San Marino. Consiglio Grande e Generale, 26 novembre, seduta notturna. Agenzia Dire

San Marino. Consiglio Grande e Generale, 26 novembre, seduta notturna. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 22-27 NOVEMBRE MARTEDI’ 26 NOVEMBRE – notte

I lavori del Consiglio grande e generale riprendono dalla prima lettura del progetto di legge “Regolamentazione della carriera diplomatica”, illustrato dal segretario di Stato per gli Affari esteri, Pasquale Valentini. Il dibattito che segue occupa tutta la seduta notturna.

Si riprenderà domani mattina dal progetto di legge in prima lettura in materia di previdenza sociale “Integrazioni e modifiche della Legge n.191/2011”.

Di seguito un riassunto dei lavori

Progetto di legge “Regolamentazione della carriera diplomatica”

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Il programma di governo prevede l’aggiornamento della legge di istituzione della carriera diplomatica per fare fronte alle rinnovate esigenze, nella consapevolezza del suo ruolo strategico. L’importanza di questo settore è cresciuta ancora di più negli ultimi anni nei quali la necessità di una radicale trasformazione economica ha imposto stringenti priorità alla politica estera. Tra queste: maggiore incisività e rappresentatività negli Organismi internazionali; intensificazione del rapporto con l’Ue; potenziamento delle relazioni bilaterali, anche con i Paesi strategici; maggiore qualificazione e specializzazione degli agenti diplomatici; intensificazione della comunicazione della politica estera; organizzazione di specifiche missioni; creazione di un vero e proprio staff diplomatico di supporto alla segreteria di Stato.

Il progetto di legge risponde a due precise esigenze. Definire le modalità di accesso e di progressione nella carriera diplomatica; rivedere e integrare i vari gradi con relativo aspetto economico. Si pongono dunque le basi per un consolidamento e una qualificazione della struttura diplomatica.

Alcune osservazioni dato che sono trascorsi dei mesi dal deposito del progetto di legge.

L’allegato A che definisce gli aspetti retributivi, con la revisione globale del sistema retributivo, può essere eliminato. La revisione del trattamento economico può essere considerata all’interno delle scelte generali per la Pa. Sui diritti acquisiti, ci sono già indicazioni nell’articolato per cui l’articolo di riferimento non incide. Sui requisiti per l’accesso occorre essere molto rigorosi sui nuovi inserimenti, in modo particolare sulle competenze linguistiche. Sulla progressione di carriera non si introduce un meccanismo automatico, il riconoscimento degli anni di servizio è una condizione necessaria ma no sufficiente. Contano anche la rotazione tra sedi estere e dipartimento sia le esigenze dell’amministrazione. Le norme transitorie per creare ponte tra situa attuale quella prefigurata, ma nessun automatismo.

La preoccupazione è quella di adeguare questa funzione strategica alle nuove esigenze sempre più pressanti”.

Marco Podeschi, Upr: “C’è un riferimento di legge sbagliato. Sulla revisione del trattamento economico, per le rotazioni si prevede un sostegno alle famiglie? Non vedo grandi novità e non capisco le varie specificazioni. Auspico che ci siano finalmente dei concorsi. Quali sono le sedi strategiche in prospettiva? Cosa volete fare della politica estera? Sta cambiando tutto”.

Elena Tonnini, Rete: “Dalla spending review escono costi altissimi, per gli affitti 1,7 milioni di euro, per personale all’estero un milione per 14 persone. Circa 2,7 milioni per la diplomazia. Quali sono i ritorni? Si parla di creazione, potenziamento e intensificazione nel progetto di legge. Si aumenta il carrozzone della segreteria di Stato. Per una politica estera serve una posizione univoca dei partiti di maggioranza. I diplomatici di carriera hanno richieste di serietà e formazioni maggiori rispetto diplomatici di nomina politica. Ci sono molti casi di inchieste. Da Pasquini e Amati. Ma nel progetto di legge non ci sono riflessioni in merito, nemmeno sulla titolarità di società o imprese. Serve una distinzione netta.

Il ricorso al concorso pubblico è smontato perché sottoposto a un regolamento in mano al congresso di Stato. Così altri aspetti. Serve una bozza del regolamento prima della commissione. Altrimenti parliamo a vuoto. Sull’avanzamento di grado ci sono tre criteri: anzianità, esigenze del dipartimento, valutazione del servizio. Ma non sono definiti”.

Luca Santolini, C10: “Ci sono diverse problematiche. Le osservazioni del segretario di Stato sull’aspetto retributivo sono corrette. Oltre i continui richiami al regolamento, all’articolo 15 si dà il mandato al governo di definire quali ambasciate sono strategiche. Non sono d’accordo, sono scelte di politica estera di ampio respiro. Non si possono cambiare a ogni governo. Vanno definite tramite deliberazione del Consiglio. Bene i concorsi pubblici, ma si deroga su personale in servizio da 5 anni. Perché c’è il divieto di passaggio dalla Pa alla carriera diplomatica?”.

Valeria Ciavatta, Ap: “La disponibilità del segretario di Stato va raccolta. Ha detto che è una base di lavoro a disposizione del Consiglio e della commissione per un progetto di legge il più possibile condiviso. La diplomazia riguarda tutto l’arco parlamentare, non vorremmo un percorso solo di maggioranza. Inoltre Valentini ha elencato punti precisi che attirano l’attenzione. Apprezziamo la disponibilità sulla riconsiderazione, specie per motivi legati alla spending review ma anche per principio, sulle retribuzioni. Non è solo contemplata nell’allegato A, ma anche nel testo dove si istituiscono nuove indennità. I diritti acquisti anche nella legge 188 erano previsti. Si era deciso nella precede legislatura di precisarli. Ci sono situazioni da prendere in considerazione. Sulla carriera l’anzianità non è sufficiente, bene dunque la proposta del segretario di Stato  per un maggiore accento su altri fattori. Bene l’approfondimento sulle norme transitorie. Su lingue l’inglese deve essere ottimo e occorre considerarne anche altre. Come per i  dipendenti dello Stato. Bene i concorsi e vanno fatti.

La precedente normativa aveva delle problematicità, che in parte sono risolte e in parte no, per esempio sul richiamo a norme del pubblico impiego. E’ corretto riprendere le norme senza un rinvio generico che crea problemi. Sulle incompatibilità le norme della Pa sono più severe; l’anzianità nel pubblico impiego non ha rilievo. Con la riforma della Pa si è stabilito che nessuna unità organizzativa può essere istituita se non per legge. Lo si rispetta formalmente, ma è previsto che con atto del Consiglio lo si può fare. E’ una legge nuova di pari livello ed è possibile, ma si inverte un processo. Non siamo d’accordo. Certe funzioni in più per i direttori di dipartimento non sono possibili”.

Simone Celli, Ps: “Serve un nuovo testo normativo sulla carriera diplomatica per migliorare l’efficienza del nostro corpo. Servono veri professionisti. Apprezzo che il progetto di legge è aperto al confronto. Ora ci sono delle perplessità. Si introducono i concorsi per l’accesso, il principio è condivisibile, ma c’è la norma transitoria per cui chi è al servizio diplomatico da 5 anni entra in carriera. Sia per chi ha lavorato al dipartimento sia per chi ha lavorato all’estero. E’ discutibile. La diplomazia low cost ha prodotto nocumento, sulle convenzioni serve un ragionamento complessivo e spero non siano rinnovate quelle in essere. Per legare l’accesso solo ai concorsi. Per la carriera occorre inserire il criterio degli studi. Inoltre non ci sono sostanzialmente incompatibilità e cause di decadenza. Bene la disponibilità sulle retribuzioni, vanno riviste”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Cosa pensano i cittadini del potenziamento della diplomazia? Non credo sia una priorità. Il costo è spropositato, specie se parametrati ai risultati raggiunti, fallimentari. Intanto si taglia sui libri scolastici. Questa legge va in deroga alla 188 del 2011. Se il governo non la condivide, non è più onesto rivederla? La carriera diplomatica ha il vecchio regime e indennità da 340 a 900 euro. Che disegno ha il governo della società sammarinese? Non sono tutti dirigenti, molti sono lavoratori dipendenti. Aumentate le tasse e la priorità è rafforzare la diplomazia. Dobbiamo sorpassare iniquità e privilegi, ma questa legge li rafforza”.

Rossano Fabbri, Ps: “La riforma è necessaria, il Paese aspetta da tempo. Nelle more di attuazione però esisteva una delibera, la 63 del 2007, che definiva le carriere diplomatiche. Ci sono aspetti più vincolanti rispetto alla legge. Non so se sarà integrata con quella della Pa, pero ci sono delle questioni che non vengono trattate. Sulle incompatibilità per esempio. Questa legge è molto leggera. Va ben regolamentato il rimborso spese”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Rimango stupito solo per averlo presentato questo progetto di legge. Ed è già stato affossato dal consigliere Ciavatta. Lo spending team evidenzia altissimi costi, 2,742 milioni di euro. E ha dato un indirizzo. Faccio fatica a percepire qualcosa di evolutivo per la carriera diplomatica. Ci vedo malafede, cose ombrose. Il vecchio regime di mentalità continua. Serve un’ottima conoscenza dell’inglese, buona non basta. C’è il divieto di passaggio da altri ruoli. Una sovrapposizione di funzione con la Camera di commercio. La questione delle sedi strategiche scelte dal governo. Questa legge non sta in piedi. Non è il momento giusto”.

Tony Margiotta, Su: “L’argomento è basilare e importantissimo. L’immagine di San Marino è stata infangata. Alcuni ex consoli hanno contribuito. Servono persone capaci di cucire relazioni. Occorre aggiornare regole e criteri. Ma questa legge in certe parti non è accettabile. I livelli di retribuzione sono molto alti e la filosofia dell’impianto va a tutelare e crea privilegi per una categoria che non deve avere. Servono regole rigide. Bene il concorso”.

Andrea Zafferani, C10: “Ci sono aspetti particolarmente gravi. C’è la volontà di tutelare in tutti i modi possibili l’esistente, gettando sul nuovo il peso delle modifiche. C’è una evidente sanatoria di tutta la situazione attuale. Quante persone sono coinvolte nelle promozioni? Tutto il quadro che la legge crea non è valido per chi all’entrata in vigore presta attività diplomatica da 5 anni. I nuovi hanno un regime e i vecchi un altro. Non si chiede loro, per esempio, le rotazioni per salire di grado. E sono salvi tutti i diritti acquisiti. Si premia l’anzianità e non il merito. Sulle retribuzioni: se sono queste sono spropositate e in deroga alla riforma della Pa. C’è qualche dubbio evidentemente sulla sua applicazione. Vorrei avere un’idea delle cifre sulle retribuzioni e un chiarimento sul personale assunto con convenzioni”.

Marino Riccardi, Psd: “Avere un corpo diplomatico qualificato è molto importante. Molte cose dette sono condivisibili. E’ opportuno che si preveda il fabbisogno dei diplomatici di carriera, altrimenti si corre il rischio di non avere figure intermedie. Condivido l’accesso tramite concorso e spero si riveda la sanatoria dell’articolo 17. Chi ha cinque anni di esperienza è comunque avvantaggiato, ma occorre dare possibilità a tutti. Quanto aumenta il costo del personale in organico? Ci sono diversi passaggi di funzione”.

Antonella Mularoni, Ap: “Il segretario di Stato ha dato disponibilità a ragionare e va colta. L’accesso tramite concorso prevede eccezioni, serve un ragionamento. Per una sanatoria per due persone, possono diventare 7-8. Ci sono tanti giovani qualificati e il concorso pubblico dà possibilità a tutti. Per l’ultimo non ci sono stati ricorsi.

Dopo 10 anni di carriera avremo solo ‘generali’. In altri Paesi è stabilito un limite massimo come ambasciatori e lo diventano solo i più bravi. La possibilità di selezione è lacunosa. Chi ha steso la legge pare interessato a  tutelare chi è già dentro. La diplomazia deve migliorarsi e promuovere i più bravi. Questa legge è utile anche per un ragionamento sulle indennità. Si dovrebbe stabilire il trattamento economico e normativo con precisione, la carriera è separata. Non facciamo rimandi alla legge per il pubblico impiego, sarebbe tutto più chiaro. Non è nemmeno chiaro cosa fare in caso di inadempienze gravi. Sono aggiunte funzioni che sembrano preordinate a certe scelte della politica. C’è il tempo anche prima della commissione per un confronto allargato. La politica estera costa, occorre utilizzare al meglio ciò che si ha e prendere il meglio. Le pecore nere ci sono nel corpo diplomatico, ma senza non si gestisce tutta la politica estera. Non facciamo demagogia”.

Francesca Michelotti, Su: “Sembra che si parli della crema della Pa. C’è un entusiasmo commovente sull’importanza della politica estera. Ma lo sappiamo bene. Emerge un tentativo evidente di dare vita a una casta. Aprirei il range delle lauree, c’è il concorso a valutare competenze e vocazioni. Si potrebbe chiedere un parere alla commissione Esteri prima di fare il concorso. Alcuni precetti sono omaggi alla categoria: il divieto di passaggio, la progressione nei gradi, la deroga dei requisiti per il passaggio di grado, le preferenze espresse dal funzionario. Abbiamo ribaltato il traguardo della riforma della Pa che mette al centro il servizio e l’utente, non il funzionario. Ci spieghi, segretario di Stato, perché questa legge ora? Perché questa reverenza per la categoria?”.

Gerardo Giovagnoli, Psd: “E’ necessario intervenire, molte cose sono cambiate. E ci sono state dei problemi nel nostro sistema diplomatico. I rilievi fatti sono degni di nota e c’è la disponibilità del segretario di Stato sia sugli aspetti economici sia su altri. Servono un’ottica lungimirante e un ragionamento a tutto tondo. Per la politica estera sono necessarie più risorse e più qualità. I requisiti di accesso devono essere stringenti. C’è tempo prima della commissione per valutare le critiche anche se alcune sono ingenerose. Ma in questo momento la legge serve”.

Fabio Berardi, Pdcs-Ns: “Va colta positivamente l’apertura al confronto. Il passaggio non è semplice, l’evoluzione è veloce e continua. Nella struttura ci sono delle professionalità con relazioni approfondite. Dobbiamo cercare le migliori professionalità, consapevoli che siamo un piccolo Paese. Spesso la diplomazia non di carriera aiuta, anche se non sempre è facile trovare le persone giuste. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra la vecchia situazione e la nuova proposta per sprigionare il meglio”.

Federico Pedini Amati: “Anche consiglieri di maggioranza non sono in linea con la legge. Ci sarà modo di discuterne. Abbiamo perso molto tempo, avremmo potuto trovare relazioni più concrete. Ci sono molti punti nella legge che in tempi di spending review sono inopportuni; cade in un momento sbagliato. Inoltre le incompatibilità sono inferiori, ci sono deroghe sui concorsi. Spero si faccia un ragionamento costruttivo in commissione. Se legge deve essere, almeno sia rivista in molte parti. Ribadisco al segretario di Stato che manca un mese alla chiusura dell’anno e siamo ancora in black list”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri, replica: “In molte circostanze c’è stato un atteggiamento non volto a dare un contributo. Per qualcuno la politica estera può anche scomparire. Ma dimostrare di confrontarci sui problemi è una grande affermazione di sovranità. Certi toni fanno male. La legge è stata fatta non per premiare il dipartimento Esteri, ci sono delle normative che la impongono. La legge per il pubblico impiego. Inoltre ci sono delle esigenze di sostituzioni.

C’è l’errore di riferimento della legge, chiedo scusa. Alla carriera si accede per concorso e la sua regolamentazione deve essere stringente. Sui criteri massima disponibilità, ma in modo che sia accessibile ai nostri ragazzi. Il divieto di passaggio dal pubblico impiego significa che chi è dirigente nella Pa non può passare al massimo grado della carriera diplomatica. Ci sono criteri più rigidi di quelli in vigore sulla carriera: l’anzianità non è l’unico, è il requisito base su cui creare altre condizioni. Nel dipartimento c’è da fare un lavoro, non sono individuati i gradi di responsabilità. La situazione transitoria serve a risolvere il problema di chi da molti anni lavora e dobbiamo decidere come utilizzarla. Cercheremo di evitare gli automatismi. Il discorso della retribuzione va affrontato in sintonia con gli altri settori. Se i tagli vanno fatti, si faranno anche in questo settore”.

San Marino, 26 novembre 2013/03 

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