San Marino. Bruscoli: “Roberti deus ex machina io sono la sua prima vittima”

San Marino. Bruscoli: “Roberti deus ex machina io sono la sua prima vittima”
L’informazione di San Marino (di giovedì 13 aprile 2017)
Bruscoli: “Roberti deus ex machina io sono la sua prima vittima”

Solo rapporti con Roberti, De Biagi, Della Balda (Emilio) e Botteghi, che promuovevano iniziative e si proponevano come facilitatori grazie alle loro relazioni politiche

E’ una sorta di scontro a distanza quello tra due dei principali imputati del processo sulla Tangentopoli sammarinese-conto Mazzini. Nella precedente udienza Roberti aveva affidato al suo avvocato le proprie dichiarazioni e ne aveva per tutti, in particolare per Gian Luca Bruscoli. Stavolta è quest’ultimo ad affidarle al suo legale, Maria Antonietta Pari, e conferma le sue dichiarazioni rese in istruttoria. Si dice innocente e addita Roberti come “deus ex machina”.

Ecco la dichiarazione di Bruscoli:

Ho iniziato ad operare con San Marino alla fine degli anni novanta. In riferimento alla contestata associazione a delinquere di cui al capo 1 del decreto di citazione voglio ribadire che non ho mai avuto rapporti d’affari con nessun politico tra quelli accusati di far parte dell’associazione: addirittura alcuni di loro li conosco solo di nome e non li ho mai visti, né incontrati. Detto ciò ho iniziato appunto la mia attività a San Marino nel 1997/98 e ho intrapreso le attività imprenditoriali che via via mi venivano proposte con l’ausilio di professionisti e dei soci della Banca Commerciale Sammarinese. Intendo sottolineare questo aspetto fondamentale per evidenziare che non c’è mai stato un progetto unitario e continuato nel tempo e non sono mai stato “compagno d’affari di antica data degli assodati (politici)” come sostenuto sempre nel capo 1 del decreto di citazione.

Infatti i miei rapporti principali sono stati con i soci della Banca Commerciale Sammarinese: essenzialmente con Giuseppe Roberti e Germano De Biagi e con i professionisti: lo studio Bugli e Saraceni nella persona dell’Avv. Guido Saraceni e con lo studio associato Mularoni nella persona dell’avvocato Matteo Mularoni e nella fase finale della mia presenza a San Marino (da fine 2010 sino al febbraio del 2011) con lo studio commerciale Botteghi e principalmente con la di lui moglie Fabiola Comanducci.

Questo per affermare che non mi sono mai interessato di politica e non ho mai avuto rapporti d’affari con gli esponenti di Governo, ma solo con Roberti, De Biagi, Della Balda (Emilio) e Botteghi, che promuovevano iniziative e si proponevano come facilitatori grazie alle loro relazioni politiche e per questo naturalmente si facevano pagare in denaro o in partecipazioni.

Non ho di conseguenza mai avuto favori o regali dalla politica, ma ho sempre svolto attività imprenditoriali a partire dalla creazione della Finanziaria e poi della Banca: in tutti questi casi sono stati creati posti di lavoro e sono state sempre pagate le tasse e tutto ciò indiscutibilmente negli anni ha contribuito al benessere della comunità sammarinese.

Non ho mai incassato compensi per attività parassitarie grazie al “traffico di relazioni” al contrario di Roberti e De Biagi: nello specifico non ho mai preso provvigioni o percentuali varie per il passaggio di licenze.

Tutte queste persone mi sono state presentate da Roberti, che ha SEMPRE filtrato tutti i miei rapporti con la politica e il mondo imprenditoriale.

Ritengo che Roberti mi teneva vicino, perché sapeva della grande disponibilità economica dei miei soci libici.

La finanziaria Fin Project è nata inizialmente per una necessità di Motassem Gheddafi: pertanto non è stata assolutamente creata per essere il polmone finanziario dell’associazione criminale (tutto nei fatti palesemente falso: basta guardare i movimenti bancari dei primi anni di attività della Fin Project) e non è stata concessa su impulso dell’allora Segretario di Stato Stolfi, ma del Segretario di Stato Gatti Gabriele.

La finanziaria fino al 2006 aveva una decina di clienti, di cui la maggior parte libici e grazie ai fondi da loro forniti sono stati gestiti: l’acquisto dello Yacht Sunseeker denominato “Che Guevara” per Motassem Gheddafi; l’affitto di un appartamento a Roma a Piazza di Spagna e pagamenti vari per le più diverse esigenze personali del dott. Motassem.

Sono tutte cose facilmente riscontrabili e per quanto riguarda lo yacht è addirittura uscita la notizia del suo sequestro a Porto Verde ad opera della Guardia di finanza, poi regolarmente dissequestrato.

E’ pertanto incomprensibile l’accusa che la finanziaria sia stata utilizzata per finanziare l’associazione a delinquere con soggetti alcuni del quali manco da me conosciuti, come sopra detto.

In questa vicenda pare che si attui pienamente il principio che reggeva la propaganda di Joseph Goebbels (ministro della propaganda nazista ai tempi di Hitler): ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”.

Non ho prove su chi abbia orchestrato dall’inizio questa strategia, ma i coniugi Botteghi nel 2011 mi dissero che era stato Gatti Gabriele con Tito Masi, in quanto volevano eliminare Roberti dalla vita politica sammarinese e hanno pensato di conseguenza di distruggere la finanziaria (probabilmente credendo che fosse da lui controllata e partecipata) e la Banca, che sicuramente Roberti influenzava con la sua costante presenza e ingerenza, anche se deteneva una partecipazione minoritaria (era solito ripetere che “le azioni non si contano, si pesano” – vedi l’adagio del noto banchiere italiano Enrico Cuccia”) Poi tutto è stato agevolato dalla mia scarsa presenza in territorio sammarinese e dalla mancanza di relazioni dirette (ero pressoché sconosciuto alle persone che contavano).

Il tutto condito da un certo mistero intorno alla mia persona e alle mie relazioni, che ha costituito l’humus ideale per la creazione di una storia che poteva avere gran presa giornalistica, nell’ottica dell’estromissione di Roberti. Sta di fatto che la diffamazione continuata a mezzo stampa rivolta alla mia persona e contro la Fin Project ha lasciato segni evidenti: tanto che pare ci sia un pensiero comune sul fatto che io abbia tenuto chissà quali condotte criminali, tanto che sul punto ci hanno sicuramente giocato nelle loro palesi false testimonianze sia Carrirolo, che la Goracci e da ultimo Botteghi.

Cercherò qui di seguito di evidenziare alcuni rilievi sui principali fatti a me contestati:

1) le decisioni in Banca Commerciale erano collegiali: il CDA è stato negli anni via via composto da Germano De Biagi, da Emilio Della Balda, da Alberani o suoi rappresentanti, da Malpeli Marcello, da Simoncini Aldo, da Sandrini luca, da De Sio Sergio, da Cucuzza Osvaldo: io di tutti questi soggetti sono sempre stato quello meno presente in Banca e nonostante questo l’unico imputato insieme a Roberti;

2) in tutti gli anni della mia permanenza a San Marino ho sempre conservato la mia attività lavorativa principale e prevalente all’estero, delegando per le attività sammarinesi il controllo di tutto ad altri: Madoir prima (quale Direttore), poi Tortorella (quale procuratore con delega totale alla gestione, nonché responsabile antiriciclaggio), i vari membri del CDA succeduti nel tempo in Fin Project e i vari esponenti (altri membri del CDA, Direttore, Responsabile Crediti, Responsabile antiriciclaggio ecc.) In Banca Commerciale Sammarinese: io mi occupavo solo di intervenire nelle sedute del CDA, quando ero in carica;

3) io sono la prima vittima delle manovre di Roberti: per la licenza della Fin Project e per la licenza della BCS mi ha chiesto soldi (finanziamento privato ai partiti e sua provvigione), mi chiedeva in prestito l’ufficio per le sue riunioni (a cui io non ho mai partecipato e neppure sapevo con chi si vedeva), ho subìto continue richieste di contributi, richieste di assunzioni di amici o persone  segnalate dai suoi amici;4) quei pochissimi che mi conoscono e che hanno collaborato direttamente con me sanno che sono sempre stato leale e corretto ed ho sempre lavorato onestamente, non beneficiando di attività parassitarie alla Roberti;

5) ribadisco che ho sempre dovuto pagare per tutto e mi pare strano che possano convivere in una Associazione quelli che pagano per avere un servizio o una consulenza con gli stessi che percepiscono la dazione;

6) si parla tanto di Fin Project, ma la finanziaria conti alla mano in dieci anni di attività ha avuto un utile di un milione di Euro: non vi è stata pertanto alcuna intermediazione fuori dalla media;

7) sempre per ciò che concerne Fin Project i clienti al tempo dell’apertura e della gestione dei mandati avevano tutti i certificati (penale e carichi pendenti) a posto e in ogni caso i clienti li gestivano in modo autonomo e indipendente Tortorella e il personale della finanziaria e non certamente io;

8) io ho subìto la richiesta del contributo al partito in occasione di richiesta di licenze o concessioni come diversi altri imprenditori quali ad es. Andrea Della Balda, Ermes Colombini, Lucio Amati, Ambrogio Rossini, dei quali sono venuto a conoscenza dagli organi di Informazione e chissà quanti altri visto che sono state concesse licenze per circa 12 banche, 52 finanziarie, 548 società anonime, più di 300 società immobiliari, 120 Fondazioni e migliaia di S.p.a. e S.r.l.

9) non comprendo poi perché nonostante io non abbia mai gestito la clientela né in Banca, né nella finanziaria (ad eccezione di Billi che ho aiutato a ristrutturare un debito con la BAC, perché richiestomi da Roberti a sua volta sensibilizzato da Mularoni Pier Marino) sono imputato quale socio e consigliere, mentre parimenti non sono stati chiamati a rispondere i rappresentanti legali della banca e della finanziaria e nessuno del Collegio sindacale di entrambi.

10) non capisco, per fare un esempio, perché non sia imputato Crosara che ha portato il cinese in banca e lo conosceva e operava con lui da più tempo di tutti, ma invece veniamo imputati io e Tortorella per le stesse operazioni che fino al giorno prima eseguiva direttamente Crosara; Il cinese poi eseguiva operazioni anche in altre banche e finanziarie, come ad esempio Bfc e Ibs;

11) poi è del tutto incomprensibile il mio coinvolgimento nei capi di imputazione riguardanti il cinese visto che io non l’ho mai né conosciuto, né tantomeno gestito e in più, a riprova della liceità delle operazioni, faccio presente che è anche una persona dal certificato penale pulito che l’ultima volta che l’ha visto regolarmente lavorava a Roma in una attività lecita, come riferito da ultimo da Crosara in udienza;

12) capisco la confusione in cui sono caduti gli Inquirenti, perché fino a poco tempo fa ho anche io avuto difficoltà a capire che cosa è successo ed ancora non ho tutto chiaro, ma una cosa è evidente: io con certe persone non ho mai avuto niente a che fare e sono vittima di un madornale errore giudiziario;

13) vorrei far notare che per la questione Banca Commerciale e per la Fin Project la Banca centrale, che viene detto aver dato in alcune occasioni “collaterale assistenza” al c.d. gruppo criminale è la stessa che ha commissariato la Fin Project e messo in amministrazione controllata BCS, con conseguente successiva cessione forzata;

14) è evidente la contraddizione per cui chi ha dato assistenza ai membri del gruppo criminale ha penalizzato alcuni (Bcs e Fin Project) e collaborato ed operato a vantaggio di altri (Stolfi & co.), che sono alcuni tra i presunti componenti dell’associazione a delinquere, di cui al capo 1: come dire che dell’associazione fanno parte contemporaneamente le vittime insieme ai carnefici, questi ultimi supportati da Banca Centrale!

15) sui miei rapporti on Roberti non avrei speso più delle parole sopra espresse, ma dopo aver letto le sue “ragioni” lette all’udienza del 4 aprile 2017 mi vedo costretto a rispondere alle assurde accuse da lui mosse nei miei confronti:

– In via preliminare noto il suo “patetico” sforzo di correggere a distanza e a suo favore tutto quanto ho dichiarato due anni fa, quando i Magistrati me ne hanno fatto richiesta e che confermo oggi in toto;

– diverse testimonianze di dipendenti e collaboratori della Bcs lo descrivono come il “deus ex machina” [Cfr. teste Raffaele Lucio Pistillo- udienza 28 settembre 2016, pag. 11] all’interno della Banca Bcs, oppure «visto il soggetto, c’era anche un certo timore», «era una persona che era abbastanza vendicativa» [Cfr. teste Giovagnoli Davide – udienza 28 settembre 2016 pagg.115-116];

– difatti l’ultima volta che l’ho visto mi aveva rimproverato che io ed Emilio Della Balda non l’avevamo seguito e sostenuto nel suo piano di attacco alla magistratura e mi ha detto: “te la faccio pagare, mi avete lasciato solo, vedrai…”;

– oggi capisco benissimo cosa aveva in mente e comprendo il suo stato d’animo;

– nelle sue affermazioni parziali e confezionate ad arte per sostenere la sua versione ha detto però qualche verità che può aiutarmi a spiegare certi fatti:* incarico diplomatico di Consigliere d’Ambasciata in Libia (capo d’imputazione n.1): l’accusa dice che venivano concessi incarichi diplomatici per scopi diversi da quelli per cui normalmente vengono dati: nel mio caso ci tengo a ribadire che non ho mai avuto buoni rapporti con Stolfi, tanto che proprio Roberti mi disse che Stolfi aveva preferito Amati a me per il ruolo di Ambasciatore nonostante il lavoro che avevo svolto in Libia e in più l’incarico poi venne dato successivamente, come Roberti conferma, ad altri: tutto ciò a sottolineare che non ho avuto favoritismi e non sono per nulla associato con Stolfi; rappresento poi che è del tutto normale, avendo allora un incarico diplomatico che abbia partecipato a incontri ufficiali, viaggi e missioni per firmare accordi con la Libia;

* libretto Giulio (capo d’imputazione n. 6): come per tutti i libretti io non ho mai saputo la “storia” del libretto Giulio (la provenienza, i vari passaggi ecc., perché al tempo essendo in vigore il segreto bancario non si chiedeva e il  libretto era un normale strumento di pagamento  e in questo caso proveniva da BCS) e siccome Roberti mi doveva restituire del denaro messo da me a disposizione per la liquidazione dei soci in seguito all’acquisto fatto nel maggio del 2008 di alcune azioni di Bcs, mi consegnò il libretto Giulio (senza dirmi della formazione della provvista: lo aveva in mano lui e io ho pensato che fossero soldi suoi): Roberti nelle sue “ragioni” conferma che non ho restituito i soldi del libretto a Stolfi e i soldi li ho tenuti io: questo perché li dovevo legittimamente avere da! Ma qui va fatta una precisazione: se avessi saputo che i soldi erano del potente Segretario di Stato Stolfi non glieli avrei certo sottratti, ma Roberti mi ha detto che erano i suoi e li ho usati per chiudere il suo debito nei miei confronti; diversa è l’operazione immobilliare fatta da Stolfi in Fin Project e non vi è collegamento tra le due per quanto è a mia conoscenza, in quanto è sempre stato Roberti a chiedere di fare l’operazione fiduciaria per Stolfi (ribadisco che non avendo io mai la gestione materiale dei libretti, mi sono sempre fidato dell’operatività gestita dalle persone a ciò preposte, probabilmente sbagliando);

* mancanza di rapporti diretti con politici: per sua stessa ammissione Roberti gestiva la vendita delle licenze e ammette di avere preso un 3% per aver sistemato la creazione della Bcs: se io avessi veramente avuto un rapporto diretto con Stolfi o altri politici di rilievo avrei certamente risparmiato il pagamento di una percentuale a Roberti; faccio poi presente che Roberti non ha mai conosciuto o incontrato Merloni, e il suo manager Gian Oddone Merli è stato portato a San Marino da un professionista di Milano tale Francini Alberto;

* anagrafica Mazzini: io non avevo alcuna conoscenza di questa anagrafica (che ho imparato dai giornali) ed è evidentemente una creatura di Roberti, come peraltro confermato dall’allora Direttore Canuti e da tutti i dipendenti della Banca.

Penso che forse ora è chiaro a tutti che: Roberti era l’unico a gestire le sue relazioni politiche in esclusiva e devo anche rilevare che a me non interessava gran che avere quei contatti, perché la mia attività prevalente è stata ed è tutt’ora in Libia.

Io grazie ai miei amici libici ho avuto grosse disponibilità economiche che Roberti ha sfruttato quando gli faceva comodo, come nel caso dei Tavolucci, per poi escludermi al momento buono, quando non servivano più i nostri soldi”.

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