Romagna noi. San Marino. Indagato per bancarotta Magnoni, ex presidente Sopaf

Romagna noi. San Marino. Indagato per bancarotta Magnoni, ex presidente Sopaf

San Marino.
Indagato per bancarotta Magnoni, ex presidente Sopaf / La finanziaria al centro del contenzioso con la Cassa di Risparmio nella vicenda Delta e liquidata con 70 milioni di euro

04/04/2013 08:54

SAN MARINO – Indagato per bancarotta e aggiotaggio il finanziere Giorgio Magnoni. Ieri mattina le fiamme gialle sono entrate negli uffici di Milano della Sopaf, nome che in Repubblica conduce all’affaire Delta, la partecipata italiana della Cassa di Risparmio che venne a capo del contenzioso, liquidando il 15,95% di Sopaf con 70 milioni di euro, di cui 15 per non mai ben precisate consulenze di advisory. L’inchiesta milanese coordinata dal pm Gaetano Ruta e condotta dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, chiama in causa fra gli altri amministratori l’ex presidente Giorgio Magnoni, erede di una vera e propria dinastia, oltre che protagonista di diverse vicende finanziarie italiana, fra cui quella condotta sul filo del rasoio: la scalata Telecom di Colaninno.

La società d’investimenti, quotata in borsa, lo scorso anno è finita sull’orlo del crac.

Da quanto si è appreso, le indagini si stanno concentrando sul buco di quasi 200 milioni di euro, frutto soprattutto di investimenti sbagliati e “spericolati”. Nel settembre scorso uno dei principali creditori di Sopaf, Unicredit, aveva presentato istanza per chiedere il fallimento della società, chiedendo e ottenendo l’ammissione al concordato preventivo. L’accusa di aggiotaggio invece, stando alle prime informazioni raccolte, riguarda una comunicazione della società al mercato.

Nei primi anni Duemila, le vicende della finanziaria dei Magnoni si intrecciano con il destino della Cassa di Risparmio, il più antico e importante istituto di credito della Repubblica.

L’affaire Delta è una storia complessa che chiama in causa politica e finanza. E che incrocia i destini di San Marino e Italia, in uno dei momenti peggiori della storia dei rapporti fra i due Stati. Nel 2004 Sopaf (allora si chiamava ancora Acal) entra in Delta, la partecipata della Carisp con sede a Bologna, specializzata nel credito al consumo. Al principio tutto sembra andare per il meglio. Ma negli anni 2007/2008 inizia il contenzioso all’interno della compagine societaria. Lo strappo si consuma sulla delibera per l’aumento di capitale, nel luglio 2007. Sopaf esprime voto contrario. Da quel momento i rapporti fra i soci, Carisp-Estuari (la società di management socia in Delta) e Sopaf si incrinano irreversibilmente. E’ un lungo logoramento, combattuto a colpi di raccomandate e impugnazioni di atti. I Magnoni abituati a condurre operazioni di alta finanza non intendono immettere capitale fresco nella holding felsinea, sono per la fusione di Delta con Ducato e Linea. Operazione quest’ultima che avrebbe portato una marea di soldi per chi la conduceva, ma risultati modestissimi, se non addirittura perdite, per coloro che avrebbero sostenuto la ricapitalizzazione, l’azionariato diffuso (ossia i cittadini che ne avrebbero sottoscritto le obbligazioni), visto il crollo che di lì a breve ci sarebbe stato il crollo delle Borse mondiali. Carisp ed Estuari vogliono rimanere fedeli al progetto Delta, l’attività di credito al consumo.

Arrivati al punto di non ritorno Estuari chiama in causa Sopaf per non avere mantenuto fede ai patti parasociali.

In mezzo a questo contenzioso matura l’esposto dell’avvocato Guido Rossi, legale dei Magnoni, sul presunto controllo della Cassa su Delta. A Bologna arrivano gli ispettori di Bankitalia. E parte, proprio da quell’esposto di Rossi, l’operazione Varano della Procura di Forlì che porta all’arresto dei suoi ex vertici. Non ultimo, poco prima degli arresti avvenuti nel maggio del 2009, a febbraio c’erano stato il famoso incontro al Begni fra l’ex ad Mario Fantini, l’allora presidente Gilberto Ghiotti e i segretari di Stato Gabriele Gatti e Antonella Mularoni, incontro descritto nel cosiddetto “memoriale Ghiotti” insieme ad altre vicende capitoline che hanno ruotato attorno all’affaire Delta.

In maniera poco saggia l’allora governo prende le distanze dagli ex vertici della banca. Sempre nel periodo in cui gli ex vertici della Cassa sono in carcere, cambia la guida della Fondazione, a Giovanni Galassi – in prorogatio da diverso tempo – subentra Tito Masi, che entra in rotta di collisione con la gestione Fantini. Il contenzioso con Sopaf viene gestito dall’ex presidente della Carisp Leone Sibani. Si conclude nel luglio del 2009 con l’acquisto da parte della Cassa delle azioni Sopaf in Delta (il 15,95%) al prezzo di 70 milioni di euro: 55 milioni di euro più altri 15 milioni di euro in non meglio precisate consulenze. Cifra che era spuntata anche in altre occasioni, ai tempi della guida Fantini. Nell’accordo sottoscritto, la Cassa si è impegnata a ritirare le cause legali intentate dagli ex vertici che avevano vinto il primo round in Tribunale.

Antonella Zaghini

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