Di fronte alla stampa l’ormai ex segretario di Stato per la Giustizia,
Augusto Casali, protagonista, assieme al collega alla Cultura,
Romeo Morri, dell’apertura della crisi di governo, spiega le sue
ragioni. Individuabili essenzialmente nell’accelerazione sull’intesa
tra Democrazia cristiana e Partito dei socialisti e dei democratici, che
ha di fatto messo la parola fine all’esperienza del Patto.
Ne parla l’Agenzia Dire-Torre1
“Da diverso tempo -entra nel merito della scelta- la maggioranza
aveva seri problemi di rapporti interni, complicati dalla trattativa a
latere per le coalizioni future da cui erano esclusi alcuni partiti del
Patto”. Dunque una sorta di rivolta di piccoli contro i grandi. “Piu’
diventava forte l’asse tra Ap e la componente ciellina piu’ volte la
maggioranza e’ stata costretta a ritirare provvedimenti e odg”, prosegue
Casali.
In questo scenario si sono inserite l’accelerazione della
Dc sul Psd e la nascita del Pss che “ha reso chiara l’operazione
politica consumata sulla testa di alcuni partiti di maggioranza e
dei
lavoratori portati in piazza, e che sarebbe stata suggellata dalla
riforma tributaria”. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso:
“Il Patto non era compatto e si rischiava lo
scontro sociale”, non
certo il clima adatto per un provvedimento del genere che “non era piu’
della maggioranza, ma di alcuni partiti di governo, del Psd e della
Csu.” Cosi’ “abbiamo deciso di porre fine alla sceneggiata. Il Patto non c’e’ piu’ ed e’ inutile aggrapparsi con le unghie e coi denti”.
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