“In occasione alla giornata contro la violenza sulle donne, prevista per domani, la CSU intende sottolineare come questo periodo di prolungata pandemia ponga delle problematiche ancor più accentuate per le stesse donne, ad iniziare dal fatto che – sul versante occupazionale – sono le più esposte al rischio di perdere il lavoro.
Purtroppo – scrive la CSU in un comunicato – anche a San Marino questo rischio è molto elevato in tutti i settori economici, con particolare rilevanza nel settore turistico-alberghiero ed in quello dei servizi.
È compito di chi ha responsabilità di Governo intervenire affinché il peso della crisi legata alla pandemia non si scarichi prevalentemente sulle donne, già penalizzate a livello occupazionale da una situazione che le vede da molti anni rappresentare la quota maggiore dei disoccupati e spesso discriminate nei percorsi di carriera.
Si devono mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti possibili per salvaguardare i posti di lavoro più a rischio, molti dei quali purtroppo sono già stati persi, e al contempo chiediamo all’Esecutivo la possibilità di prorogare gli effetti dell’attuale Cassa Integrazione per le aziende dei settori che hanno fatto rilevare le maggiori perdite, al fine di evitare il più possibile i licenziamenti.
Anche nell’affrontare questa complessa battaglia contro il Covid-19, le donne sono in prima fila: basti pensare all’altissimo numero di donne che compongono il personale medico ed infermieristico, al corpo docente femminile di ogni ordine e grado, alle addette alle sanificazioni e pulizie, alle commesse e addette alle vendite specie nel settore alimentare, alle componenti delle forze dell’ordine ed alle addette ai servizi essenziali, ed a tutte quelle che hanno lavorato anche quando molti erano fermi. Su di loro grava una gran parte del peso del contrasto a questa pandemia, a cui si aggiunge il lavoro di cura della famiglia, ancora più accentuato in questa emergenza (si pensi solo al lungo periodo in cui gli studenti sono rimasti a casa, e facendo formazione a distanza…).
La donna deve pertanto essere al centro di una azione di potenziamento dello stato sociale, oltre che di tutela complessiva dei propri diritti, ad iniziare dalla lotta totale ad ogni forma di violenza di genere, di molestie sessuali e di discriminazione sociale e nei posti di lavoro.
Una doverosa riflessione riguarda la situazione di tutte quelle donne che vivono in un contesto familiare drammatico, condividendo l’abitazione con mariti, padri o figli violenti. Il preoccupante contesto legato alla crisi economica e sanitaria comporta il concreto rischio che aumentino gli episodi di abusi a causa di una prolungata convivenza forzata con famigliari violenti, i quali potrebbero adottare comportamenti ancora più coercitivi ed aggressivi, tanto più in una situazione di incertezza ed instabilità finanziaria per molte famiglie.
Le donne che vivono con partner violenti, rischiano un maggiore isolamento, mentre quelle che già hanno intrapreso un percorso di denuncia ed allontanamento del coniuge violento rischiano di trovarsi in forte difficoltà, ulteriormente aggravata anche per l’impatto economico dell’emergenza. In Italia, ad esempio, da quando è iniziata la crisi sono drasticamente diminuite le segnalazioni ai centri anti-violenza.
Alle donne rivolgiamo un accorato appello: non devono avere nessuna esitazione nel denunciare le situazioni di violenza in famiglia, così come di mobbing o di stalking sul posto di lavoro, rivolgendosi ai corpi di polizia e a quei servizi di cui il nostro Paese via via si è dotato.
Altro fenomeno di cui sono vittime principalmente le donne è il mobbing, che è un reato penale con una aggravante qualora sia perpetrato sui posti di lavoro; in tal senso si potrebbe prevedere – all’interno della legge 31/98, sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro – che il documento di valutazione dei rischi contenga uno specifico capitolo relativo alla prevenzione di tale fenomeno.
Ciò dovrebbe far parte dei programmi di formazione e informazione che i datori di lavoro sono tenuti a mettere in atto. Per rendere ancora più efficaci queste misure, i datori di lavoro e i responsabili della prevenzione e protezione aziendali, devono essere considerati perseguibili qualora non adottino tutti gli strumenti necessari per contrastare concretamente il mobbing.
Anche le discriminazioni ed i soprusi sui posti di lavoro devono essere denunciati: il sindacato è pronto ad accogliere con la necessaria e doverosa riservatezza queste segnalazioni.
In generale, la CSU rilancia la necessità di un forte impegno da parte delle istituzioni, delle parti sociali e di tutti i soggetti della società per mettere al bando ogni forma di violenza di genere e per superare quei ritardi culturali che ancora relegano la donne ad una condizione di discriminazione, subordinazione e marginalità, affermando la parità effettiva dei diritti tra tutti i cittadini indipendentemente dal sesso”.
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