Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino riferisce sul dibattito che ha avuto luogo a Rimini sulle infiltrazioni malavitose fra Romagna e Repubblica di San Marino (indagine ‘Vulcano’: Vallefuoco,
Mariniello e Casalesi).
“Romagna mafiosa?” Questo il titolo della serata organizzata sabato presso la sala degli archi di Rimini. Una serata al termine della quale si è constatato che il punto interrogativo, alla luce anche dei recenti fatti, ormai decade e il fatto che la criminalità organizzata sia infiltrata e presente in regione e a San Marino è una realtà.
Occorre prenderne coscienza tutti.
“I segnali della presenza della malavita organizzata si leggono spesso sui giornali – afferma Il Gup di Palermo, Piergiorgio Morosini – La politica prende queste notizie come inutile allarmismo, nocivo all’economia”.
Ma il Gup di Palermo va oltre e avverte: “Le infiltrazioni dipendono comunque sempre dalle complicità di qualcuno del territorio. Per ottenere il risultato le mafie hanno bisogno di complicità del luogo, che sulla base del principio “pecunia non olet” aiutano le associazioni criminali ad entrare in quel territorio e a vampirizzare quel territorio. Queste organizzazioni non possono esserci se non hanno complicità nell’economia e nelle istituzioni.
Per questo tutti devono contribuire a creare lo scudo, a non fare entrare certe logiche.
Senza collaborazione della società civile la giustizia penale ha le armi spuntate. Si parla di omertà del meridione, ma quando ci sono criminali che fanno paura la denuncia è un atto di eroismo”. A confermare le parole del Gup Morosini è Daniele Paci, magistrato del tribunale di Pesaro. “Quando si parla di mafia dalle nostre parti ci si mette sempre un punto interrogativo che però, man mano che avanzano le indagini, diventa sempre più piccolo”.