San Marino. Aborto, Andrea Mazzi: “Le donne meritano una migliore risposta”

San Marino. Aborto, Andrea Mazzi: “Le donne meritano una migliore risposta”

“Il quesito referendario su cui ci si esprimerà il 26 settembre vuole migliorare la condizione delle donne o vuole affermare unicamente una posizione di principio, ideologica?”.

A porre questa domanda è Andrea Mazzi, membro dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che in una nota sottolinea il fatto che “le donne di San Marino già oggi possono abortire a pochi chilometri da casa, a Rimini o in qualunque altro ospedale italiano, e continueranno a farlo, considerando che nei fatti a San Marino sussiste una sorta di ‘controllo sociale’ per cui una donna che si reca in ospedale facilmente incontrerà operatori o pazienti conosciuti, quando invece preferisce abortire in un ambiente anonimo”.

“Non siamo quindi nel classico dilemma ‘aborto legale–aborto clandestino’ (come se una terza via non ci fosse….) . I rischi per la salute delle donne sammarinesi non cambieranno a seguito del referendum – aggiunge Mazzi -. Ma una legge sottintende anche dei valori di riferimento. Le norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro indicano che la sicurezza dei lavoratori è un bene prezioso per lo Stato. La legge, soprattutto nell’epoca del pensiero debole, aiuta una società ad orientarsi”.

E ancora: “Nella cultura individualista oggi dominante è pressoché indifferente che un bambino sia abortito o sia accolto. Una legge che afferma che l’aborto è un disvalore indica invece ai cittadini che per lo Stato la continuazione della gravidanza è un valore; se invece c’è una legge che consente l’aborto a semplice richiesta, gli aborti crescono. Questa è la nostra esperienza come Comunità Papa Giovanni XXIII. Quante volte abbiamo incontrato mariti che dicevano alle loro mogli, di fronte alle loro resistenze, che ‘se la legge lo consente, vuol dire abortire che non è una cosa cattiva!’. I tanti genitori, compagni, datori di lavoro che fanno pressioni sulle donne perché vadano ad abortire sarebbero più prudenti se li spingessero ad un atto illegale. Ma anche tante donne ci hanno testimoniato: ‘Se l’aborto non fosse stato legale, io non mi sarei neppure posta il dubbio se abortire o no!’”.

“Occorre anche considerare il contesto in cui questo referendum ha luogo – rimarca l’autore della nota stampa -. Oggi viviamo una grave crisi demografica in tutti i paesi occidentali. Anche a San Marino il saldo naturale (differenza tra morti e nascite) si è invertito a partire dal 2017 e quindi entro pochi anni anche qui probabilmente si innescheranno gli squilibri demografici che oggi affliggono i principali paesi europei. In questo contesto quale messaggio è importante inviare? Che ogni figlio è un dono, un bene di una preziosità senza limiti, o che nei fatti non vale niente? Che ogni nuova vita ci interpella e che ci chiede di creare le condizioni per essere accolta o che può essere scartata senza nessun problema? Nell’epoca della pandemia, in cui abbiamo riscoperto la nostra fragilità e abbiamo lottato e pregato per strappare alla morte persone a noi care, non dobbiamo concentrare gli sforzi per accogliere ogni vita che arriva?”.

Abbiamo enormemente bisogno di aumentare le nascite, e quindi di sostenere ogni nuova vita, e invece con la liberalizzazione dell’aborto apriamo un’autostrada per sopprimerle – afferma Mazzi -. Infatti le storie delle migliaia di donne che ci hanno contattato in questi anni raccontano che l’aborto non è una forma di autodeterminazione delle donne ma una strada a cui ti ‘costringe’ la società perché inospitale verso la nuova vita. E che lascia una ferita dolorosa: sono sempre di più le donne che ci chiamano dopo l’intervento, anche a distanza di anni. Abbiamo toccato tante volte con mano che in Italia la liberalizzazione dell’aborto ha fornito in questi anni un alibi perfetto alle istituzioni per non sostenere le maternità: se una donna ha delle difficoltà gravi c’è sempre un’uscita perfettamente legale, quindi perché darsi da fare più di tanto? Ci sono mamme che ci hanno raccontato di essersi sentite dire dalle assistenti sociali: ‘Se sei incinta è un problema tuo, non nostro!’ – prosegue ancora Mazzi -. Infatti nella logica individualista la maternità diventa ‘una scelta’: se continui la gravidanza, l’hai scelto tu, quindi te ne devi far carico tu, perché vai a chiedere aiuto al Comune? Non per nulla negli ultimi 40 anni nonostante una situazione di gravissima denatalità i sostegni alle maternità sono rimasti molto modesti e soggetti a continue variazioni, e solo recentemente, con grave ritardo, si è iniziato a mettere in piedi un sistema di aiuti e sostegni dignitoso”.

“A San Marino da anni giace in un cassetto una proposta di legge sulla tutela della maternità e del concepito. Se l’aborto viene liberalizzato, questa proposta rimarrà sepolta nel cassetto all’infinito. Invece le donne di San Marino meritano una risposta migliore che l’aborto! È tempo di trovare altre risposte per le difficoltà delle maternità, anziché l’aborto, che in realtà non risolve nulla. Servono ascolto, dialogo, aiuti, condivisione di vita!”, dice infine Mazzi.

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