa brutta e cattiva. Piaccia o no, la stampa fa il suo dovere. Punto. Può farlo bene o può farlo male. Ma dare per scontata la cattiva fede no, questo è inaccettabile.

UN MEZZO AUTOGOL?

Fantini scrive subito dopo una cosa interessantissima e in parte, a mio moedeto avviso, contraddittoria. ‘Nel frattempo la Cassa – scrive infatti l’ex amministratore delegato – è diventata, suo malgrado, l’unico sostegno finanziario del gruppo italiano Delta. Si tratta di un sacrificio che non solo non è stato compreso ed apprezzato, ma è diventato addirittura il pretesto per rafforzare una accusa che all’esame successivo della documentazione, appare in effetti già presente e radicata nell’indagine’.

Scrive Fantini ‘suo malgrado’ e su questo punto, tra qualche giorno, rivelerò cose molto interessanti ma quel che mi preme sottolineare è: perché mai lo Stato italiano, come Tafazzi nello sketch del trio Aldo-Giovanni-Giacomo, avrebbe dovuto essere così autolesionistico da colpire fendenti alla Carisp e usare Delta per colpirla meglio? Un gesto suicida, visto che Delta, come sottolinea lo stesso Fantini, è (era?) un colosso con 900 dipendenti e 1.500 collaboratori in tutta Italia.

I dubbi che (ma, ripeto, posso sbagliare) non si trovano all’interno del memoriale di Fantini su eventuali leggerezze proprie o dell’Istituto bancario, vengono invece contestati alla magistratura italiana quando lo stesso Fantini scrive che ‘la Procura di Forlì muove accuse alla dirigenza di Carisp e Delta ostentando grande sicurezza e una assoluta assenza di dubbi circa i reati contestati, senza tenere conto che il reato stesso nasce da mere interpretazioni di norme e di fatti, fra l’altro difformi da quelle ritenute corrette dalle stesse autorità di vigilanza italiane per anni. Ne è una spia significativa la terminologia usata dall’accusa, che mette in luce una ripetitività ossessiva in contrapposizione alla gracilità e discutibilità dei contenuti’.

Beh, per il momento mi fermo qui. Proseguirò nelle prossime ore.

2.to be continued

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18 ottobre 2010

ESCLUSIVO/3

Fantini a Grasso (Dna)/3: ‘Dov’era lo Stato di San Marino mentre l’Italia attaccava?’

Cari amici, come sapete da alcuni giorni, ho ripreso a trattare di alcune vicende riguardanti San Marino, partendo da una memoria storica dei rapporti economici e sociali di quel Paese: Mario Fantini, ex ad di Carisp San Marino, coinvolto nella vicenda giudiziaria che ha travolto non solo l’istituzione bancaria che amministrava ma lo stesso gruppo italiano Delta. Una vicenda che ha messo a dura prova i già tesi rapporti fra due Paesi divisi da una linea virtuale.

Fantini ha scritto il 24 maggio alla Procura nazionale antimafia allo scopo di aprire gli occhi alla stessa Dna sull’attività della Procura di Forlì sulla quale le critiche di Fantini si sono abbattute senza riserve.

Lo stile di Fantini – vale la pena di sottolinearlo – è asciutto, motivato, rigoroso, appassionato ma non trascende mai. Un’autodifesa e una difesa della Carisp e dello Stato di San Marino nello stile dell’uomo, che anche nell’incontro con i procuratori di Forlì Fabio Di Vizio e Marco Forte è sempre stato all’insegna della correttezza. Anzi, la mia personalissima impressione è che soprattutto dopo il polverone mediatico alzato dai contenuti delle registrazioni della chiacchierata tra lo stesso Fantini e i politici locali Gabriele Gatti e Antonella Mularoni, i rapporti dell’ex ad con la magistratura italiana siano reciprocamente ancor più rispettosi. Molto è cambiato da questo memoriale ad oggi e io sono qui per raccontarvelo.

Certo, Fantini nel memoriale che forse, con il senno del poi non indirizzerebbe più al procuratore Piero Grasso visto che quest’ultimo non ha fatto doverosamente altro che girare tutta la documentazione ricevuta a Forlì, non è tenero nei confronti della stessa magistratura forlivese interessata alla vicenda Carisp-Delta. ‘L’esame degli atti – scrive infatti a pagina 6 delle memorie spedite a Grasso – tuttavia mostra come sia del tutto assente una valutazione professionale delle attività e della azienda, mentre tutta l’ attenzione è destinata ad una valutazione meramente poliziesca, con una ossessiva ricerca del ‘doppio fondo’ nelle cose e nelle persone, una verità occultata al di là delle apparenze’. E non mancano le stoccate al sistema italiano, come quando afferma che ‘alcuni dati statistici, se letti obiettivamente anche da un profano, dovrebbero chiarire la scarsa consistenza delle illazioni largamente usate circa il nero, il denaro sporco, il riciclaggio, il nascondimento e quant’altro che tuttavia ha prodotto entrate alle casse del fisco italiano per l’anno 2008 per oltre 15 milioni (la tassa ecofin che gli italiani pagano in San Marino per mantenere l’anonimato)’.

LA SERA DEL 3 MAGGIO

Fantini, in questa appassionata memoria personale, va avanti e indietro con i sui ricordi, che non possono non aver segnato un dirigente stimatissimo anche nei suoi 32 anni passati nelle banche italiane, e torna dunque alla sera del 3 maggio 2009, quando, con una operazione in contemporanea, sono stati eseguiti gli arresti di 4 dirigenti della Cassa e uno di Delta: oltre al Presidente Ghiotti, a lui stesso e al direttore generale Simoni sono stati arrestati il direttore di Carifin Ghini e l’amministratore delegato di Delta, Paola Stanzani. ‘L’operazione è subito apparsa come una studiata decapitazione dei vertici di Cassa e Delta e di questo si è avuta conferma successiva nei fatti’, scrive Fantini.

‘Non è solo la data degli arresti – ricorda – ma è l’inizio di un cambiamento traumatico’ continua l’ex ad che poi si lancia in un duro atto di accusa contro la Procura di Forlì che pure non nomina. ‘Appare evidente che una Procura italiana – dichiara infatti – ha la possibilità di modificare la vita e la storia di un sia pur piccolo Stato, con una libertà di movimento assoluta e non soggetta ad alcuna regola, neppure a quelle che reggono le relazioni fra due Stati sovrani’.

DOV’ERA SAN MARINO?

Dopo aver minuziosamente ricordato che il Gruppo Delta, da entità viva ‘entra in coma’ (e mi chiedo ancora come sia possibile credere che lo Stato italiano e qualunque magistrato italiano possano sacrificare come agnello un gruppo di migliaia di dipendenti pur di colpire un istituto creditizio sammarinese e con esso un’intera Repubblica), Fantini colpisce in pieno volto l’avversario. ‘Avvisi di garanzia sono stati inoltrati ad oltre settanta persone – scrive nel memoriale che Grasso dovrebbe leggere in pensione – oltre a numerosi altri soggetti non identificati. Tutti sono imputati in una estesa associazione a delinquere all’interno dell’ambiente di lavoro: uomini, donne, giovani, anziani.

E’ indifferente il fatto che molte di quelle persone non si conoscano, che non condividano la stessa idea, che abbiano culture e origini diverse ed altrettanto indifferente che le condanne definitive per il reato di associazione a delinquere siano in concreto statisticamente rare.

E’ inconsueto che uno Stato consenta al proprio organo giudiziario di accusare di associazione a delinquere tutti i dipendenti di una azienda di un altro Stato, ma è ancora più incomprensibile il silenzio dello Stato accusato.

Prima di lasciare al giudizio della storia questi avvenimenti, ci compete la responsabilità di valutarli. Per noi si tratta di un atto di sopraffazione fondato su motivazioni quanto meno discutibili’.

Prima considerazione di contorno: Fantini scrive ‘…per noi si tratta…’. Questa frase si presta anche all’interpretazione che questo memoriale spedito alla Procura nazionale rappresentasse (come sarebbe anche logico e lecito) una precisa strategia difensiva. Lo è ancora? Non credo proprio.

Seconda considerazione di sostanza: l’atto di accusa è anche nei confronti dello Stato di San Marino. Fantini si chiede infatti dove fosse mentre tutto intorno cadevano le macerie del terremoto Carisp-Delta. Beh, scopriremo nei prossimi giorni, ma questo Fantini lo sa bene, che lo Stato di San Marino ha sempre saputo. Tutto. Anche nei minimi particolari. Che fosse allora anche questa una strategia da parte della Repubblica di San Marino? Sacrificare la Cassa di Risparmio del proprio Stato pur di chiudere con l’Italia e apparire ‘rigenerata e vergine’ agli occhi della comunità finanziaria internazionale?

Nel prossimo post il ragionamento comincerà proprio da questo punto fondamentale.

3.to be continued

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19 ottobre 2010
ESCLUSIVO/4

Fantini (ex ad Carisp San Marino)/4: ‘Cosi facevan tutti’ e poi suona le campane a morto per DeltaProseguo con la lettura e la presentazione del ‘memoriale Fantini’, consegnato il 24 maggio di quest’anno dall’ex ad di Carisp San Marino al capo della procura nazionale antimafia Piero Grasso.

Una memoria difensiva e auto difensiva tesa a dimostrare l’assoluta correttezza dell’operato di Carisp e l’accanimento terapeutico dello Stato italiano verso un gruppo solido e parte integrante, anche grazie alle sue partecipazioni, del sistema economico e sociale romagnolo oltre che sammarinese.

Fantini conferma che ‘fin dall’inizio è emerso che la vicenda giudiziaria della Cassa altro non era che la punta dell’iceberg nei tormentati rapporti fra l’Italia e San Marino. La situazione era inoltre influenzata dall’attacco dei grandi paesi ai cosiddetti ‘paradisi fiscali’.

La crisi economica spingeva l’Italia ad una maggiore attenzione all’ evasione fiscale, anche se in realtà il ‘problema San Marino’ è modesto nei confronti dell’ evasione fiscale italiana, che è un fenomeno di massa e di cultura. E’ sufficiente osservare le macrostatistiche fiscali della popolazione italiana, per averne conferma.

Forse ha fatto comodo, ai politici sammarinesi, considerare per varie ragioni la vicenda Cassa un fatto giudiziario privato, ma il prezzo di questo errore sarà alto per la Repubblica di San Marino.

Anche al governo italiano ha fatto comodo considerarla nello stesso modo, per mettere in difficoltà il sistema San Marino senza contraccolpi diplomatici. Ricordiamo tutti i numerosi interventi dei ministri degli esteri italiani, ricchi di buone intenzioni ma privi di risultati pratici, mentre la Cassa e Delta venivano sempre di più danneggiate.

La verità è che i reati contestati erano di sistema mentre ipocritamente le stesse attività continuavano ad essere svolte da tutte le altre aziende.

La Cassa viene in questo modo fortemente danneggiata sul piano commerciale.

Le autorità sammarinesi, anche se pesantemente aggredite da ogni lato, hanno omesso una doverosa verifica sulla competenza degli organi inquirenti italiani a muoversi oltre confine.

Non è fuori luogo ricordare che di norma gli Stati sovrani proteggono i loro cittadini in balia di amministrazioni estere, soprattutto quando la materia del contendere viene definita sulla base della interpretazione degli accordi vigenti fra i due Stati.

I fatti accaduti in questo ultimo anno ci hanno insegnato che i ripetuti atti di aggressione da parte dell’Italia non sono occasionali né improvvisati ma costituiscono una scelta tanto meditata quanto spregiudicata’.

Vorrei soffermarmi su queste affermazioni perché, a mio modesto avviso, contengono alcune verità importanti e alcune riflessioni (per me) non condivisibili. Per facilità di analisi ho sottolineato sopra i passi su cui mi soffermerò.

Dunque cosa dice Fantini (secondo la mia lettura) in poche parole? 1) La vicenda è stata un baratto tra l’Italia e San Marino. L’una ha attaccato per mettere alla prova la collaborazione di San Marino e l’altra ha chiuso gli occhi fornendo un agnello sacrificale; 2) l’evasione fiscale in Italia è uno sport popolare; 3) il dato evidenziato dalla magistratura è ‘di sistema’. Cosi fan tutti. Perché hanno rotto gli zebedei proprio a noi?

Sarò sintetico: 1) la prima considerazione mi sembra fantapolitica perché dà per scontato che la magistratura si muova su input del Governo o della politica. Dissento totalmente e, come ho avuto modo di ricordare su questo blog nei giorni scorsi, la tesi della Spectre politico-giudiziaria da noi in Italia ha, purtroppo, gli ideologi al governo del Paese; 2) sul punto 2 concordo pienamente ma non vedo cosa c’entri con le indagini se non nella misura in cui se la scovo la colpisco ovunque; 3) se così fan tutti bisognerà pur indagare e giudicare oppure la magistratura deve estrarre a sorte i soggetti sui quali indagare e poi, eventualmente, far affiorare le notizie di reato?

Nelle parti successive della lunga missiva (che, lo ripetiamo, contiene molte parti già note alla stampa per via di una linea difensiva che forse, allo stato, appare superata) Fantini insiste anche sulla tempistica che ha portato agli arresti e alle vicende successive, comprese quelle drammatiche come l’esistenza dei dipendenti privi di certezze economiche.

VERSO LA CONCLUSIONE

Questa storia, scriveva Fantini a maggio, ‘specchio del Paese-Italia, si sta avviando a conclusione con effetti perversi voluti, o non valutati, con sufficiente senso di responsabilità’.

E da questo momento in poi, come potete agevolmente leggere voi stessi, le conclusioni dell’ax ad di Carisp preannunciano un futuro non certo roseo per il Gruppo Delta.

‘Le iniziative della Sopaf, della Banca d’Italia, della Procura, del Ministero dell’economia – scrive Fantini – prese singolarmente o in collaborazione, come si può verificare portano esclusivamente alla liquidazione, al dissesto o, nella migliore delle ipotesi, alla cessione globale o parziale del gruppo con conseguenti severi ridimensionamenti del personale e dei collaboratori di Delta.

Le leggi del mercato sono note a tutti: vendere contro tendenza procura perdite. Se poi nella trattativa di vendita si lascia più spazio al compratore, la perdita può assumere proporzioni impensabili.

Se ad esempio nel caso di Delta si vende solo la rete commerciale che produce immediata redditività e si lascia la fabbrica con i dipendenti, si frantuma il valore globale e si crea una ulteriore situazione di rischio destinata a esplodere successivamente.

Inoltre se si procede a vendite frazionate con la mentalità dei liquidatori, ogni operazione produce ulteriori massicce perdite. Alla fine la sommatoria produrrà danni incalcolabili per qualunque tipo di azienda in qualunque settore ed in qualunque paese.

Il desiderio di chiudere frettolosamente una brutta pagina di storia potrebbe stimolare una vendita forzata anche attraverso lo svilimento anticipato delle poste di bilancio, come pare stia avvenendo.

La liquidazione di una azienda è cosa ben diversa da quella che dovrebbe essere la tipica funzione dell’amministrazione straordinaria: il salvataggio, la preservazione.

Il dissolvimento e la distruzione di ricchezza – così come oggi si profilano- non sarebbero più un problema etico ma configurerebbero responsabilità ben più gravi’.

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