San Marino, accordo con l’Italia sulle armi. Le proteste degli operatori del settore

San Marino, accordo  con l’Italia sulle armi. Le proteste degli operatori del settore

La Tribuna Sammarinese: Controlli incrociati e misure restrittive per l’acquisto di armi, munizioni e fuochi d’artificio a San Marino / Porto d’armi anche per acquistare i fuochi d’artificio e segnalazione immediata alla questura competente / Il giro di vite causato da episodi che hanno consentito l’acquisto di armi da parte di soggetti non autorizzati, ma (probabilmente) anche dal commercio dei fuochi d’artificio considerati esplodenti

Prima il divieto di acquistare armi a San Marino senza preventiva autorizzazione era stato emesso da alcune questure italiane delle province limitrofe a San Marino, poi il 29 marzo 2011 è stato il capo della Polizia, Manganelli, a firmare il divieto tassativo.

Infine, da giovedì scorso sono scattate le nuove disposizioni previste dal protocollo di intesa siglato dall’ambasciatrice Daniela Rotondaro e dal prefetto Manganelli stesso che si integrano con il decreto legge 4 agosto 2011 n°127 approvato dal governo di San Marino.

Una prima domanda sorge spontanea e riguarda il motivo della restrizione imposta dall’Italia. Sul tema vige ancora il più stretto riserbo, ma l’inasprimento della posizione delle questure italiane pare essere stato causato da alcune gravi irregolarità commesse nella cessione delle armi da fuoco.

Il meccanismo per cui l’acquisto era vincolato alla segnalazione all’autorità sammarinese e solo successivamente alla denuncia da parte dell’acquirente alla propria autorità di pubblica sicurezza, ha comportato una o più forti distorsioni, fra cui, pare, quella della vendita di un certo quantitativo di pistole a soggetti presentatisi a San Marino con documenti.

 

 

 

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