San Marino. Antonio Fabbri: La paura fa novanta

San Marino. Antonio Fabbri: La paura fa novanta

SAN MARINO Antonio Fabbri L’informazione di San Marino: La paura fa novanta

Sono 7, numero primo; giurano di martedì, e notoriamente “né di venere né di marte…”; alla fine di un “anno bisesto anno funesto”; 33 favorevoli e 23 contrari, numero simbolico il primo e numero primo il secondo; sul collo il fiato delle immancabili gufate dell’opposizione: “Adesso vediamo cosa saprete fare… ma non ci riuscirete”. Poi l’appicciccaticcio mieloso da buonismo della condivisione. Parrebbero presupposti nefasti con in più la paura che, per tutti, fa novanta.

La Dc ha paura. Ha paura perché ha visto crollare in un colpo le proprie certezze, vede, leggendo i numeri, che la gente non è più con lei e “l’apparato” le è già sfuggito di mano. Il partito custodisce poi i timori personali di diversi suoi uomini e dei gruppi di influenza e di affari che avevano puntato su Via delle Scalette ed hanno perso. L’attesa del Congresso del partito è un orizzonte che non appaga e non sopisce la rabbia che alimenta la ricerca delle colpe al di fuori, anziché individuarle serenamente dentro, dove nessuno se le vuole prendere perché le responsabilità sono comunque sempre degli altri. Finché la prospettiva da cui verranno osservati i gravi problemi
politici che ha il Pdcs non cambierà, oltre a cavare le scarpe Federico Cavalli potrebbe anche mettersi a correre nudo, ma il partito non scenderà il Calvario per poi anelare alla Resurrezione. E le sparate di Doro che se la prende con la legge elettorale, oltre a denotare di non averla o non volerla comprendere, deviano l’attenzione da quello che
deve cambiare. Tutti gli altri che sono, o erano, alleati con la Dc hanno la paura da spaesamento e, inevitabilmente, aspettano.

Rete e Md hanno paura. Ostentano sicurezza, han triplicato i seggi, ma gli rode parecchio dover dire che hanno vinto pur avendo perso.  E’ emblematico il fatto che, per il ballottaggio, tra i personaggi di primo piano, tradendo la sbandierata indicazione di libertà di voto, c’era chi consigliava di non andare a votare o di annullare la scheda. Perché hanno paura senza darlo a vedere? Per due motivi: una opposizione assieme alla Dc la subiscono come depotenziata e poi su molti punti, checché se ne dica, rischiano pure di trovarsi d’accordo con la maggioranza. Ovvio che una opposizione che condivide non sia mediaticamente incisiva, ma allo stesso tempo, se non appoggia ciò che ha sempre sostenuto, diventa mediaticamente incoerente. Il secondo motivo è che quei voti che hanno fluttuato a favore di Adesso.sm nel ballottaggio, non erano effettivamente di DiM o di Rete in particolare. La paura è che Adesso.sm possa rappresentare davvero il cambiamento, magari non radicale è vero, ma sufficiente a spezzare un sistema di potere che ha impantanato la Repubblica. Per questo Rete insiste nel dire che “son quelli di prima”, di fatto autoconsegnandosi l’attestato di “unica vera alternativa” al sistema.

Adesso.sm ha paura. Non è per via della legge di bilancio, ma i sintomi di un filino di tremarella da prestazione si son visti nel dibattito e non solo. La costante di smorzare i toni anche verso chi ha, a più riprese e velenosamente, messo in dubbio la legittimazione a governare di una maggioranza eletta, è parso un mordersi la lingua perché “si può sempre avere bisogno”. Ma anche l’atteggiamento di disponibilità, all’indomani del voto, verso chi lavorava e lavora per osteggiare la Banca Centrale e la magistratura
ed aveva puntato sulla vittoria degli altri che hanno perso, denota forse la paura di non sentirsi effettivamente adeguati del tutto alla responsabilità cui si è stati chiamati, con il rischio di prestare il fianco ai trasformisti dell’interesse proprio.

Ora, posto che la paura è un mal comune, non è destinata però a diventare un mezzo gaudio, semmai una diffusa iattura, per questo va superata. Infatti, un partito che ha paura non si rilancia; una opposizione che ha paura non è efficace; men che meno una maggioranza che ha paura –e non dovrebbe averne perché è lì in quanto votata dai cittadini– può essere capace di rimuovere gli ostacoli, sostituire le persone, realizzare quei progetti che ci sono sulla carta e attendono di diventare concreti.

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