San Marino. Consiglio Grande e Generale, 11 dicembre, seduta pomeridiana. Agenzia Dire

San Marino. Consiglio Grande e Generale, 11 dicembre, seduta pomeridiana. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 10-23 DICEMBRE

 La seduta del Consiglio grande e generale riparte nel pomeriggio dal dibattito sulla riforma fiscale. In chiusura dei lavori, hanno preso la parola tutti gli iscritti (51): in seduta notturna il dibattito proseguirà con le repliche. Di seguito un riassunto dei lavori.

Federico Pedini Amati,Ps: “Questa maggioranza ha cercato una condivisione solo con i sindacati per via dello sciopero generale che ha portato in piazza quasi 5 mila persone. Il Governo e la maggioranza dunque non possono continuare a dire che c’è stato un adeguato confronto con l’Aula consiliare. Ed anzi devono assumersi la responsabilità di questa riforma non condivisa. Entrando nel merito posso solo dire che questa riforma nasce da un’emergenza e dunque viene fatta correndo, ma purtroppo siamo dinanzi a una riforma strutturale e non minimale. E’ una riforma assolutamente non equa. Per fare cassa lo Stato ha deciso di chiedere un maggiore contributo fiscale a tutti i cittadini, in particolare ai dipendenti. Non pensando però che questa misura ridurrà i consumi. Una volta per tutte sarebbe il caso di verificare chi realmente è in uno stato economico particolarmente agiato chiedendo loro uno sforzo maggiore rispetto a quello richiesto ai dipendenti. Per quest’ultimi anche un prelievo minimo può essere vissuto come un problema. Intervenire sui redditi dei dipendenti è più semplice che far emergere situazioni che a San Marino non sono mai state verificate.

Luca Lazzari, Su: “Come si fa a emanare una legge così importante senza prima aver garantito un po’ di giustizia sociale. Con quale coraggio la classe politica va a mettere le mani nelle tasche dei cittadini ? Il delicatissimo passaggio in cui si trova la Repubblica va risolto a livello politico e non in Tribunale. La politica deve ristabilire la verità perché si può sfuggire alla giustizia ma non al giudizio della popolazione. A me interessa solo che San Marino diventi un paese in cui vivere non diventi un’infamia. Propongo l’istituzione di una commissione speciale per fare chiarezza e restituire alla collettività tutto ciò che le è stato tolto dai politici: è il presupposto per la riconciliazione. Il perdono in cambio della verità. Tranquillizzo il segretario Valentini che si è detto preoccupato per la manifestazione di venerdì ed ha parlato di tentativo di sovversione della democrazia: la democrazia non l’abbiamo mai avuta, al massimo proviamo ad affermarla”.

Gianfranco Terenzi, Pdcs: “Questa riforma vuole regolamentare equamente la tassazione interna e favorire una serie di interventi volti a sostenere gli investimenti sul territorio. Dobbiamo concentrarci sulla politica di sviluppo che il Paese ci impone e dobbiamo segnalare alcune direttrici di sviluppo anche nell’intessere delle relazioni con i paesi stranieri. Dobbiamo favorire gli insediamenti locali, sostenendo progetti innovativi nel senso più ampio del termine. Qui si innesca anche il ruolo che può svolgere la politica estera. Dobbiamo anche incentivare l’azione della Camera di Commercio. E’ spiacevole constatare che le organizzazioni sindacali abbiano favorito tensioni sociali per fare pagare agli altri un conto che invece ricade su tutti. Per salvaguardare lavoro e occupazione l’obiettivo non può essere quello di uccidere la mucca che ti da il latte tutti i giorni”.

Nicola Renzi, Ap: “Sono un po’ deluso dal dibattito svolto fino a qui perché in gran parte si è incentrato su una questione di metodo. Cercherò di dare una chiave di lettura possibile rispetto quanto successo. Ci troviamo in un momento storico, dopo 30 anni in cui l’argomento veniva toccato con poche fortune, ci troviamo a discutere in seconda lettura la riforma tributaria. Allora su questo si sono scatenate la polemiche legate al mancato coinvolgimento, al fatto che governo e maggioranza non siano giunti al confronto con l’opposizione. Nella dialettica politica è normale per l’opposizione fare di tutto perché il governo non prosegua la sua corsa. Credo che molto abbiano influito i giochi di parte in Aula, a volte abbiamo assistito a critiche pretestuose e all’affermazione di vere e proprie bugie. Rivolgo e ricordo l’impegno di quanti invece hanno voluto lasciare da parte il gioco di ruolo e hanno voluto davvero scendere nel merito e fare una trattativa in cui alla fine si è trovata la quadra nell’interesse del Paese. Non è possibile che tutte le volte si tenti di strumentalizzare gli atteggiamenti di categorie e sindacati quando la pensano diversamente.

La scommessa che faremo con questa riforma deve essere legata all’emersione dei redditi. Perché  il primo obiettivo di questo provvedimento non è far cassa, ma l’accertamento di tutti i redditi”.

Paolo Crescentini, Ps: “Oggi è passato un anno dall’insediamento del governo e la musica non è cambiata. Di fronte al metodo usato anche in questa riforma, l’opposizione ha potuto fare ben poco. Di qui la nostra scelta di non partecipare a quella che per noi sembrava una farsa. Qui però spezzo una lancia per un giovane segretario di Stato, Matteo Fiorini, che per la riforma del catasto ha coinvolto da subito anche le forze di opposizione, diversamente dai suoi colleghi. E’ l’esempio per cambiare pagina alla politica.

Il consigliere Berti ha ha detto che con questa riforma si passa dal dire al fare e si va verso lo sviluppo. Ma non l’abbiamo già fatta la legge per lo sviluppo? Oggi questa riforma non garantisce nessuna crescita.

Il sindacato dovrà rispondere alle 8 mila persone portate in piazza, perché in questa situazione non ha prevalso la tutela dei lavoratori ma il gioco di potere e la difesa delle poltrone.  

Non si possono accettare testi blindati come questo, che anche la maggioranza è costretta ad approvare”.

Luca Beccari, Pdcs: “Come è stato possibile presentare tutti gli emendamenti depositati in Commissione finanze, se i gruppi di minoranza hanno preso visione del testo solo un giorno prima? Non si può dire che nel Paese la stragrande maggioranza dei contenuti della riforma non fossero stra-noti. E’ un dire qualcosa di non vero.

Alle proposte presentate non ci siamo arrivati in 10 minuti. I confronti sono stati qualcosa di elaborato e complesso. La maggioranza non ha accettato le proposte dell’opposizione non per una questione di barricate, ma per una diversa visione del sistema tributario. Non abbiamo corretto quello che non funzionava, perché pensiamo che non si fanno le leggi con questa logica ma pensando in toto a che tipo di impianto tributario vorremmo. Invece il lavoro fatto dall’opposizione è stato un lavoro sul lavoro della maggioranza, non il risultato di una visione di un nuovo impianto. Ho visto contro-proposte che si mettevano semplicemente in una logica di differenza rispetto quanto proposto dalla maggioranza. Le contraddizioni sono evidenti.

Non ho nessun dubbio sul fatto che questo provvedimento possa frenare lo sviluppo.

L’aliquota è calcolata in termini di competitività interna e di sostenibilità con l’esterno. Il  17% è sostenibile anche sul piano dei rapporti con altri Paesi. Tutto l’impianto è impostato sul fatto che l’agevolazione fiscale introdotta dal provvedimento sia sempre collegata a un ritorno diretto sul piano economico e sociale, ne è l’esempio la detrazione con la Smac e il titolo sulle agevolazioni. Si dice che è una legge insufficiente per l’accertamento e i controlli, ma si dimentica da dove si parte oggi, che non esiste l’azione penale. Il provvedimento è la sintesi di tante variabili, non ha la pretesa di essere perfetto ma è un ottimo punto di partenza”.  

Francesca Michelotti, Su: “Ricordo al segretario Valentini che il diritto di associazione e di manifestazione del pensiero è garantito nella nostra Carta dei diritti. Credo che la politica debba impegnarsi maggiormente a sentire il polso della gente perché se viene a mancare la capacità di ascolto della politica non riusciremo a rappresentare gli interessi del paese. Non si tratta di populismo, ma di attenzione e di sensibilità. I detentori di redditi alti che si sentono danneggiati da questa legge potrebbero manifestare pubblicamente ma non lo faranno perché sono ampiamente rappresentati in Consiglio. Noi dobbiamo essere vicini a chi ha la febbre e respingiamo con forza l’accusa di istigazione alla violenza perché la violenza è cieca e non ha intelligenza. Questa riforma, nonostante innovazioni interessanti da tenere sotto osservazione, è ancora fortemente ancorata al modello precedente che aveva il grosso deficit di accertabilità dei redditi. Fino a quando non proporremo una riforma fiscale che garantisce l’accertabilità dei redditi non saremo credibili”.

Guerrino Zanotti, Psd: “Il paese ha bisogno di misure che riportino ai conti pubblici delle entrate che in questi anni sono venute a mancare. La lotta ai fenomeni di corruzione e alla mala politica va comunque perseguita. Esprimo soddisfazione per il testo approdato in seconda lettura. Da parte di tutti gli interventi dell’opposizione non ci sono critiche spietate all’impianto legislativo, ma ci si è soffermati di più sulle modalità e sulle tempistiche che sulla sostanza. Il testo contiene le cose principali che i sindacati durante la trattativa hanno chiesto. Evidenzio l’atteggiamento responsabile della Csu nell’abbassare i toni e nel comprendere che gli interventi fatti andavano nella direzione prospettata anche da loro. Si chiedeva il potenziamento della Smac Card e l’introduzione del reato di evasione fiscale. Penso che queste richieste siano state in qualche modo esaudite. Anche la rimodulazione delle aliquote a mio avviso ha distribuito in maniera più equa il carico contributivo. Per un reddito di 15 mila euro il carico fiscale sarà di 267 euro mentre su un reddito di 25 mila euro il carico fiscale sarà di circa 1.164 euro”.

Denise Bronzetti, Indipendente: “Una riforma strutturale come quella che stiamo discutendo oggi ha bisogno della massima condivisione. Inutile dire come spesso si arrivi a provvedimenti strutturali con l’acqua alla gola. Io però sono anche costretta a ribadire le mie perplessità rispetto a un ordine di priorità nel varo di queste riforme strutturali che dal mio punto di vista poteva essere diverso. Priorità: 1) saremmo potuti essere molto più decisi e rapidi sulla spending review che sta invece andando a motore rilento 2) recupero monofase 3) progetti e decreti in termini di sviluppo. Sia i dipendenti che gli autonomi negli anni hanno pagato molto poco. Di sicuro i dipendenti hanno pagato quello che dovevano, mentre altre categorie non hanno pagato in relazione alla loro situazione reddituale. Ci ricordiamo tutti che sulle dichiarazioni dei redditi di lavoratori autonomi e liberi professionisti ci sarebbe davvero da discutere per quanto poco dichiarassero rispetto al loro tenore di vita. Ora si tratta di pagare un po’ di più tutti e in relazione alla capacità reddituale. E’ stata prevista una commissione politica che può decidere come, se e quando fare dei controlli: siano puntuali”.

Grazia Zafferani, Rete: “Ognuno si prenda le proprie responsabilità, siete stati eletti a governare il Paese e siete sicuri che i vostri elettori vi appoggeranno in questa scelta. Però dovete rendere conto anche agli altri cittadini. Spero che il segretario Felici possa trovare parole diverse per spiegare questa riforma, perché a parte la sua squadra e i sindacati, non ha convinto nessuno. Il vostro non è coraggio ma perseverare nel portare il Paese nel declino.

Diversamente dal 26 settembre scorso, quando ero in piazza a manifestare, venerdì sarò dentro il Consiglio e ribadirò la mia contrarietà a questa riforma. Ma sarò sempre vicino ai manifestanti che saranno sul Pianello”.

Andrea Zafferani, C10: “Il fatto che una riforma vada fatta non giustifica qualunque riforma. Il come viene fatta non è un dettaglio. Nei fatti sullo sviluppo siamo a zero, sul bilancio abbiamo i conti in disordine e il pareggio è molto lontano. La riforma poteva servire a risolvere, per la sua parte di competenza, entrambe le questioni. Al di là del tentativo di girare la frittata, la riforma manca entrambi gli obiettivi. Rispetto al bilancio, con la riforma arrivano 5 mln e mezzo di euro di  imposte. Favorire competitività imprese, mettere a posto il bilancio sono due compiti anche di una riforma fiscale ben fatta e non ci sono nessuno dei due.

Quindi, poco gettito e niente sviluppo. Allora la riforma parla di ridistribuzione di equità o di accertamenti. Nei fatti triplica le imposte, tutela i redditi molto bassi, mena i redditi medi e medio-bassi. Le aliquote sono tutte da stabilire, dipendono da molti fattori. Cosa c’è nella riforma per realizzare il fine pari reddito-pari contributo? Solo molte dichiarazioni di intenti.

Per l’accertamento: avremmo voluto l’uso della Smac anche come strumento deducibilità fiscale per tutte le spese effettuate in territorio, ogni trnasazione sarebbe stata controllabile per via elettronica, sarebbe stato lo strumento principe contro l’evasione fiscale nel Paese, il più efficace, con grossi benefici sull’incremento consumi interni. Invece mi lascia perplesso lo strumento della Smac passiva che autonomamente i negozianti dovranno strisciare. Sarà, né più né meno, una dichiarazione di volontà. Questa riforma non si può definire una risposta ai problemi. Poi è tutto in stand by per la massa di decreti delegati e il tavolo di accertamento che possono rimettere tutto in gioco. Qualcuno ha detto che i cittadini manifestano perché vogliono continuare a non pagare le tasse. E’ un’affermazione pericolosa soprattutto perché arriva da un’area dove purtroppo, al suo interno, ci sono i protagonisti assoluti della cultura dell’evasione nel Paese negli ultimi 20 anni.  Poi non vi sorprendete se qualcuno reagisce male e arrivano critiche fortissime, perché li state sfidando”.

Elena Tonnini, Rete:

“Valentini ha fatto un discorso molto grave. Esprime come un vanto il fatto di unire a una maggiore pressione fiscale con la riforma anche un taglio dello stato sociale dove sono colpiti istruzione e sanità. Non a caso l’opposizione insieme ai movimentini, come li chiama il consigliere Andreoli, terranno una serata pubblica a Domagnano sulla sanità.  

Pagare attraverso tasse e tagli ai servizi: questo il succo della riforma. Non potete delegare a un tavolo la lotta all’evasione, nulla è previsto per questo. Se non siete capaci di svolgere il vostro ruolo, allora mi chiedo chi è il vero sovvertitore delle regole democratiche. Abbiamo sempre sostenuto l’esigenza reale di una riforma, ma questa non risponde ai bisogni Paese, è una scelta precisa del governo solo per rastrellare soldi. Al consigliere Berti che dice che chi va in piazza è un  evasore dico che le persone con cui veniamo in contatto sono tutte disposte a pagare, lo hanno già fatto con la patrimoniale. Ma intendono pagare per sostenere lo stato sociale e non il sistema insostenibile dove continuate a difendere le solite sacche che foraggiate.

Ci accusate di essere populisti e demagogici, ma a Berti dico che in Aula non possono esserci solo avvocati e liberi professionisti.  Da un anno, grazie ai movimenti, altre categorie sono entrate in Consiglio. Tutti necessitano della stessa rappresentanza negli organi istituzionali”.

Mario Lazzaro Venturini, Ap: “Quando si dice che riforma fiscale fa schifo perché tartassa i dipendenti, non è né onesto né lungimirante. Ma la politica ha la tentazione irresistibile di fare polemica demagogica come in questo caso. Non è vero che una riforma fiscale fatta in un certo modo, come questa in gran parte, esclude il tema dello sviluppo. Le attuali leggi che disciplinano le imposte sul reddito risalgono agli anni ’80. La riforma fiscale degli anni ’80 fu una buona riforma ma fu duramente contestata con manifestazioni di piazza e assedio al Palazzo. Oggi è una riforma obsoleta perché non assicura gettito sufficiente a sostenere i costi dell’apparato statale. Anche tagliando gli sprechi, oggi non si può più contare sulle imposte sugli interessi attivi del denaro depositato nelle banche sammarinesi. Oggi lo Stato sammarinese non si regge più e non è stata Alleanza Popolare a scegliere un modello di sviluppo basato sulle banche. Questa riforma fiscale introduce alcune novità: il consigliere Zanotti in modo specifico ha detto quanto pagheranno i redditi più bassi e si tratta di cifre irrisorie. Le aliquote sui redditi dei dipendenti sono state alzate ma in maniera ragionevole. Non si può dire che sul versante degli accertamenti non sono stati compiuti progressi o che le nuove aliquote non sono economicamente sostenibili”.

Marco Podeschi, Upr: “Non condividiamo il progetto di legge. Mi sarei aspettato che, in considerazione del momento che stiamo vivendo, il governo e la maggioranza che lo sostiene avessero cercato la maggiore condivisone possibile. Invece si è solo assecondata la Csu come prezzo politico da pagare in cambio dell’appoggio alla riforma fiscale. Il confronto è sparito almeno per quanto vale i 25 consiglieri di minoranza. Stringere un patto di ferro con la Csu è stata una mossa studiata dal segretario Felici. Questa riforma sestuplica la tassazione per i redditi medi. Le argomentazioni che ci hanno fatto abbandonare l’Aula su questo progetto di legge a nostro avviso sono solide. Il provvedimento che i 33 consiglieri di maggioranza approveranno entro questa domenica non risolve i problemi del nostro paese e della nostra società. Sono state riviste le aliquote tra prima e seconda lettura, ma non c’è alcuna analisi sul gettito, né proiezioni temporali della legge nei prossimi anni. Si è poi parlato di equità e distribuzione del reddito, ma lo scaglione più alto, oltre gli 80 mila euro, pagherà meno rispetto a quanto previsto dalla riforma degli anni ’80. Mi sfugge quale sostanziale contributo daranno i redditi sopra gli 80 mila euro al paese”.

Augusto Michelotti, Su: “Sanità e scuola erano considerati dei fiori all’occhiello del nostro paese. Non è colpa dei cittadini se fino a oggi i vari governi che si sono succeduti, per esigenze clientelari, hanno ritenuto non necessario far pagare le tasse a tutti. Chi dice che siamo un popolo viziato e che occorre iniziare a fare sacrifici è estremamente scorretto. Adesso la maggioranza sta tentando di proporre un ricatto infame al paese: se vuoi mantenere i servizi primari pubblici paga perché adesso non possiamo più mantenerli. Le tasse vanno pagate in funzione del proprio reddito. L’accertamento dei redditi è uno dei punti deboli di questa riforma mentre dovrebbe essere il cavallo di battaglia della nuova legge. Reato di evasione fiscale? Una “ciofeca” ed anzi viene tutelato nei propri diritti il cittadino-evasore. Non c’è in questa legge equità per cui chi più ha, più deve dare. Forse avremmo avuto bisogno di una legge a tutela dei redditi più bassi e che con questi provvedimenti vede i tempi della sopravvivenza assottigliarsi ancora di più”.

Rossano Fabbri, Ps: “Se l’esigenza era di fare cassa l’obiettivo completamente fallito.

Portare avanti la riforma attraverso decreti delegati successivi e il tavolo tripartito mi spinge a chiedere quale rispetto hanno questa maggioranza e questo governo delle opposizioni. Se prima veniamo ad approvare legge per poi poterla modificare in separata sede con tavolo tripartito e con decreti infatti si ha l’annichilimento del ruolo dell’opposizione. Poi quando la bozza definitiva arriva direttamente in Commissione finanze non si può dire che si è rispettato la minoranza. E’ stato scelto di inserire nell’articolato provvedimenti sullo sviluppo e resto perplesso quando dalla maggioranza si dice che questa legge non serve per garantire occupazione. Non possiamo esimerci dal sottolineare poi l’escamotage per cambiare tutto e niente nella parte degli accertamenti.

Vi siete preoccupati di verificare oggi lo stato degli uffici pubblici e l’applicabilità della riforma rispetto i compiti dell’ufficio tributario? Alla maggioraza abbiamo chiesto di rassicurarci sulle parole del magistrato dirigente, sulle sue doglianze per il carico di lavoro, ma non abbiamo avuto risposta. Non ci si preoccupa dell’effettività della norma e del raggiungimento degli scopi per cui viene emessa. Questo libro dei sogni risulterà inapplicabile per il 90-95% di quanto previsto”.

Stefano Macina, Psd: “Ho l’impressione che parliamo di testi diversi. Alcuni elementi fermi del provvedimento è bene riprenderli. Il provvedimento fiscale si inserisce in una politica economica composta da  un insieme di norme che devono indirizzare le risorse in investimenti per lo sviluppo. Come ha detto l’Fmi, non può decollare lo sviluppo se prima non mettiamo ordine nella finanza pubblica. La ridefinizione dell’impalcatura del sistema tributario, ispirata ai principi di equità e tutela dei redditi più bassi, è l’obiettivo del provvedimento. Al di là delle opinioni della minoranza, la riforma rappresenta un punto di incontro importante che non va sminuito e premia le disponibilità di dialogo ricevute. In politica e nel confronto con le parti sociali, se c’è la volontà di esercitare il potere di contrattazione, occorre trovare il punto di incontro. Scusate, ma se vogliamo lo stato sociale, qualcuno lo deve sostenere. Se vogliamo tenere nel Paese un livello di welfare di un determinato tipo questo deve essere finanziato e il provvedimento di oggi tiene conto di questa esigenza, di avere un regime fiscale ancora non pesante per lavoratori e imprese, della raccomandazione per una no tax area e di non far venire a meno i finanziamenti necessari per lo stato sociale. Rispetto alle proposte minoranza c’è stata una visione diversa e non è stato possibile l’accoglimento di quella impostazione. La nostra è una scelta diversa che riteniamo possa funzionare. Ci vuole un ufficio tributario strutturato e una magistratura competente in materia, è vero, ma se non facciamo la norma come facciamo a fare il resto? Prima ci vogliono le norme, poi ci sarà una fase di passaggio transitoria per fare in modo di mettere uffici e istituzioni nelle condizioni di operare. Lo stesso strumento della Smac è importante. Lo scontrino fiscale in Italia non ha funzionato, la nostra scelta è quella di usare la Smac come strumento di accertamento, ma non solo questa.

E’ un provvedimento importante che va accompagnato alla revisione dell’ufficio tributario e alla formazione della magistratura, di qui i decreti e la commissione tripartita. Dai decreti l’opposizione non viene esclusa visto che spetta al Consiglio la loro approvazione”.

Luigi Mazza, Pdcs: “Il dibattito di oggi è stato preceduto da una fase complessa, quando si affronta la riforma tributaria tanti sono gli elementi di conflitto. Abbiamo un sistema che ha dato molto in termini di sostegno, per educazione, salute e sistema sociale, ma poco ha chiesto in termini di contributi. Con la tassazione media al 6,1%, un terzo della media europea, nessuno Stato può garantire lo stato sociale, quindi le vie sono due, spendere meno e chiedere di più. Quindi togliere ambiti di sprechi. La spending review mira a garantire le conquiste sociali con minori costi, in quel contesto la riforma fiscale ha un ruolo fondamentale. Il rapporto tra fiscalità e sviluppo: la riforma indica tutti gli elementi legati a questo aspetto perché è con le tasse che lo Stato sostiene il sistema. Non si smantella lo stato sociale, urlatelo pure alle vostre manifestazioni. E’ proprio per garantire lo stato sociale con i contributi dati secondo le proprie facoltà che bisogna affrontare riforma fiscale e la spending review, con le difficoltà che si impongono ovunque.

La riforma fiscale non è un affare di chi l’approva in Parlamento, l’alleanza con le forze sociali ed economiche fa si che sia un progetto per il Paese. Probabilmente ci potevano essere più spazi di confronto, il testo non era facile, ma i dirigenti sindacali hanno riconosciuto che sono state accolte le loro tre istanze. Nessuno dice che il progetto termina con questa approvazione, un po’ più di onesta intellettuale ci vorrebbe in Consiglio”.

San Marino, 11 dicembre 2013/02

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