San Marino. Appalti truccati, iniziato il processo

San Marino. Appalti truccati, iniziato il processo

L’Informazione di San Marino

Soldi degli appalti truccati: iniziato il processo 

Il legale: “Gli istituti su cui il denaro è transitato non hanno sollevato dubbi”. Il giudice Felici: “Se le banche facessero sempre il loro dovere saremmo disoccupati sia io che lei” 

Antonio Fabbri

Corruzione e gare d’appalto truccate. Da questi reati, secondo l’accusa, provenivano i denari per oltre un milione di euro trasferiti, occultati e sostituiti, in una parola riciclati. Si è aperto ieri, davanti al giudice Gilberto Felici, il processo a carico di Virginia Grimaldi, 70enne della provincia di Napoli, e Vito Parisi, 71 anni sempre di Napoli. I due, marito e moglie, sono difesi dall’avvocato Maurizio Simoncini che ieri, nell’ambito delle istanze istruttorie, ha chiesto di poter presentare una perizia che possa dimostrare la provenienza lecita dei denari contestati 

Il procuratore del Fisco Roberto Cesarini, non si è opposto alla produzione documentale  pur chiedendo che venga preservata la speditezza del processo. Il giudice Felici ha ammesso la presentazione di prove documentali, disponendo comunque di procedere con l’audizione dei primi testimoni.

E’ stato quindi ascoltato il direttore di Aif, Nicola Veronesi che ha ricostruito i flussi di denaro, che partono da lontano. Il flusso dei contanti sui conti sammarinesi iniziò dai anni primi anni ‘90. Il primo versamento di oltre 600mila euro avvenne nel ‘92. Poi seguirono successivi versamenti, sempre in contanti, fino al 2000. Tutti i soldi finirono su un conto presso la Cassa di Risparmio, intestato a Virgina Grimaldi. In parte le somme vennero investite in valori mobiliari e in parte, per circa 350mila euro, prelevate in contanti dalla stessa Virginia Grimaldi e da Vito Parisi. Quest’ultimo è accusato di autoriciclaggio per le condotte successive al 2013. Tra il 1997 e il 2015 i due effettuano 46 operazioni fino a spostare 520mila euro, prima su un altro conto in Carisp e poi su un conto svizzero. Movimentazioni che si susseguirono fino al dicembre del 2015, quando le somme sono state sottoposte a sequestro cautelare in seguito alle verifiche per la richiesta di voluntary disclosure.

Il direttore dell’Aif ha sottolineato che nelle verifiche svolte è stato messo “in correlazione il profilo della signora, maestra elementare, con le disponibilità movimentate. E’ stato valutato anche se vi fossero state vendite immobiliari. Cosa non riscontrata. Si è quindi ritenuto plausibile che le somme fossero da ricondurre al reato sottostate”. Poi le indagini hanno verificato i sospetti dell’Aif e formulato l’accusa. L’avvocato Simoncini ha sottolineato, nelle domande al testimone, come i passaggi anche in banche svizzere non avessero, prima dell’indagine sammarinese, dato adito a segnalazioni da parte di questi istituti di credito. Osservazione che ha mosso la constatazione del Giudice Felici: “Se le banche agissero tutte come dovrebbero, se facessero sempre il loro lavoro, saremmo disoccupati sia io che lei, avvocato”.

Il giudice ha aggiornato ad altra udienza per proseguire con l’esame dei testimoni ammessi

 

 

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