San Marino. Coronavirus, “focolaio in medicina”

San Marino. Coronavirus, “focolaio in medicina”

Zero decessi, 29 casi in più. “Focolaio in Medicina”: positivi 5 pazienti, 4 infermieri e un dottore

“La informazione buona che vi devo dare stamattina è che non c’è stato nessun decesso, per cui siamo a quota 34 come avevamo annunciato ieri. L’altra buona informazione che ci sono cinque nuovi guariti e che così saliamo a 45 persone che risultano avere il doppio tampone negativo e quindi aver avuto una scomparsa del virus”.

Così il direttore dell’Authority, Gabriele Rinaldi, all’inizio della conferenza stampa. Poi i dati sull’infezione:

n. 229 i casi positivi (+29), di cui 52 ricoverati all’Ospedale di San Marino (14 in Rianimazione con sintomatologia severa, 7 femmine e 7 maschi, 38 nelle degenze di isolamento predisposte con sintomi moderati, 20 maschi e 18 femmine) e 177 in isolamento a domicilio (femmine 86, maschi 91);

n. 34 deceduti;

n. 45 guariti (+5);

n. 98 dimessi a domicilio per migliorate condizioni cliniche;

n. 381 quarantene domiciliari sui contatti stretti compresa la rete familiare, amicale e personale sanitario (346 laici, 28 sanitari, 7 forze dell’ordine);

n. 901 quarantene terminate. (…)

Totale quarantene attivate: 1282 Totale tamponi eseguiti 136

“Sui 136 tamponi che abbiamo analizzato ieri presso il laboratorio di San Marino – ha proseguito Rinaldi – hanno avuto come esito 29 nuovi casi positivi. Dei 136 positivi complessivi erano 60. 31 di questi avevano già dei campioni positivi. Ma 29 sono nuovi casi. Però abbiamo 29 nuovi casi positivi di questi alcuni sono riconducibili a gruppi familiari. Con modalità di indagine che stiamo utilizzando, è vero li andiamo a cercare. Ma speravamo di trovarne un po’ meno.

10 sappiamo benissimo che provengono dal reparto di medicina. 5 persone ricoverate, 4 infermieri e un medico del reparto di medicina. Insomma, abbiamo un focolaio in medicina e questo ci avvilisce molto. Eravamo in una situazione dove l’ospedale, come capacità di isolamento, si stava comportando bene. Ora faremo tutte le indagini epidemiologiche per capire perché è arrivato e che cosa è successo. Ma il fatto che sia successo in sé, ci lascia veramente con il cuore pesante. Anche perché in medicina i pazienti che erano ricoverati erano tutti con patologie molto importanti. Essendo queste un fattore di rischio particolare per la gravità della malattia da covid-19 ci mette molta angoscia. Per la nostra comunità è necessario essere ancora più attenti, ancora più rigorosi, ancora più rispettosi. Se ne avessimo avuto bisogno, oggi c’è arrivata la lezione.”

Il direttore dell’Authority, un poco rammaricato, ha proseguito sostenendo: “Ero convinto che di lezioni ne avessimo avute già abbastanza. Registrare 34 deceduti e di questi deceduti sapere che alcuni erano le persone più fragili, quelle più anziane. Quindi questo non è un virus democratico, sa benissimo dove andare a colpire per far male. Pensavo che fosse abbastanza. La vicenda di oggi ci deve fare riflettere ancora di più.

Il servizio sanitario di San Marino e i suoi professionisti – ha comunque affermato con forza il Dottor Rinaldi – rimangono solidi ad affrontare i casi e a gestire le situazioni critiche. Certo, questi episodi non ci aiutano Allora noi adesso cercheremo di capire se effettivamente tutte le indicazioni che ci siamo dati sono state rispettate. Andremo a evidenziare quelle situazioni e quei comportamenti che potrebbero aver determinato una diminuzione del livello di attenzione. Però, come sempre, andare a rincorrere i problemi è sempre molto più faticoso, e più difficile.”

“Oggi è veramente un giorno in cui sento tutta la preoccupazione che si può avere sulle spalle, però dall’altra parte noi non molleremo, non lasceremo. Questa è la dimostrazione ennesima che se non c’è una collaborazione forte da parte di tutti siamo ancora in pieno viaggio, in pieno combattimento. Qualcuno ieri ha scritto che non è una guerra perché durante la guerra le case vengono bombardate non ci sono più. Non è una guerra di questo tipo. Qualcuno dice che durante la guerra da mangiare non c’è… Noi da mangiare ce l’abbiamo ma dobbiamo essere attenti. Quando facciamo le nostre uscite ricordarci che in realtà è una guerra invisibile. Una volta esisteva la bomba al neutrone che era stata identificata come bomba intelligente 

perché uccideva le persone ma lasciava intatte le cose. Siamo in una situazione simile. Per fortuna la bomba al neutrone non l’hanno più costruita. Però noi adesso stiamo affrontando una situazione di questo tipo. Scusate se oggi sono un po’ meno brillante, meno empatico. Ma questa vicenda ci sta toccando da vicino.” , ha riferito con senso di responsabilità. “Una parte dei pazienti della medicina non positivi, i positivi sono stati già spostati nel reparto di isolamento, li abbiamo dovuti mettere nel reparto di ortopedia. Erano le aree che avevamo dedicato nel caso in cui ci fossero state delle criticità particolari. E siccome erano un po’ di giorni che non avevamo eventi di questo tipo, avevamo già cominciato a ragionare su come potere fare ripartire un certo tipo di interventi. Sappiamo, infatti, che ci sono persone che hanno bisogno di mettersi la protesi all’anca… Questo ci fa fare un passo indietro, – ha lamentato Rinaldi – poiché dovremmo ripensare i percorsi nell’ambito della medicina e provvedere con una igenizzazione di tutto il reparto per poi ripartire la medicina e successivamente ragionare sulla ortopedia. Abbiamo fatto un passo indietro delle volte. Qualcuno dice che fare un passo indietro ti serve per farne due più veloci in avanti. Speriamo. La possibilità di rispondere alle criticità c’è, ma non è che le criticità ci rendono felici. Fare quest’esperienze forse può fare crescere la forza di tutti. Speriamo sia proprio così.”

Poi una nostra domanda forse prematura ma… per fermare i rimbalzi di quella pallina magica di cui parlava ieri sarà necessario intervenire, magari con l’ausilio dell’accordo con il ministero della sanità italiano, anche sui 4000 frontalieri che torneranno a salire sul Titano al termine di questa emergenza.

“L’accordo con il ministero della sanità italiana e con le regioni vicine può rimanere così. Come dicevo all’inizio non siamo in una situazione tale che l’ospedale non è in grado di metabolizzare anche questo colpo.

Oggi abbiamo 52 ricoveri e ieri ne avevamo 44, ma vi ricordo che abbiamo gestito anche 70 pazienti ricoverati. Non siamo in una situazione tale da dire non ce la facciamo, dobbiamo ricorrere all’ausilio dei vicini Quando si ripartirà, la gestione dei frontalieri rappresenta un problema. Non so quale sia, in questo momento, la strategia che intenderà mettere in piedi l’Emilia-Romagna piuttosto che qualche altra regione per andare a cercare, attraverso la diagnostica, i pazienti positivi. Nel momento in cui riprenderanno le attività “economiche” bisogna fare attenzione su chi andrà a lavorare in quelle strutture. Capire quali sono le strategie per utilizzare gli strumenti diagnostici che abbiamo a disposizione, e cioè la sierologica, il tampone e l’uso della tenda, che noi dedicheremo ai vari gruppi della popolazione. Prima quelli che richiedono una diagnosi, poi quelli che escono dalle quarantenne, poi ancora i positivi da monitorare. E questo è il primo livello. A mano a mano che si deciderà di far ripartire dei segmenti economici – ha concluso il direttore dell’Authority – bisognerà capire quali sono le necessità che ci vengono richieste. Ci sarà l’impresa che ha il magazzino pieno di materiale che deve smaltire, e chi ha il magazzino vuoto e dovrà aumentare la produzione, e in quel caso bisognerà accelerare. Due esempi banali per intenderci.

La pallina oggi ha fatto invece un rimbalzo pazzo. Dobbiamo andarla a riprendere e sarà faticoso. L’avevamo definita magica proprio per quello. Stavolta è una magia che non ci piace molto… però è andata così.”

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