San Marino. Consiglio Grande e Generale, 17 dicembre, seduta del mattino. Agenzia Dire

San Marino. Consiglio Grande e Generale, 17 dicembre, seduta del mattino. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 10-23 DICEMBRE

MARTEDI’17 DICEMBRE – mattina

Nella seduta della mattina, il Consiglio grande e generale conclude il dibattito e le repliche sul Bilancio di previsione 2014 dello Stato e degli Enti pubblici e sui bilanci pluriennali 2014/2016, in seconda lettura. Dopo una riunione dei capigruppo, si procede alla deposizione degli emendamenti. In chiusura, la Reggenza dà comunicazione che il Consiglio grande e generale riprenderà i lavori alle ore 20.00 di questa sera.

Di seguito una sintesi degli interventi di questa mattina.

Nicola Renzi, Ap: “Si è intervenuto con equità nella Finanziaria. Sarà presente anche un intervento sul personale della pubblica amministrazione: abbiamo sempre creduto che la cosa fondamentale per trattare l’argomento dei costi della Pa fosse la definizione di un fabbisogno, perché solo dalla conoscenza delle necessità si può partire per elaborare una strategia.

Da gennaio, dopo questo provvedimento, noi dovremo come maggioranza svolgere una riflessione molto approfondita per rilanciare l’azione di governo su due punti chiave: 1) metodo di lavoro che comporti minore affanno quando si arriva in Aula a trattare tematiche così pesanti, perché la contingenza non ci ha aiutato. 2) Lo sviluppo perché io non credo che su questo possiamo permetterci i facili slogan: lo sviluppo non si fa con uno schiocco di dita o solo dicendolo. Alcune strade sono state tracciate dalla maggioranza e su quelle strade da gennaio dovremo insistere con maggiore forza”.

Marco Podeschi, Upr: “Sono perplesso dalle parole del consigliere Renzi e di altri consiglieri della maggioranza. I cittadini ci hanno chiesto di lavorare per il bene del Paese ed io purtroppo ho sentito tanti interventi in cui si difendeva solo il settore lavorativo da cui si proveniva. Sono poi indignato poi per quello che è successo con la delibera Rothschild, con cui sono stati deliberati 300 mila euro a favore di quella società. E’ inutile poi lavorare sulla revisione della spesa se si fanno questi regali”.

Ivan Foschi, Su: “Non c’è unità di intenti neppure nella maggioranza che si è presentata alle elezioni con un programma unico. La riforma fiscale fino ad oggi è stata sovrastimata per quello che doveva portare nelle casse del bilancio dello Stato. Oggi le più rosee previsioni vengono ridimensionate perché i dissidi nella maggioranza hanno prodotto un provvedimento che farà entrare nelle casse pubbliche molto meno di quanto ipotizzato. Credo che l’alleanza con il Pdcs renderà impossibile al segretario Felici portare avanti l’introduzione dell’Iva. Nella riforma fiscale inoltre è mancato il coraggio di mettere al primo posto la lotta all’evasione fiscale. Gli interventi devono riguardare tutti e devono poggiare su un pilastro fondamentale come l’equità. La logica dei tagli lineari poi rappresenta il massimo dell’iniquità. Inaccettabile come inaccettabili sono i metodi dei prepensionamenti, una via d’uscita privilegiata, in controtendenza rispetto ai sacrifici chiesti a tutti gli altri. A quale scopo? Si scarica il peso sui Fondi pensioni. Grande assente di questa legge di bilancio è inoltre lo sviluppo. Non possiamo accontentarci di 4 articoletti sull’aeroporto e sul Parco scientifico e tecnologico. Mi pare poi che siamo in altro mare sul fronte dell’uscita dalla black list, il segretario agli Affari esteri continua a fare il pesce in barile”.

Paride Andreoli, Ps: “Il bilancio dello Stato, sia in prima lettura, ma ancor più in seconda, rappresenta un momento importante dal punto di vista politico, economico e sociale. Oggi invece ci dobbiamo abituare con questo governo a nessun confronto perché per la prima volta da una trentina d’anni l’opposizione non ha avuto la minima possibilità di confrontarsi su un tema così delicato e importante. Dalla relazione del segretario si evince la mancanza di coraggio e di scelte puntuali, rapide e prioritarie. Non c’è alcuna indicazione di rilievo che va a tracciare la strada per delineare un nuovo modello di sviluppo. In diversi interventi ho sentito accusare l’opposizione di fare demagogia. Se portare un contributo significa fare demagogia, allora significa che è meglio mettere in pratica il silenzio. Mi dispiace contraddire il segretario Valentini: non è demagogia, ma solo proposte e contributi per dare risposte ai cittadini. Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Black list? Chiedo al segretario Valentini se non ritiene che l’Italia stia tardando troppo.

Il consigliere Gian Nicola Berti ha attaccato duramente l’Italia, forse centrando il problema. Provvedimenti ne abbiamo presi e forse più di quelli che eravamo chiamati a fare. Eppure l’uscita dalla black list tarda ad arrivare”.

Stefano Macina, Psd: “Siamo coscienti come maggioranza abbiamo da affrontare una situazione complessa fino in fondo. Questa presa di coscienza c’era quando ci siamo presentati per governare il Paese e sicuramente l’abbiamo anche nella fase attuale. Questo Paese deve essere ridisegnato complessivamente, nella sua struttura economica, attraverso tutti i provvedimenti fatti per adeguarsi a livello internazionale, sicuramente anche per la Pa e il bilancio dello Stato. Ciò richiede tempo e tenacia, ma è la strada verso cui intendiamo proseguire e non c’è ritorno indietro.

Forse non raggiungiamo il pareggio di bilancio, ma non si può cadere dal pero, con la rimodulazione della riforma fiscale non era possibile, lo sapevamo tutti. Ma già il fatto importante è che invece dei 25 mln di euro di deficit siamo a 16 mln di euro, è un elemento che deve essere presente. Non si può criticare il mancato pareggio di bilancio. Al di là di quelle che possono essere scelte che ancora sono abbozzate, il bilancio presenta una situazione che, per quel che riguarda le politiche sociali, non vengono intaccate.

Sulla Pa occorrono interventi strutturali, modelli organizzativi, accorpamenti e revisione normativa  a  partire anche dalle fasce retributive. Sono aspetti non più rinviabili che entro primavera del prossimo anno devono trovare attuazione. D’altra parte bisogna fare in modo di avviare tutte le situazioni normative e di strutture per nuova imposta generale sui redditi, cercando di rendere efficace da subito l’attività dell’ufficio tributario e dei soggetti interessati sui nuovi meccanismi per i redditi dal nuovo anno”.

Luca Beccari, Pdcs: “La discussione sul bilancio è sempre complessa e articolata, da è diventato lo strumento di gestione della crisi. In passato era invece lo strumento di ridistribuzione delle entrate dello Stato nel Paese, oggi quello per ricercare stabilità ed equilibrio economico della macchina statale. Da un certo punto di vista è legittimo avere pretese per una legge di bilancio che cerchi la soluzione ai problemi del Paese, ma non può essere lo strumento che azzeri gli effetti della crisi. Non condivido le espressioni usate rispetto al pubblico impiego, quando si parla di lavoratori privilegiati. Il problema è un altro: a fronte di una situazione di disequilibrio, l’amministrazione deve essere una posta di bilancio su cui intervenire. Non perché nel privato c’è crisi e, per una sorta di legge di compensazione, dobbiamo applicare lo stesso male ai dipendenti pubblici. Dobbiamo intervenire sulla spesa pubblica perché abbiamo il dovere di intervenire su una macchina pubblica che non si regge in equilibrio. Questo il motivo perché tutte le voci di bilancio devono essere analizzate. Abbiamo 4 mila dipendenti nella Pa che svolgono lavori completamente diversi che hanno un regime retributivo unico. Questo è stato l’elemento scatenante delle indennità.

Credo sia del tutto ragionevole immaginare che le persone impiegate nella Pa, a fine carriera, possano essere accompagnate con un’accelerazione nel collocamento a riposo per ridurre l’onere complessivo, purché il tasso di sostituzione ci permetta risparmi e non sia al 100%. Noi proponiamo una percentuale intorno al 25%, serve anche per garantire il ricambio di professionalità. Non sarà una soluzione alla crisi occupazionale, ma non possiamo immaginarci una Pa statica, senza turn over e con deficit. Sono d’accordo che il bilancio sia un documento complesso, di difficile interpretazione, però non dobbiamo dargli un’etichetta di non attendibilità. Il problema dei residui è fisiologico e non sarà mai azzerato, questo non ci impedisce di avere un bilancio leggibile e integro nella sua composizione. Anche sulle previsioni delle entrate deve essere fatta chiarezza. In bilancio abbiamo inserito la parte ponderabile, quella che è possibile desumere dalla simulazione. Oggi è impossibile immaginare quale sarà l’allargamento della base imponibile. Il bilancio è ispirato al principio di prudenza. La previsione di entrata è coerente con l’impegno programmatico di azzerare strumenti straordinari.

Concludo, credo che nell’esame dell’articolato entreremo nel dettaglio, dagli emendamenti saranno più chiare le ragioni delle proposte del governo, ma se si vuole apertura al dialogo forse bisogna iniziare ad abbandonare giudizi generalisti”.

Repliche

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “In tutto il lavoro di quest’anno ci siamo impegnati nelle cose da fare per mantenere l’equilibrio di bilancio, per poi iniziare a fare sviluppo. Questo non si crea per decreto, e così i posti di lavoro non si creano per decreto, si possono favorire. Per cui abbiamo già fatto un pezzo di lavoro che non è tutto il lavoro, abbiamo fatto il tavolo per lo sviluppo, abbiamo fatto provvedimenti importanti, è inutile fare i negazionisti su questa fase. Certo, mancano ancora molti moduli, lo vedremo a gennaio, non abbiamo affrontato il comparto bancario e finanziario. In Consiglio si dovrà affrontare un dibattito e in quel momento faremo proposte e indicheremo la strada da seguire. Lo stesso faremo per il nuovo modello sulle imposte indirette. Non c’è nessuno slittamento, dal 2 gennaio inizieremo il confronto al tavolo. Quindi il piano di sviluppo per il turismo e il commercio è un altro argomento che deve essere valutato. Il passaggio poi fatto con la nuova normativa fiscale, con cui vogliamo abbandonare il vecchio sistema degli accertamenti per uno nuovo.

C’è una fase di passaggio, siamo al collo di bottiglia, lo ripeto, dobbiamo attraversarlo. Le critiche le ho trovate abbastanza rituali e reiterate. Non siamo sorpresi delle proteste, della resistenza a certi cambiamenti che anche la finanziaria proporrà, ma intendiamo fare in modo che anche provvedimenti difficili non siano però pensati come punitivi per una categoria rispetto all’altra. Credo che nell’esame della legge avremo modo di sviluppare un dialogo e un confronto adeguati e lo farò in modo non pregiudiziale. Mi aspetto questa disponibilità avvenga anche da altre parti. Mi piacerebbe che il confronto fosse nel merito delle questioni, senza imputarci l’un altro intenzioni, ho sentito dire ‘criminali’. Non è il momento ricercare il consenso di parte, ma per affrontare con umiltà e responsabilità impegni difficili”.  

Roberto Ciavatta, Rete: “Dobbiamo agire sulla Pa, ma bisogna fare le dovute distinzioni se no facciamo sì demagogia, demagogia della maggioranza. Le indennità: ci sono tanti privatistici che hanno una retribuzione di 1.500 euro netti al mese, vogliamo incidere lì, è questo il problema dello Stato? Ci sono enormi differenze nella Pa, non potete dire che le indennità sono state inserite per differenziare, sono state inserite per logiche clientelari, il revisionismo storico lo fate voi.

Nessuno ha detto di togliere le indennità ai medici, ma ci sono situazioni in cui può scegliere ora di fare la libera professione, allora lo Stato chieda di rinunciare ad indennità da 2.700 euro al mese. Le indennità sono un preciso atto clientelare fatto dai governi che si sono succeduti, non si può mettere tutti nello stesso calderone. Qualcuno si assuma le responsabilità per 20 anni di clientele. Qualcuno le le ha e non accettiamo la diminuzione lineare nella Pa, c’è chi prende 800 cento euro e chi 8 mila euro al mese. Non si può intervenire su chi prende piedi retributivi simili al privato. Nessuno nega che nel privato si possa perdere il lavoro, ma non per questo  chi è nella Pa deve essere punito. Chiedo di non essere qualunquisti in Aula e di fomentare lavoratori, cerchiamo di tenerli uniti perché siamo tutti sulla stessa barca se il Paese rischia di saltare in aria”.

Giovanni Lonfernini, Upr: “Oggi il governo ci viene a dire che cinesi, interessati a investire su San Marino, si sono allontanati perché c’è stata una polemica troppo rumorosa nei confronti di questa operazione. Ed ancora sull’operazione Aman Resorts, il governo ci dice che sia sfumata perché non c’era un progetto pronto. Se le cose sono andate come dicono maggioranza e governo, allora credo che l’opposizione abbia fatto bene a contrastare questi progetti”.

Paride Andreoli, Ps: “Sul settore turistico e commerciale presenteremo degli emendamenti. E’ il settore su cui a mio avviso occorre insistere con forza, concentrando le nostre politiche soprattutto sulla valorizzazione di un turismo di sosta e non su un turismo mordi e fuggi. Sulla legge di Sviluppo però non ci sono quelle proposte necessarie a rilanciare il settore turistico e commerciale. Dopo la politica delle tasse ora comincia la politica di ridurre gli stipendi: siamo alla battaglia tra poveri”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Nella Pa prima di fare la riforma della busta paga con queste premesse è meglio fare altre cose, ovvero rivedere i profili di ruolo e fare un riordino delle qualifiche dei settori. Sono assolutamente dalla parte di chi vuole fare il riordino e di chi vuole ripristinare parametri di correttezza. Sono contraria ai tagli lineari, ma bisogna dire che quest’anno ci siamo trovati a gestire una serie di problematiche. A cominciare dalla spending review che il governo non è stato in grado di attuare in un piano d’azione concreto. Tanto che la delibera dell’agosto scorso, nonostante a nostro avviso non fosse sufficiente, è rimasta in gran parte inattuata. Quando si parla di risparmi nel settore della pubblica amministrazione purtroppo l’opinione pubblica, ed anche parte della classe politica, pensa subito a tagliare gli stipendi. Quando si parla degli stipendi della Pa e c’è chi chiede parificazione con settore privato io mi chiedo ‘quale privato?’. Mi sembra di creare una guerra tra poveri. I concorsi bisogna farli almeno per i livelli dirigenziali. I dirigenti che non funzionano inoltre vanno allontanati, mentre si continuano a rinnovare loro incarichi. Se c’è resistenza al cambiamento e resistenza a logiche che devono essere finalmente introdotte occorre insistere e non rinunciare. Questa è la mia principale lamentela”.

Mariella Mularoni, Pdcs: “Devo intervenire per replicare al consigliere Santolini che ha riportato dati non corretti sugli stipendi degli insegnanti delle scuole superiori. Dati falsi e mi auguro che l’errore non sia stato fatto in malafede. Santolini aveva parlato di stipendi dai 2.800 euro ai 4.000 euro mentre gli insegnanti a inizio carriera alle superiori hanno netto di 1.948 euro mentre uno stipendio a fine carriera è di 3.290 euro. Invito il consigliere Santolini a informarsi”.

Luca Santolini, C10: “Nelle cifre indicate da lei, non sono considerate le indennità, nel mio discorso non facevo un discorso sui 200 euro in più o in meno, mi riferivo alle propine di esame. Non avevo le tabelle sotto, sono disponibile ad accettare la correzione”.

Nicola Renzi, Ap: “Quando veniamo in Aula abbiamo il dovere di dire la verità, di fondare la nostra analisi su dati reali. Non accetto dietrologie di chi dice che forse ha dato un dato sbagliato”.

Andrea Zafferani, C10: “Sono costernato quando in Aula si ragiona in termini di categoria. E’ un siparietto poco edificante. In più se aggiungiamo le indennità non è che il quadro sia così lontano da quanto detto da Santolini. In Aula dovremmo ragionare comunque in termini generali e noto invece come scattino difese corporative. Detto questo, tornando a temi generali, al segretario Felici rispondo che parlare di sviluppo è parlare di bilancio, crescita economica e nuove entrate. Gli do atto di affrontare un compito difficile, non gli riconosco il risultato perché non raggiungiamo il pareggio di bilancio. Lei dia atto che parlare di sviluppo sia un tema centrale in questa fase”.

Tony Margiotta, Su: “Invece dei tagli lineari era molto più importante attuare quello che il documento di spending review aveva proposto per ridurre i costi, come l’accorpamento degli uffici, la riduzione a livello dirigenziale di alcuni comparti. E volevo chiedere se questi accorpamenti siano in una fase di inizio o devono ancora essere pensati. Poi ci sarebbe da fare il fabbisogno del personale della Pa, ci sono servizi che hanno un numero di dipendenti in esubero, altri in carenza”.

Marco Gatti, Pdcs: “Forse è un merito essere chiamato qualunquista da un populista. Non si può dire che le indennità sono clientelari. Ci sono indennità di funzione per le funzioni esercitate, poi ci sono indennità che sono parte della paga, purtroppo, altrimenti ci sarebbe un appiattimento degli stipendi. Capisco la mentalità comunista in cui si dice che tutti dobbiamo prendere uguale, ma qui parliamo di merito, curriculum, esperienza, formazione etc.

Diciamo le cose come stanno, bisogna assumersi la responsabilità politica di metter mano alle buste paga per andarle a definire. Oggi è difficile intervenire sui tagli delle indennità perché per qualcuno interveniamo sulla busta paga, il settore più caratteristico è quello sanitario, il medico non può essere trattato come un amministrativo. Ho sentito contestare il taglio lineare, nessuno di noi lo vorrebbe attuare, ma dobbiamo avere la consapevolezza del Paese in cui viviamo. Nelle aziende c’è chi si è ridotto lo stipendio volontariamente per far stare in piedi l’impresa o si fanno meno ore per non fare licenziare nessuno. E’ un ragionamento da fare solo nel privato? Al  consigliere Lonfernini: noi ci stiamo impegnando tanto per  ridare un’immagine al Paese, non è un lavoro semplice. Siamo l’unico Paese al mondo in cui quando si avvicina un imprenditore abbiamo interpellanze in Consiglio grande e generale e i giornali che scrivono di tutto di più. Anche qui dobbiamo dimostrare un cambio di passo”.  

Matteo Zeppa, Rete: “Ricordo al consigliere Gatti che non è per malafede che l’opposizione fa delle interpellanze. Alla voce investitori, nel 2006, abbiamo avuto a San Marino Francesco Vallefuoco e dunque direi che è legittimo presentare interpellanze. Un serio investitore non batte in ritirata perché qualche gruppo dell’opposizione presenta un’interpellanza. Il consigliere si rende conto di cosa sta dicendo? Non dobbiamo fare interpellanze perché altrimenti non entrano investitori? Venendo alla Finanziaria, penso ci siano divergenze nella maggioranza perché c’è chi non vuole che vengano toccati determinati privilegi. Noi abbiamo presentato emendamenti coraggiosi e chiedo alla maggioranza e al governo di confrontarsi perché stiamo andando a incidere sul futuro prossimo del paese. E se tagli ci devono essere questi siano progressivi”.

Augusto Michelotti, Su: “A fronte di una decurtazione dell’1,5% degli stipendi P.A. in Finanziaria mi chiedo: il governo pensa di fare rinnovo contrattuale a costo zero?”.

Claudio Felici, segretario di Stato alle Finanze: “Replico al consigliere Michelotti dicendo che il governo affronterà la contrattazione in maniera coerente con il metodo con cui è stata predisposta la Finanziaria”.

San Marino, 17 dicembre 2013/01

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