San Marino. Confuorti, Borri, mail, Npl. Per Dim un’unica certezza: Celli se ne vada, Antonio Fabbri

San Marino. Confuorti, Borri, mail, Npl. Per Dim un’unica certezza: Celli se ne vada, Antonio Fabbri

L’Informazione di San Marino

Confuorti, Borri, mail, Npl. Per Dim un’unica certezza: Celli se ne vada 

L’opposizione chiede che si faccia chiarezza la pubblicazione dello scambio di mail dell’ex Cda di Cassa di Risparmio

Antonio Fabbri

Conferenza stampa ieri di Democrazia in Movimento in seguito alla pubblicazione su un sito dell’esposto dell’ex direttore Carisp, Luca Simoni, con uno scambio di mail dell’ex Cda di Cassa di Risparmio con in copia un indirizzo che riconducibile a Francesco Confuorti, “un personaggio abbastanza controverso che abbiamo sempre reputato molto coinvolto nelle dinamiche di San Marino – dice Emanuele Santi – e ora, da questi documenti, abbiamo la certezza che riceveva e-mail riservate in merito all’attività di Cassa di Risparmio”. Un fatto gravissimo, denuncia Dim: “Da tempo cerchiamo di portare il nome di Confuorti all’attenzione del Governo, in conferenze stampa, serate pubbliche e anche Aula Consigliare. Il nome di Confuorti compare anche nell’esposto presentato dall’ex Direttore di Cassa di Risparmio Luca Simoni, su cui è stata aperta un’inchiesta” .

“E’ assolutamente anomalo che una qualsiasi persona terza rispetto al Cda sia nelle mail delle comunicazioni – interviene Roberto Ciavatta – Ancora più grave se quella persona ha delle posizioni debitorie nei confronti del sistema”. Poiché la società Advantage Financial, di Confuorti, si occupa di gestione di Npl si profila l’ombra dell’insider trading, come sostenuto dallo stesso Simoni nell’esposto. Dim non vuole che si spengano i riflettori su questa indagine e su quella in corso sui titoli acquistati da Banca Centrale. “Si tratta di 49 milioni di euro – così Federico Pedini Amati – Si parla di tre indagati illustri, di cui non si sanno i nomi ma è facile ipotizzare che si tratti di persone con responsabilità dirette nella cessione dei titoli”. Pedini Amati puntualizza anche che chi ha nominato i membri del Cda di cassa di Risparmio è stato il Governo, nella persona del Segretario Simone Celli, che viene quindi additato come “principale responsabile, anche grazie ai famosi decreti di luglio che hanno creato una finsetra temporale che ha permesso a Banca Centrale di acquistare quei titoli spazzatura”.

“Noi abbiamo incontrato Luigi Borri, ex membro di Cassa di Risparmio, solo una volta – precisa Elena Tonnini – e gli abbiamo chiesto esplicitamente se conosceva Confuorti, cosa che ha negato completamente. Eppure risulta adesso che Borri mette in copia, nell’inviare le mail, proprio Confuorti. Ci si chiede quindi chi ha suggerito a Celli i nomi del Cda del Monte dei Paschi di Siena, da inserire in Cassa, per arrivare al bilancio liquidatorio di Cassa, che serve al Governo per giustificare l’indebitamento del Paese”. “Emerge quindi evidente la responsabilità del Governo rispetto a tutta una serie di nomine – continua la Tonnini – a una serie di iniziative in favore di certe operazioni, o mancate azioni per cercare di fare chiarezza su questi elementi”. Dim si chiede se questo indebitamento non faccia comodo a qualcuno, così come la gestione degli Npl. Alessandro Rossi torna sulla mancanza di trasparenza del Governo nei confronti del sistema bancario finanziario: “La maggioranza dovrebbe porsi di fronte al paese con un atto forte. Quello che emerge invece è un modo di agire che privilegia gli interessi di qualcuno a discapito degli interessi della Repubblica”.

Ciavatta avverte che esiste una continuità col passato, perché certe persone fanno ancora parte del sistema. Ora la coalizione chiede al Governo di fare chiarezza una volta per tutte, accusando che – a dispetto della trasparenza sempre sbandierata dalla maggioranza – “non c’è stato un confronto democratico neppure sulla nomina di Roberto Moretti, che è passato dal ruolo di vigilato, come membro del Cda di Cassa di Risparmio, a quello di controllore come Direttore di Banca Centrale”. Da Dim esprimono quindi amarezza per non essere stati ascoltati: “Ci hanno dipinto come sprovveduti, hanno minato la nostra credibilità, facendoci oggetto di una campagna diffamatoria” e ribadisco, comunque, “la responsabilità è di Celli e se ne deve andare”

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