Roberto Galullo, Sole 24 Ore, La pressione delle cosche sulle finanziarie di San Marino

Roberto Galullo, Sole 24 Ore, La pressione delle cosche sulle finanziarie di San Marino

Sole 24 Ore

La pressione delle cosche sulle finanziarie di San Marino
Le Indagini. In corso le verifiche della Guardia di Finanza

Roberto Galullo

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Non poteva mancare San Marino come canale parallelo per riciclare il denaro verso la Cina, oltre al circuito ormai rodato delle agenzie di money transfer le fiamme gialle di Firenze – che due giorni hanno mantellato una supposta organizzazione criminale italocinse che in poco più di quattro anni avrebbe ripulito in Cina 2,7 miliardi con l’operazione Cian Lu hanno infatti accertato contatti tra un cittadino cinese e una finanziaria fiduciaria, Fininternational, registrata nel 2006 e attiva dal 2007, con sede centrale e legale a San Marino e sedi, secondo gli inquirenti, in Italia (Forlì, Bologna, Milano) e in Europa (Lugano, Montecarlo, Lussemburgo, Londra).

La società, gestita da Luciano Carde]li, 61 anni nato a San Marino e residente a Rimini e il figlio ventottenne Lorenzo, sarebbe stata utilizzata per spedire in Cina il denaro raccolto nèlla comunità cinese della zona di Sesto Fiorentino.

Il cinese-cliente avrebbe trasportato in macchina, di notte per ridurre i rischi di controlli delle forze dell’ordine, il denaro presso la sede della società di San Marino. Ogni viaggio prevedeva il trasporto di capitali non inferiori a 50mila euro. Il compenso spettante al cinese era di 40 euro per ogni 10mila euro trasportati. Per un solo viaggio è accertato il trasporto di 200mila euro in contanti, chiusi all’interno di una busta.

Luciano Cardelli, titolare della finanziaria, si è messo a disposizione della finanza e della procura di Firenze per capire la posizione della sua società. «Siamo a disposizione della guardia di finanza ha spiegato ieri a caldo al quotidiano sammarinese L’Informazione – e risponderemo alle loro domande. Su quanto emerso ci sono tuttavia delle cose inesatte, a cominciare dal fatto che vi sarebbe una nostra sede in Italia: noi operiamo solo a San Marino». Cardelli e il figlio Lorenzo sono ai domiciliari a Rimini e non possono più rispondere.

Per loro lo fa Alessandro Petrillo, legale della famiglia, che aggiunge particolari inediti e apparentemente stridenti con l’ordinanza, al punto che lo stesso avvocato dichiara «di attendere con ansia gli atti».

«L’accusa nei confronti di Luciano Cardelli- afferma Petrillo al Sole-24 Ore è di associazione a delinquere con il figlio e un cliente della finanziaria. Il mio assistito nega di aver riciclato i 300mila euro ma c’è di più. Ha effettuato un corretto trasferimento di denaro nella finanziaria, dopo aver identificato il cliente e aver effettuato tutte le segnalazioni di rito agli organismi di vigilanza della Banca centrale di San Marino».

C’è un retroscena che rende ancora più intricata la vicenda. «Tutti sanno spiega l’avvocato Petrillo che il mio assistito è l’ambasciatore del proprio paese a Montecarlo. Avrebbe -potuto tranquillamente rientrare a San Marino mentre si è messo subito a disposizione della autorità». Montecarlo sarebbe, secondo l’accusa, proprio uno degli stati con filiali della Fininternational. «A quanto mi risulta no», afferma il legale che aggiunge un ultimo particolare: quello era l’unico cliente cinese della finanziaria.

La Cina, però , non sembra voler entrare nella Repubblica del Titano solo attraverso le finanziarie. Quattro anni fa, per la prima volta, dopo lamissione in Cina organizzata dal marzo all’aprile 2006 dalla Camera di commercio sammarinese, si parlò di contatti tra banche del Titano e istituti di credito cinesi. In quell’occasione si incontrarono il vertice della Banca Agricola di San Marino e i rappresentanti dell’omonima banca cinese, Agricultural Bank of China.

Oggi, complice la crisi, il momento della contaminazione sembra essere più vicino, al punto che da giorni alcune fonti politiche del Titano fanno, più o meno disinteressatamente, sapere che la Banca centrale di San Marino non può frapporre troppi ostacoli all’intemazionalizzazione creditizia dei rapporti tra i due stati, buoni al punto che per i sammarinesi che si recano in Cina non è necessario il visto di ingresso. Resta da vedere come si comporterà la banca centrale sammarinese, i cui vertici sapranno verosimilmente che nel mirino degli investimenti cinesi ci sono due banche locali di medie dimensioni.

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