San Marino. Commissione giustizia, l’archiviazione che ha smentito le accuse

San Marino. Commissione giustizia, l’archiviazione che ha smentito le accuse

L’informazione di San Marino

Ecco l’archiviazione che ha smentito le accuse mosse in commissione giustizia

Minacce, abuso di autorità, usurpazione di funzioni pubbliche erano le contestazioni ipotizzate alla base del cosiddetto “colpo di Stato” che sono state tutte archiviate

Antonio Fabbri

L’indagine e la successiva archiviazione – quindi pubblicata, per chi non lo sapesse o volesse far finta di non saperlo – della denuncia nei confronti di Guido Guidi, è l’evoluzione delle vicende della Commissione Affari di Giustizia e del riferimento dei mesi di ottobre e novembre 2017, fatto dall’ex Magistrato dirigente, Valeria Pierfelici. A quel riferimento seguì la denuncia e l’apertura del fascicolo, oggi archiviato. Quella archiviazione riporta esattamente quanto accaduto in Commissione Affari di Giustizia e raccoglie testimonianze che confutano e smentiscono le ricostruzioni che sono state poste alla base del teorema del “colpo di Stato”. Questo stando a quanto risulta dalle carte giudiziarie. Ecco, infatti, che cosa c’è scritto in quell’archiviazione di cui si è dato già in parte conto, ma che ora si ripercorre in maniera più completa.

Partendo dalle contestazioni, cita l’archiviazione: “In particolare, risulta in atti un elaborato – il famoso “addendum”, ndr. – predisposto dall’allora Dirigente Pierfelici, risultato poi effettivamente oggetto di riferimento alla Commissione in occasione della seduta del 30 ottobre 2017, nel quale si legge che “… tutta la vicenda relativa alla cessazione dalle funzioni di Guidi ha del ridicolo, se non fosse stata accompagnata da comportamenti integranti precisi fatti di reato (minacce, abusi d’ufficio, ecc.)”; in data-deposito 10 gennaio 2018, Valeria Pierfelici rimarcava e precisava il rilievo per cui “…Nei riferimenti alla Commissione Consiliare per gli affari di giustizia venivano trattate anche altre questioni che devono essere oggetto di accertamento, per il possibile rilievo penale. In primo luogo vengono i rapporti di Guido Guidi con il Prof. Roberti, con Pier Marino Menicucci ed altri condannati nel processo Mazzini. Presso la Cancelleria può essere acquisita la dichiarazione di incompatibilità a decidere un reclamo proposto da Menicucci avverso un provvedimento cautelare nel processo c.d. Mazzini per amicizia con lo stesso; il prof Roberti potrà testimoniare sui suoi rapporti con Guidi. Lo sfavore di Guidi nei confronti delle indagini in tale processo sono state più volte palesate alla sottoscritta, ai colleghi interessati, e ad alcuni imputati. Le minacce risultano dal verbale del Consiglio Giudiziario del 12 giugno 2017, mentre gli abusi d’ufficio sono costituiti dall’esercizio delle funzioni giudiziarie successivamente al 17 settembre 2017, come comprovano gli atti giudiziari e non da lui firmati, dagli ordini di trasmissione dei fascicoli impartiti al Cancelliere, ecc., sebbene egli fosse pienamente consapevole della cessazione delle funzioni”.

Ancora, secondo la denuncia dell’ex Magistrato dirigente “…l’abuso d’ufficio del prof. Guido Guidi – riporta il provvedimento di archiviazione del Commissario Morsiani – è stato oggetto di esposto al Giudice Inquirente (…) I rapporti del prof. Guido Guidi con i politici condannati nel processo del c.d. conto Mazzini sono già stati fatti oggetto di esposto al giudice penale, ed erano noti a tutti i Giudici, ed in particolare al Commissario della Legge Buriani, vi sono poi i ricorsi amministrativi volti ad ostacolare la nomina del nuovo Giudice d’appello…”.

Riporta sempre il provvedimento di archiviazione come in Commissione sul tema di una lettera anonima ci fu chi sollevò il fatto che questa lettera fosse “…solo marginalmente afferente alla questione e non in maniera comprovata…”, verbale pag. 13”. Tuttavia “Valeria Pierfelici – prosegue l’archiviazione – ebbe però chiaramente a precisare “…che determinati contenuti della lettera sono gli stessi che Guidi le ha direttamente rivolto. Non ha tuttavia elementi per dire che la lettera anonima sia stata scritta da lui…” (verbale, pag. 14); sul punto, emerso nel corso del confronto, rispetto alla “incompatibilità del prof Guidi (…) a seguire il processo Conto Mazzini [e del]l’interesse per i cosiddetti amici o conoscenti di Guidi affinchè lo stesso Guidi permanga in Tribunale…”, Valeria Pierfelici spiegò che l’interesse era proprio quello di “far casino’’ (sic, verbale pag. 15); per quanto qui in particolare rileva, ed anche in riferimento alle ulteriori ipotesi per le quali il corrente procedimento è iscritto, dall’esame del verbale emerge che il dibattito, al termine dell’audizione del Dirigente, registrò interventi che rimarcavano la possibilità di “… azioni per fomentare divisioni all’interno del Tribunale…! “utilizzo di qualsiasi strumento, da parte dei soggetti interessati, allo scopo di generare più confusione possibile, ivi compresa la questione del pensionamento di un Magistrato”, ipotizzando l’utilità (ma anche le possibili criticità) di convocare in audizione anche altri Magistrati, e comunque”… con riferimento alla relazione aggiuntiva (…) la necessità di un ulteriore ed attento approfondimento, alla luce dei passaggi particolarmente forti ivi contenuti”, concludendosi in merito al collocamento a riposo del Giudice Guidi di richiedere al Consiglio Giudiziario una risoluzione quanto più celere della questione (verbale, pag. 22);” Poi il decreto di archiviazione cita anche la riunione della Commissione giustizia del 22 novembre: “in particolare il 22 novembre u.s., il Dirigente del Tribunale venne nuovamente invitato a partecipare, ella, rispondendo in merito a richieste di chiarimenti sulla riservatezza delle circostanze già oggetto di riferimento, richiamò di nuovo proprio fatti esposti a riguardo del prof. Guidi, ritenendo che i riferimenti alle “…manovre di Guido Guidi, quando in una letterina relativa ad un procedimento lo stesso Guidi adduce come motivazione che è amico di Menicucci [siano] segreto d’ufficio. Le storielline che riguardano le stupidaggini che racconta Guido Guidi in generale circa i suoi rapporti con la politica in relazione ai reclami Asset, non crede che non siano coperte da segreto d ‘ufficio (…) la parte relativa a Guido Guidi, in cui si fa riferimento anche ad una lettera anonima è riconducibile al segreto d ‘ufficio (…)”, pur già in quella sede rammaricandosi anzi del fatto che “…questo documento è già stato comunicato e reso noto … se ne parla in palestra facendo esplicito riferimento a quanto detto da lei su Guidi’’ (verbale, pag. 11)”.

Proprio su questi riferimenti vennero assunte le testimonianze, da un lato del Cancelliere che era stato indicato in commissione come “minacciato” dall’ex giudice Guidi. Nella sua deposizione il Cancelliere, però, smentì recisamente le minacce, ma non solo. Smentì pure che ci fosse stato abuso d’ufficio. Venne assunta anche la testimonianza del Commissario della Legge Gilberto Felici, oggi giudice all’Alta Corte di Strasburgo. E’ dalle testimonianze che emerge come il costrutto secondo cui le attività descritte rientrassero in un disegno diretto a bloccare il “Mazzini”, fosse infondato. Il che, comunque, non esclude che questo disegno da altre direzioni ci fosse e ci sia.

Lo scontro in Consiglio giudiziario Oggetto delle verifiche del procedimento è stata anche l’accesa presa di posizione di Guido Guidi in Consiglio giudiziario. Da un lato dal verbale di quella seduta, dice il provvedimento di archiviazione, non si evincerebbero toni accesi, che però sono testimoniati dal giudice Gilberto Felici, Commissario della Legge, presente alla seduta del Consiglio Giudiziario in questione. “Posso confermare che, se non minacce, nel corso del Consiglio giudiziario di giugno 2017 Guido Guidi ha avuto un atteggiamento al limite dell’irriguardoso verso la Reggenza. Intervenne in modo estremamente scomposto, non era lui. Se ne andò con una sorta di minaccia, questo è vero, mi pare parlasse di una collaborazione con una delegazione del Consiglio D’Europa che avrebbe monitorato San Marino, con la· quale egli, su segnalazione della Professoressa Tania Groppi avrebbe contribuito, sottintendendo che poteva anche mettere in cattiva luce le nostre istituzioni. Non certo una minaccia temibile, l’atteggiamento però era senz’altro ritorsivo. Insisto però, era fuori di sé, fu una reazione non controllata …”. Seppure, dunque, non possano

essere esclusi toni accesi, l’inquirente non rileva profili penali nella posizione del denunciato in quel consesso. Tra l’altro l’inquirente ritiene plausibile anche la ricostruzione dello stesso accusato, comprendendone lo stato d’animo relativo alla possibilità di una valutazione negativa circa la sua proroga.

La smentita del Cancelliere sulle minacce o pressioni Cita il decreto di archiviazione: “Quanto all’ipotesi che le indebite pressioni ipotizzate a carico del Prof. Guidi abbiano avuto luogo anche sotto forma di minacce rivolte al Cancelliere del Tribunale”, l’accusa risulta dal verbale della Commissione per gli Affari di Giustizia, 30 ottobre 2017, a pagina 8, dove “Il Magistrato Dirigente precisa che il prof Guidi ha minacciato il Cancelliere (…) il Cancelliere avrebbe dovuto denunciarlo’’. “Appare che l’accaduto – prosegue l’archiviazione – possa essere efficacemente ricostruito attraverso la testimonianza resa dal Cancelliere Venerucci. Valeria Venerucci ha infatti dichiarato: “ricordo che dopo il 17 settembre [cioè al compimento del sessantottesimo anno di età] il prof Guidi lamentò in diverse occasioni l’assoluta incertezza nella quale si trovava. Nonostante la richiesta di proroga non aveva avuto alcun riscontro, positivo o negativo. In mancanza di risposta riteneva di dover continuare a presentarsi in Tribunale per le proprie funzioni (…) escludo di avere subito minacce o pressioni indebite da parte del Prof Guidi. Per quanto mi risulta questo non è accaduto nemmeno nei confronti del personale di Cancelleria. Certamente è accaduto che nel lamentarsi per la situazione il prof Guidi abbia più volte minacciato di avviare azioni in varie sedi rispetto ad un trattamento che riteneva illegittimo. In nessuna occasione ho percepito l’intenzione di azioni o reazioni dirette a me o al personale di cancelleria. (…) quanto allo stato d’animo del Prof Guidi ricordo di aver in particolare assistito ad un colloquio tra lui e il Commissario Pasini, nel quale il Prof Guidi espresse proprio il disagio per la situazione e la sua convinzione della necessità di una comunicazione ufficiale (…) il Prof Guidi si era confrontato in quel periodo anche con altri colleghi magistrati proprio perché non faceva mistero della situazione di disagio che lamentava”.

L’archiviazione parla dunque di “equivoco” circa la presunta minaccia, rivelatasi dunque inesistente.

L’abuso di autorità Quanto all’accusa di abuso di autorità, anche quella viene archiviata. “A tal proposito – cita il provvedimento – rimangono significative le ulteriori dichiarazioni rese dal teste Venerucci: “quanto alla posizione del Prof. Guidi dopo il compimento degli anni, non ho ricevuto istruzioni specifiche da parte del Magistrato Dirigente. Il Prof. Guidi era titolare di fascicoli di competenza anche della Cancelleria Penale. Mi confrontai con gli altri Cancellieri ed in particolare con il Cancelliere Merlo. In sostanza si era deciso di non trasmettere nuovi fascicoli al Prof. Guidi in attesa di un chiarimento della sua posizione, come pure anche per i casi di fascicoli già assegnati che richiedessero nuovi provvedimenti. Applicammo le disposizioni del Magistrato Dirigente che già dal 2014 prevedevano l’alternanza del Prof. Guidi con il Prof. Ferroni in caso di impedimento. In un primo momento ho continuato a trasmettere al Prof. Guidi solo le pratiche per le funzioni di garante, mantenendo fermi i fascicoli. Il 19 ottobre [2017, ndr.] scorso poi ho provveduto ad una formale trasmissione al Prof. Ferroni di tutti i fascicoli dell’amministrativo in applicazione dell’ordine di servizio che ho citato. Ho provveduto contestualmente alla trasmissione anche delle pratiche del Garante (…) faccio presente che per l’attesa nella fase di incertezza si stavano determinando ritardi, quindi ritenni di informare anche il Direttore del Dipartimento. (…) l’ordine di servizio del Dirigente non prevedeva la sostituzione con riguardo alle funzioni di Garante. (…) ricordo che dopo il 17 settembre il prof. Guidi lamentò in diverse occasioni l’assoluta incertezza nella quale si trovava. Nonostante la richiesta di proroga non aveva avuto alcun riscontro, positivo o negativo. In mancanza di risposta riteneva di dover continuare a presentarsi in Tribunale per le proprie funzioni”.

Anche qui l’inquirente archivia, perché mancò la comunicazione a Giudi circa la cessazione dell’incarico, e mancò anche l’elemento essenziale del reato contestato che prevede, nell’abuso d’ufficio, l’aver procurato un vantaggio a sé o ad altri. Cosa non verificatasi per l’inquirente, trattandosi tra l’altro di pratiche relative alla sola funzione di garante della privacy.

I sospetti di favore verso i “mazziniani” Anche in tale caso quanto detto in Commissione giustizia viene smentito dall’indagine, in particolare circa paventate interferenze per fare saltare la prosecuzione del “Mazzini”. E viene smentito dalla testimonianza proprio del giudice che, probabilmente, conosce meglio le carte e l’indagine di quel processo. E’ infatti Gilberto Felici, nella propria testimonianza riportata nel provvedimento di archiviazione, ad affermare: “…con Guido Guidi io non ho mai tenuto rapporti significativi. Con me lui non ha mai palesato sfavore rispetto alle indagini, o al processo, del “Conto Mazzini”. Sul fatto che Guido Guidi fosse dipinto come vicino a Roberti e compagnia è comunque una cosa che, ad onor del vero, io sapevo da almeno cinque o sei anni (…) Fu sempre Valeria Pierfelici a parlarmene all’epoca nell’ambito di quei fatti. (…) Non ho avuto invece sentore concreto di ostacoli messi da Guido Guidi alla procedura di nomina del Giudice d’Appello, non desiderava che si facesse perché poteva impedire la proroga del suo incarico. Non ho mai avuto alcuna sensazione che la contrarietà di Guidi al nuovo reclutamento avesse a che fare con il processo “Mazzini”. Si parla di una lettera anonima, io la vidi rapidamente, me la mostrò Pierfelici… Non ho ritenuto comunque di ricollegare la lettera a Guidi…”. Archiviata, dunque, anche tale contestazione.

Interrogativo Ora, decadute le accuse – formulate prima in Commissione affari di giustizia e poi in tribunale – di minacce aggravate, abuso di autorità, usurpazione di funzioni pubbliche, che cosa resta di quel “colpo di Stato” urlato ai quattro venti per mesi? Verbali o non verbali, stralci o non stralci, il quadro comincia ad essere chiaro e che cosa resta è emerso nel recente dibattito in Consiglio sulla giustizia.

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