San Marino: ‘Disponibili a superare anche il segreto bancario’. Marco Peruzzi, IlSole24Ore

San Marino: ‘Disponibili a superare anche il segreto bancario’. Marco Peruzzi, IlSole24Ore

IlSole24Ore

Intervista Pasquale Valentini Segretario di Stato per le Finanze

«Disponibili a superare anche il segreto bancario»

Marco Peruzzi

San Marino punta al superamento del segreto bancario nel 2015, se l’Europa
confermerà per quella data l’adozione di questo obiettivo. È la promessa del
segretario di Stato per le Finanze, Pasquale Valentini, in questa intervista al
Sole 24 Ore. «Ma se da parte dell’Italia ci sarà una ripresa dei negoziati e una
forte volontà di collaborazione, allora i tempi potrebbero anche essere più
stretti», assicura il ministro in carica dal 1° maggio 2010.

 

Per l’Italia
siete nella black list dei Paesi per i quali scatta la presunzione di residenza
delle persone fisiche. Che cosa avete fatto per uscirne?
Abbiamo iniziato un
percorso di riforma dei rapporti con gli altri Paesi. È stata eliminata
l’anomalia dell’anonimato societario, e il segreto bancario non è più opponibile
in tutte le questioni legate all’antiriciclaggio. A settembre 2009 avevamo
firmato 13 accordi contro le doppie imposizioni, che oggi sono diventati più di
30, anche con Paesi come Francia e Germania. Non con l’Italia, però. E questo ci
ha penalizzato.

E l’intesa contro le doppie imposizioni del giugno 2009?
Perché non è stata ratificata?

Al meeting di Rimini di quell’anno il ministro
dell’Economia, Giulio Tremonti, ci aveva espresso alcune riserve. Nonostante il
successivo accordo in materia bancaria per ridefinire l’operatività del nostro
sistema, l’elemento di crisi tra i due Paesi si è poi aggravato. A pesare
negativamente sui rapporti sono state anche le vicende della Banca
centrale.

Il vero problema resta il segreto bancario, vero?Tremonti aveva
indicato nello scambio di informazioni “automatico” la fase necessaria per la
normalizzazione dei rapporti. È per questo che il Parlamento sanmarinese, a
giugno 2010, ha approvato un ordine del giorno che dava mandato al Governo di
risolvere la situazione. Abbiamo comunicato queste decisioni a Tremonti ma un
confronto sostanziale non è mai partito.

La nuova legge sullo scambio di
informazioni basterà a riaprire il dialogo?
Abbiamo fatto un passo ulteriore,
adottando un atto unilaterale che ha due funzioni: chiarire come avviene lo
scambio di informazioni sulla base di accordi bilaterali e avviare questo
scambio nelle more degli accordi già negoziati e parafati ma non ancora in
vigore. Ci sembra un segnale forte.

Ma il segreto bancario esiste ancora
oppure no?
Il segreto bancario non è formalmente superato. Rimane come forma
di riservatezza, ma non è più opponibile nello scambio di informazioni con i
Paesi con i quali ci sono accordi bilaterali. L’obiettivo è comunque il 2015, in
conformità con le indicazioni Ocse, e noi vogliamo essere pronti per quella
data.

Nella nuova legge, tuttavia, colpisce la lunga serie di cause che
possono escludere le forme di assistenza. Non c’è il rischio che lo scambio di
informazioni resti solo sulla carta?
Tutti gli accordi siglati sul modello
Ocse prevedono tutele per evitare tentativi indiscriminati di ottenere
informazioni.

L’Italia vi rimprovera anche l’elusione dei controlli sulle
fiduciarie che operano con soggetti non sanmarinesi.
Abbiamo risolto anche
questo problema. L’archivio delle società sanmarinesi riguarda adesso tutte le
operazioni, anche verso l’esterno. Così siamo sempre in grado di rintracciare il
fiduciario. Da quanto mi risulta, invece, non c’è lo stesso controllo sulle
fiduciarie italiane operative nel nostro territorio.

Quant’è forte la crisi a
San Marino?
Ad accentuarla è stato soprattutto il rapporto con l’Italia. Lo
scudo fiscale ter, da un lato, e l’inserimento nella black list, dall’altro,
hanno causato effetti molto negativi per la nostra economia. Lo scudo ha
prodotto una fuoriuscita di capitali dalle banche per più di un terzo della
raccolta, che vale circa 14 miliardi. Il sistema bancario si è ridimensionato,
con effetti negativi anche sulle casse dello Stato che sugli interessi di quelle
somme ha perso la tassazione dell’11 per cento. La black list ha causato invece
una riduzione delle entrate di quasi il 30% dalla nostra imposta monofase. Nel
2011 sono state chiuse più di 200 aziende. Certo, altre hanno iniziato
l’attività e si punta molto sulla qualità, ma il saldo è purtroppo negativo.

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