San Marino. Antonio Fabbri: La vacuità del confronto

San Marino. Antonio Fabbri: La vacuità del confronto

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La vacuità del confronto

Antonio Fabbri 

Il quadro politico è complesso, ma se riportato all’essenziale non è difficile da comprendere. Il Governo governa; la maggioranza che lo sostiene detta le politiche; l’opposizione fa opposizione e contesta. Il Consiglio, a maggioranza, promuove o boccia le proposte del Governo e le politiche messe in campo dalla coalizione che sostiene l’Esecutivo, mentre l’opposizione cerca di contrastarle, a volte aprioristicamente, a volte con giusta ragione, a volte perché non condivise. Per farlo utilizza anche lo strumento dell’ordine del giorno.

Non è difficile capire che, qualora una maggioranza dovesse votare un ordine del giorno che prevede che le politiche da portare avanti debbano essere dettate dall’opposizione, qualche problemino ce l’avrebbe. Da un lato, infatti, commissarierebbe il Governo che sostiene, dall’altro abdicherebbe al proprio ruolo di maggioranza. Di solito, in questi casi, è già crisi.

Non è difficile capire come sia legittimo che l’opposizione, a dettare la sua linea, ci provi… ma non è neppure difficile capire come sia altrettanto legittimo che la maggioranza, i tentativi di “assalto”, li bocci. Succederebbe, ed è successo, pure a parti invertite.

Ora, in questa faccenda del Piano di stabilità, lo schema dell’opposizione è: “il piano lo facciamo noi che, sul controtavolo, ci confrontiamo con le categorie, i sindacati e poi, magari, anche con la maggioranza. Quindi lo diamo al Governo che fa da passacarte e lo porta al Consiglio, dove noi stessi che lo abbiamo elaborato, ovviamente, lo votiamo”. Una linea del genere, potrà mai essere condivisa da una qualsiasi maggioranza? Lo schema di maggioranza e Governo, invece, è: “il Congresso di Stato, che non a caso si chiama anche Esecutivo, ha il compito di preparare un piano di stabilità che faccia da base di confronto. Su questo si apriranno gli incontri con forze politiche, categorie, sindacati. Poi l’approvazione dei provvedimenti spetta, comunque, sempre al Consiglio”. Plausibile che questa linea non piaccia all’opposizione. Quale dei due schemi di azione sia più logico o opportuno, ciascuno lo può valutare secondo le proprie convinzioni.

Quale dei due schemi verrà portato avanti lo determina il “gioco” democratico che, di solito, si esplica in Consiglio votando a maggioranza. Il problema sorge quando non si ha alcuna intenzione di riconoscere che il Consiglio a maggioranza si è espresso. In questo caso, allora, è chiaramente vacuo il significato della strapazzata parola “confronto”.

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