RASSEGNA STAMPA – Casali di Rf: “La presidente Tomasetti disse in tribunale di non aver avuto interlocuzioni con la Gdf. Poi è emerso il contrario Io la chiamo falsa testimonianza”
Santi di Rete punta il dito: “Ultimi prestiti al Cis Svendita dei crediti Delta, conflitti di interesse nelle svalutazioni Asset C’era questa Banca Centrale”
ANTONIO FABBRI – Al netto delle acritiche santificazioni della presidente Catia Tomasetti, degli atti fideistici e difese d’ufficio da parte di esponenti della maggioranza, il dibattito sulla Banca Centrale, sugli esercizi 2022 e 2023 e sulle modifiche dello statuto per aggiustare l’ennesimo problemino di nomine fatte al di fuori dei requisiti previsti, ha messo in luce più di una criticità. A partire dalle perdite: un milione di euro, nel 2022, ben 4 nel 2023.
L’evocazione del “gruppo crimnale” ormai sotto processo non copre però l’aumento del numero dei dipendenti per una Bcsm sovradimensionata per le 4 banche rimaste, le discutibili scelte nella gestione di Bns ex Cis, i conflitti di interesse sollevati nella cessione degli Npl Delta, i rapporti informali della presidente Tomassetti con la Guardia di finanza, prima negati sotto giuramento in tribunale ma poi emersi dalla documentazione depositata agli atti.
Tanto basterebbe per usare un po’ più di cautela con i canti di osanna a squarciagola, che risultano inevitabilmente stonati, per Via del Voltone. E mentre il Segretario alle finanze Marco Gatti giustifica le perdite del 2023 con l’andamento del mercato, marcando una “crescita costante e di recupero di fiducia nel sistema finanziario sammarinese, peraltro dettata dalla fiducia dei residenti”, il Segretario al territorio Matteo Ciacci, gli fa eco affermando che “in termini di fiducia, il nostro sistema si è consolidato”.
Ciacci poi glorifica la presidente Tomasetti, con la quale notoriamente ha sempre avuto un buon rapporto: “La presidente Tomasetti ha navigato in acque turbolente, ed è riuscita ad imporsi rispetto ad iniziative che hanno colpito il nostro sistema bancario”.
Per contro a muovere le prime critiche è Emanuele Santi, dai banchi di Rete: “E’ eloquente che Banca Centrale chiude il bilancio 2022 con un milione di perdita, e il bilancio 2023 con 4 milioni di perdita. Capisco che qui il main stream deve dire che va tutto bene. In questo caso capisco la congiuntura internazionale però capisco meno il fatto che nulla si dice sul fatto che nel 2022 aveva 96 dipendenti, 6,8 milioni di corsi, nel 2023 si sono aggiunte sei unità e abbiamo passato i cento, 102 per la precisione, con quasi 7 milioni di costi”, dice Santi.
Quindi il consigliere di Rete lamenta da parte di Bcsm “una sorta di reticenza, di poca disponibilità al confronto. Dalla scorsa legislatura, dagli inizi del 2020, avremo audito Bcsm si e no un paio di volte e quello che ho sempre notato, è stata una sorta quasi di scocciatura, che il Consiglio grande e generale osasse chiedere lumi su diverse questioni”.
Poi Santi aggiunge “bisognerebbe fare un po’ di chiarezza su alcune questioni”. Quindi evidenzia : “Banca centrale, quella attuale, ha continuato nella prima fase della sua gestione ad elargire prestiti a BancaCis, 8 milioni di euro usciti a luglio del 2018”. Ma mette il dito nella piaga anche nella questione degli Npl Delta. “Non posso non rilevare il parere favorevole alla vendita degli a ottobre 2018 da parte della Banca Centrale che, capeggiata dall’allora direttore generale Giuseppe Ucci, diede l’ok alla vendita dei credit, 2 miliardi 389milioni per l’esat- tezza. L’ok a quella vendita fu dato da questa Banca Centrale e dall’allora direttore Ucci, che oggi non c’è più fortunatamente”.
Inoltre “Ucci che nel periodo 2017 faceva le svalutazioni in Asset Banca, mentre il suo collega Giambattista Duso, in Ria Grant Thornton le faceva in Cassa di risparmio. Poi casualmente viene dato l’ok da quella Banca Centrale, capeggiata da Ucci alla vendita degli Npl e oggi sappiamo che quegli Npl sono gestiti da una società che fa capo a Giambattista Duso nel consiglio di amministrazione”. E Santi rileva una sorta di conflitto di interessi. “Lo stesso Ucci – ha detto -era in conflitto di interessi: ha fatto le svalutzioni in Asset, non poteva decidere il percorso per risolvere la questione con Asset stessa”.
Quindi rimarca: “E’ tutto pubblicato nella relazione della commissione di inchiesta”, sottolinea Santi. Relazione della Commissione di inchiesta poi approdata in tribunale. Non risulta però ad oggi che le persone citate da Santi siano state interessate da indagini.
Il consigliere di Rete punta il dito anche sulla gestione Bonfatti di Bns, ritenuta eccessivamente onerosa. “Banca Centrale – conclude Santi – è un centro di potere enorme, bisogna prevedere un sistema di sistema di pesi e contrappesi”.
Poi Sara Conti di Rf segnala “una vicenda disdicevole, durante la quale la presidente Tomasetti avrebbe interloquito con la Guardia di Finanza italiana facendo il nome di due sammarinesi: un’altra vicenda disdicevole, a cui la presidente ci ha abituati facendoci fare figure pessime al di fuori dei canali ufficiali”.
A evidenziare il nodo centrale per il quale si cambia lo statuto, è Enrico Carattoni dai banchi di Rf: “C’è un dato che è il grande assente negli interventi che ho sentito fino ad ora. Si è parlato del ruolo che deve avere Banca Centrale. Ma non si è parlato della sostituzione di due membri del Consiglio direttivo e del fatto che c’è un progetto di legge che va a sanare la posizione di un Consiglio direttivo che oggi è contro la legge. Su questo tema non c’è stato un membro della maggioranza che abbia avuto il cuore di dire una parola”.
Il Condir non rispecchia le prescrizioni statutarie, tanto che si vogliono cambiare, ma per il consigliere Gian Nicola Berti, invece è rispettata la legge, e attacca con il ritornello: “Gli attacchi nei confronti della presidente Tomasetti mi fanno pensare a come ci ha aiutati a risolvere determinate situazioni, a chiudere certe pagine, le pagine Grais, Savorelli”. Anche se, va detto, Savorelli venne cacciato ben prima che arrivasse la Tomasetti.
Poi, come suo costume, il consigliere Berti non manca di profondere offese verso chi non può replicare, qualificandosi in tal modo da sé.
Di lì a poco mette in fila una serie di fatti Matteo Casali, di Rf: “Non mi piacciono le condanne a priori, ma neanche le santificazioni. Una persona che prima in un procedimento penale dice di non aver avuto nessun tipo di relazione con la Guardia di finanza italiana e poi emerge con il deposito di documenti agli atti che questo contatto c’è stato, quindi fino a prova contraria io la chiamo falsa testimonianza, e addirittura c’è la diffamazione di un membro dello stesso Condir, cioè l’avvocato Mularoni… io do nome e cognome a questo tipo di comportamento”, dice Casali riferendosi alla presidente Tomasetti.
Nella notte la presidente incassa le sviolinate di Matteo Rossi del Psd che le riconosce il coraggio di “essersi opposta a certe logiche, subendo anche minacce” e di Massimo Andrea Ugolini del Pdcs che dice “ha ripristinato un clima di fiducia”.
Segue Nicola Renzi di Rf a riportare con i piedi per terra: “Vogliamo farle un monumento?” chiede, sottolineando come Tomasetti abbia avuto pochi meriti nelle questioni legate al Cis. Ricorda, come aveva fatto Santi, la cessione dei Crediti Delta con suo parere e la promessa non mantenuta dell’accordo con Bankitalia.
Riprende la parola il Segretario alle Finanze Marco Gatti e riattacca col gruppo criminale e aggiunge: “La Tomasetti ci ha messo la faccia in tribunale”. Già, richiamando l’intervento di Matteo Casali si è anche visto come.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23