A comandare in riviera, dicono, è sempre stato lui, Francesco Vallefuoco, capo dell’omonimo clan di Brusciano, col beneplacito dei casalesi. Era finito in carcere nel febbraio scorso, con l’«Operazione Vulcano» dei Ros, per le estorsioni feroci ai commercianti presi nella trappola della sua agenzia riminese di recupero crediti.
Ieri mattina all’alba, è toccato al Gico della Guardia di finanza di Bologna e alla Squadra mobile di Pesaro, chiudere quello che i carabinieri avevano cominciato, avendo scoperto che di vittime del clan ce n’era un’altra.
Per primo sono andati a prendere il fratello di Francesco, Giuseppe, prima
panettiere sul Titano, ora muratore a Pietracuta. Non una figura di spicco, sospettano gli inquirenti, soltanto un gregario di famiglia, incaricato di pestare i poveracci che non riuscivano a pagare.
In manette anche Lucia Esposito, compagna di Francesco, residente però a Castelfranco Emilia, titolare di alcune quote della Ises Italia srl, l’agenzia di Miramare che dietro il paravento del recupero crediti, celava le estorsioni. Ha la sua casa madre a San Marino, oltre a una serie di ramificazioni tra Castelfranco e il bresciano. Con loro, anche Gennaro D’Amore, legale rappresentante della Ises, mentre le altre cinque ordinanze di custodia cautelare riguardano, oltre che Francesco Vallefuoco e altri suoi accoliti, anche un rappresentante di commercio pesarese che era ben consapevole dei personaggi a cui si era rivolto per riavere i soldi che aveva prestato a un piccolo imprenditore. Come altri prima di lui minacciato, picchiato e terrorizzato.
Marino di N. Montebelli