San Marino. Ap contro Upr. Scontro sul passato

San Marino. Ap contro Upr. Scontro sul passato

Uno scontro tutto al passato prosegue su San Marino Oggi fra Alleanza Popolare e Unione per la Repubblica.

Nuovo botta e risposta tra Marcucci (e poi anche Menicucci) e Ap. Dopo le accuse lanciate dall’ex segretario di Stato in una intervista pubblicata da San Marino OGGI e la successiva replica di Ap che tirava in ballo anche Menicucci, i due hanno replicato nei giorni scorsi e ieri si è registrata la seconda risposta di Ap.

Due i temi trattati, la mancata firma all’accordo di cooperazione del 2006 e la vicenda Fin Project.

Nel primo caso Alleanza popolare ammette che nel 2006 “aveva espresso alcune perplessità sulla opportunità di firmare l’accordo di cooperazione con l’Italia, che all’epoca fu fortemente sostenuto dal segretario alle finanze Pier Marino Mularoni, attuale collega di partito di Menicucci”. “Il motivo delle nostre perplessità – spiegano – era dovuto al fatto che nel testo di quell’accordo il nostro Paese si impegnava a recepire, nella sua legislazione, direttamente e senza filtro, i contenuti della legislazione italiana. Ci sembrava più giusto e rispettoso della nostra sovranità, fare riferimento alle normative europee ed internazionali. L’altra perplessità riguardava il fatto che di fronte a certi precisi impegni richiesti a San Marino, non si otteneva nemmeno l’inserimento nella ‘white list’ italiana”. “Non sappiamo – aggiungono concordando con Menicucci – se accettando l’accordo avremmo salvaguardato la nostra Repubblica da tutti i guai che poi le sono piovuti addosso. Se non altro – dichiarano però – il nostro Paese avrebbe dato qualche segnale concreto di voler percorrere la strada della trasparenza e diventare un Paese affidabile. Ma il fatto stupefacente è che Menicucci, in quel momento segretario della DC, prima diede ‘via libera’ per andare avanti con l’accordo ma poi, poco tempo prima della firma definitiva con il ministro degli esteri Fini già impegnato a venire a San Marino in veste ufficiale, decise di mandare a monte tutto, per motivi mai chiariti. Questo ha provocato uno sgarbo diplomatico non di poco conto, facendo fare una figura meschina al povero segretario di stato alle finanze Pier Marino Mularoni e dando per l’ennesima volta la patente di poca serietà e affidabilità al nostro Paese”

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