San Marino. CSdL: “Inflazione, si metta fine all’aumento ingiustificato dei generi alimentari”

San Marino. CSdL: “Inflazione, si metta fine all’aumento ingiustificato dei generi alimentari”

“Il dato definitivo dell’inflazione 2022 a San Marino è del 5,9%, contro l’8,1% italiano, riferito all’indice per le famiglie di operai e impiegati. Paradossalmente, come sempre, è più basso dell’indice armonizzato europeo, a cui a San Marino si fa riferimento per alcuni contratti”.

Questa è la riflessione da cui parte un comunicato della CSdL. 

Negli ultimi 11 anni, sommando i diversi valori annuali, l’indice inflativo italiano per le famiglie di operai e impiegati, è stato del 16,5%. L’indice armonizzato europeo, invece, è stato pari al 18,4%; quello sammarinese è in linea con quello europeo, pari al 18,2%. I due punti percentuali di differenza tra l’indice italiano e quello europeo e sammarinese, non sono pochi. Rimini, a sua volta, si attesta al 16,6%.

Come si spiega la differenza tra i diversi valori tra San Marino ed Italia? “Lo scorso anno – ha precisato Enzo Merlini nell’ultima puntata di “CSdL Informa” – San Marino ha beneficiato del fatto che le bollette sono aumentate in misura minore rispetto all’Italia. Ma in continua controtendenza vi è il dato sui generi alimentari e le bevande analcoliche, che ancora una volta nelle voci che compongono il paniere, registra un aumento di molto superiore rispetto al circondario; si tratta di una differenza che si sta perpetuando da un decennio. Questa lievitazione dei prezzi dei prodotti di prima necessità a San Marino è del tutto immotivata. È vero che si può fare la spesa fuori territorio per risparmiare, ma non tutti hanno questa possibilità, e comunque la maggior parte della spesa per gli alimenti viene fatta in Repubblica.

Questa speculazione, che guarda caso è partita dall’introduzione delle deduzioni fiscali Smac, fa sì che l’incremento dei prezzi, specialmente per alcuni prodotti, sia maggiore rispetto al circondario. Occorre iniziare a metterci le mani: alle nostre continue denunce va data una risposta. Non è possibile avere un valore generale dell’inflazione inferiore, mentre i prezzi dei prodotti alimentari continuano a crescere più che a Rimini e dintorni.

Il dato dell’anno scorso sui prezzi degli alimentari, ha registrato a San Marino un aumento dell’11,5% medio annuo, contro l’8,7% di Rimini: come si giustifica questa differenza così marcata? “Recentemente – ha precisato il Segretario CSdL – è stata inviata una lettera dei tre sindacati che chiede al Governo di avviare il tavolo sulla politica dei redditi, e questo deve essere uno dei temi sui quali l’Esecutivo dovrà fornire delle risposte. Se qualcuno da anni ha preso il brutto vizio di fare la cresta sui prodotti alimentari, bisogna trovare il modo di farlo smettere. Il dato cumulativo specifico del costo degli alimenti, negli ultimi 11 anni a Rimini è stato del 18,5%, a San Marino del 46,9%, ovvero tre volte tanto; è una differenza colossale che non ha giustificazioni!”

“In alcuni punti vendita sammarinesi della grande distribuzione – ha aggiunto Giuliano Tamagnini, che conduce le puntate di CSdL Informa – con sedi anche fuori del nostro territorio, molti prodotti hanno prezzi più alti rispetto agli stessi articoli venduti nei supermarket della medesima catena che si trovano nel circondario. Sarebbe utile capire perché ed evitare questa incomprensibile differenza.”

Come le pensioni sopportano questo attacco inflazionistico importante? È la domanda posta al Segretario FUPS Elio Pozzi, tenendo conto che la riforma pensionistica entrata in vigore quest’anno prevede per i prossimi 5 anni una rivalutazione delle pensioni fino ad un massimo del solo 2,2% (a meno che l’inflazione non sia inferiore a tale percentuale).

“C’è una enorme differenza – ha evidenziato il Segretario della Federazione Pensionati – tra questa percentuale di rivalutazione pensionistica e l’andamento dell’inflazione, e in particolare rispetto all’aumento continuo dei prodotti alimentari, che sono una voce di spesa preponderante per le persone a basso reddito e i pensionati, a cui si aggiungono i forti aumenti delle utenze domestiche. Questa rivalutazione minima pari al 2,2%, che verrà riconosciuto per intero sulle pensioni più basse, di fatto è un taglio netto al potere d’acquisto delle pensioni!”

“Con la riforma del 2005 – ha aggiunto Elio Pozzi – era stato condiviso con il Governo il principio per il quale la rivalutazione delle pensioni in rapporto all’indice inflativo venisse applicato in maniera inversamente proporzionale. Le pensioni fino a 1.400 euro, che sono circa la metà di quelle sammarinesi, beneficiavano del 100% dell’adeguamento all’inflazione, poi man mano che le pensioni crescono, l’aggiornamento inflativo percentuale è sempre più basso.

Un calo così importante del potere d’acquisto delle pensioni può incidere anche sulla salute, le cui spese mensili per i pensionati spesso sono molto alte. I medicinali a pagamento sono molti, e gli integratori consigliati dai medici sono molto costosi. La diminuita capacità di spesa dei pensionati, se non è supportata da una adeguata rete sociale ed una assistenza sanitaria efficiente, fa aumentare il rischio che si allarghi sempre più il fenomeno della cosiddetta “povertà relativa”. Si tratta di una condizione in cui, se anche viene percepita una pensione tutto sommato dignitosa, non si riesce a fare fronte a tutte le spese da sostenere mensilmente, soprattutto se si hanno problemi di salute permanenti.”

Gli altri temi della 41esima puntata di “CSdL informa – situazione della sanità e DES – verranno trattati in una successiva comunicazione.

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